Calvizzano (NA): la crisi della scorsa estate non s’era mai chiusa (ed era crisi politica)


Nei giorni scorsi il Sindaco di Calvizano Giacomo Pirozzi, con un video messaggio affidato ai social, ha dovuto comunicare che alcuni consiglieri della sua maggioranza (in particolare lui stesso cita Francesco Ferrillo, Marzia Mazzei, Michele D’Ambra e Mario Salatiello che nelle scorse elezioni si erano presentati sotto l’ombrello “Calvizzano riparte con Pirozzi sindaco”), già additati come i responsabili della crisi amministrativa che aveva caratterizzato gli scorsi mesi il piccolo comune e che era stata sminuita dal sindaco definendola una crisi meramente amministrativa, pare si siano definitivamente defilati dal compagine di maggioranza.
Evidentemente la crisi d’inizio estate, nonostante quanto a suo tempo asserito da Pirozzi (e ancora confermato in un video messaggio di due giorni fa), non era proprio solo meramente amministrativa e ora pone un vero e proprio macigno politico sulla prosecuzione del mandato del Sindaco stesso e della amministrazione ordinaria del piccolo comune a nord di Napoli.
Le ragioni della crisi, a nostro modesto parere, è invece del tutto politica ed è risieduta, sin dall’origine, nella povertà della logica di fare le ammucchiate elettorali con chicchessia: quali fossero le basi secondo le quali Pirozzi aveva accolto le candidature di questi consiglieri le conosce solo lui e, per onestà dialettica, le ragioni del passo indietro dei consiglieri non sarebbero ancora note allo stesso sindaco.
Nonostante ciò, a nostro avviso, sembra quanto meno una forzatura da parte del Sindaco continuare a defilarsi da ogni responsabilità politica delle scelte fatte addossando ogni colpa ai soli consiglieri dissidenti.
Sarà perché le persone comuni (e noi con loro) non comprendono che la politica “è il luogo del possibile”, non comprendono (e noi con loro) che è il capo che deve, in primo luogo e con onestà dialettica, addossarsi la responsabilità di eventuali fallimenti e non capiscono (e noi con loro) il continuo trasformismo, in un fluire da un lato all’altro della barricata senza porsi una precisa identità politica, ma le responsabilità del naufragio di un progetto politico ricade, in primis, su chi lo ha voluto, determinato e guidato. Insomma non è accettabile, in un momento drammatico come questo per la vita di Calvizzano, che ancora ci si nasconda dietro al vecchio adagio “abbiamo vinto” (se le cose fossero andate bene) e “avete perso” (ossia le colpe sono degli altri) visto che sono andate male. In questo senso, a nostro avviso, meglio sarebbe stato un messaggio politicamente dalle spalle più larghe, in cui ci si fosse presa almeno una parte della responsabilità.
Sia come sia a Pirozzi, nell’evidente oggettiva impossibilità di proseguire il suo mandato con le solo forze della sua “maggioranza”, non è restato altro che chiamare a raccolta le forze dell’opposizione, cosa che ha dovuto fare ma con un messaggio che sa di bastone e carota: se da un lato pungola richiamando al senso di responsabilità che dovrebbero avere (spingendole a un trasformismo politico che gli elettori, forse, non comprenderebbero), dall’altro le blandisce alludendo al ricco piatto costituito dalla gestione dei fondi del PNRR.
Ma le opposizioni per il momento restano guardinghe e hanno preso tempo.
In particolare gli interventi dei consiglieri Santopaolo (Vinciamo per Calvizzano) e Pisani (Legalità Possibile) resi nel corso della riunione del Consigli comunale del giorno 10 dicembre scorso (NDR: a corredo questo articolo una immagine di repertorio del Consiglio comunale di Calvizzano) sono stati chiari al riguardo: sarà necessario fare un’attenta riflessione interna ai loro gruppi e sarà opportuno un confronto con quello che rimane della maggioranza per capire se ci sono margini di manovra (ma la strada è definita senza mezzi termini “in salita” da Santopaolo), per evitare pastrocchi che denoterebbero ancora solo povertà politica e l’ennesimo tradimento dei rispettivi elettorati (per chi crede ancora di avere una identità politica in cui riconoscersi).
Staremo a vedere gli esiti di queste consultazioni e annoteremo se, ad esempio, in qualche modo le forze sociali saranno coinvolte, (in fondo, dato che ogni decisione peserà pesantemente sul tessuto sociale, dovrebbero essere le prime ad essere consultate…) o se, ancora una volta, tutto si deciderà solo nelle chiuse stanze del potere delle forze di maggioranza e minoranza col solito sistema  degli alambicchi e dei pesi specifici, degli odiosi equilibri derivanti dalla vecchia logica del “do ut des” e delle instabili maggioranze derivanti dalle ammucchiate selvagge.