PsicologicaMente – Il disturbo affettivo stagionale. L’attimo in cui la luce vince sul buio


“Il ciclo delle stagioni, legato ai solstizi e agli equinozi, lo sento come carne della mia carne.” (A. Gramsci, Lettere dal carcere)

Cari lettori,
Ormai l’inverno è giunto, Dicembre, tanto atteso da alcuni, tanto scongiurato da altri, ormai è arrivato. Già da un pò le giornate si sono accorciate, le temperature sono calate ed il sole timido risplende sempre più raramente tra nebbia, piogge e cielo grigio.
L’arrivo prima dell’autunno, poi dell’inverno, coincide con l’apparire di ansia, stress e depressione e questo è un fenomeno che colpisce sempre più persone.
In effetti, non abbiamo a che fare con una semplice malinconia, ma ci troviamo difronte ad un vero e proprio disturbo psichico, che tuttavia può essere curato in vari modi.
Il nome che la psicologia ha attribuito a questo malessere è Disturbo Affettivo Stagionale (Seasonal Affective Disorder – SAD) o Disordine Affettivo Stagionale, descritto come una alterazione psicofisica che determina mutamenti dell’umore che, comparendo prevalentemente ad ogni cambio ed inizio di nuova stagione, sembrano avere un andamento ciclico e cadenzato.
In effetti accade che persone sane, quindi in piena salute mentale, durante l’anno manifestano sintomi depressivi che appaiono sempre nello stesso periodo e solitamente quando le ore di luce solare diminuiscono o aumentano significativamente, tanto che nel Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-V) non è più classificato come un “unico” disturbo dell’umore, bensì come “un modello stagionale” del disturbo depressivo maggiore.
Personalmente non ritengo che sia esclusivamente la diminuzione di luce il problema ma credo che sia il drastico cambiamento in sé a sconvolgere corpo e mente.
Generalmente i sintomi che più si riscontrano sono una eccessiva sonnolenza (in primavera si parla ad esempio di letargia primaverile), spossatezza ed astenia, ansia ed appetito altalenante e sembrerebbe che sia questa una forma di malessere di cui risentono soprattutto le donne, anziani e soggetti che hanno uno stile di vita disordinato e stressante nonché coloro che soffrono già di alterazioni neurologiche o psicologiche di varia natura.
Abbiamo già anticipato che la sintomatologia del disturbo in questione è variegata e, trattandosi di un tipo di disturbo depressivo maggiore, possono associarsi a quelli già descritti altri sintomi quali sensazione di inutilità, disperazione, pensieri suicidari, mancanza di interesse nelle attività, riduzione delle interazioni sociali, resistenza a prendere decisioni, diminuzione della libido, agitazione e simili.
Ma quali sono davvero le cause del SAD? Per rispondere a questa domanda potremmo considerare ciò che accade a molte specie animali quando arriva l’inverno: la loro attività diminuisce a seguito della ridotta disponibilità di cibo e di luce solare, si parla per alcuni animali proprio di letargo e, anche per le specie che non entrano in questo stato, subentrano cambiamenti del comportamento. Tutto ciò accade perché questa tendenza a ridurre il tono dell’umore probabilmente aiuta l’organismo ad economizzare il dispendio calorico. Ad ogni modo per giustificare l’insorgenza del SAD sono state proposte varie ipotesi.
Alcuni associano l’insorgere del disturbo ad una mancanza di serotonina e che i relativi polimorfismi possano svolgere un ruolo determinante nell’eziologia del disturbo.
Un’altra teoria è che sia, invece, correlato ad un’alterazione della melatonina. Infatti la secrezione di melatonina è fondamentalmente controllata dall’orologio circadiano endogeno, ma può anche essere modificata dall’esposizione luminosa. Troppa melatonina determina una condizione di sonnolenza, apatia e debolezza.
Ancora, diversi studi hanno cercato eventuali correlazioni tra la predisposizione al SAD ed alcuni tratti della personalità.
Ruolo importantissimo hanno anche la soggettività ed il modo in cui avviene il cambio di stagione, se in maniera progressiva, brusca, se vi è una piovosità eccessiva e così via. Potrà sembrare strano ma non c’è da meravigliarsi perché in effetti queste variazioni coinvolgono anche meccanismi apparentemente indipendenti dall’equilibrio psicologico e dalla secrezione ormonale. Si pensi al diminuito funzionamento del sistema immunitario ed alla maggiore possibilità di contrarre patologie infettive influenzali o parainfluenzali.
Quanto alla diagnosi del Disturbo Affettivo stagionale, stando ai criteri del DSM-V non è da considerare una patologia a sé stante ma viene considerato quale fattore aggiuntivo nei pazienti con disturbo depressivo maggiore o pazienti con disturbo bipolare diagnosticati.
Comunque devono ritenersi soddisfatti quattro criteri: gli episodi depressivi si devono verificare in un particolare periodo dell’anno, deve esservi una manifestazione di remissione o mania in un momento caratteristico dell’anno, gli episodi devono essersi ripetuti per almeno due anni in assenza di depressione maggiore non stagionale nello stesso periodo, gli episodi stagionali devono superare gli altri eventi depressivi durante tutta la vita del paziente.
Fatta questa disamina, chiediamoci come gestire al meglio la comparsa del SAD.
I trattamenti per il disturbo affettivo stagionale possono essere molteplici e differenziati in base al soggetto colpito.
Tra i più efficaci vi è la terapia luminosa o fototerapia che può essere effettivamente un trattamento funzionale considerato che, come già detto, le alterazioni correlate al fotoperiodo della durata della secrezione di melatonina possono influenzare i cicli dell’umore stagionale del SAD. Nello specifico la terapia della luce agisce attraverso una “lightbox” che emette molti più lumen rispetto a una normale lampada a incandescenza. Oppure si può ricorrere alla cosiddetta “simulazione d’alba” che da alcuni studi sembrerebbe garantire una risposta migliore dell’83% rispetto ad altre terapie luminose. La fototerapia può anche consistere nell’esposizione naturale alla luce del sole, trascorrendo più tempo all’esterno o utilizzando un eliostato controllato da un computer per riflettere la luce del sole nelle finestre di casa o dell’ufficio.
Vi è poi la consueta terapia farmacologica, che vede come efficaci soprattutto gli antidepressivi SSRI (inibitori selettivi del reuptake della serotonina), ed in particolare parliamo di fluoxetina, sertralina e paroxetina.
Un’altra possibile strada nasce dalla circostanza per cui, in carenza di esposizione ultravioletta B, i livelli di vitamina D diventino insufficienti e si potrebbe quindi considerare l’assunzione di supplementi di vitamina D come una valida cura, anche se questa strada non è del tutto supportata dalle evidenze scientifiche.
Ancora, si è parlato di somministrazione di aria ionizzata, che comporta il rilascio di particelle cariche nell’ambiente durante il sonno, molto importante potrebbe rivelarsi anche la terapia cognitivo-comportamentale oppure ancora un completamento temporizzato dell’ormone melatonina. Infine, l’esercizio fisico ha dimostrato essere una forma efficace di terapia anti-depressiva, in particolare se aggiunta ad un’altra forma di trattamento per il SAD.
In ogni caso, secondo le caratteristiche del paziente, può essere possibile associare più di un trattamento.
Al termine di questa, mi auguro esauriente, disamina vorrei ancora aggiungere che oggi, a seguito dell’emergenza sanitaria che abbiamo vissuto e tutt’ora stiamo vivendo, vi è un ulteriore fattore scatenante dei sintomi depressivi e di stress dovuti ai cambi stagionali.
L’incertezza e paura dovute alla diffusione del Coronavirus hanno certamente avuto il sopravvento sulle emozioni e si fatica ancora a trovare un modo efficace per riuscire ad arginarle anche a dispetto dei mutamenti metereologici. Lo stress è comprensibilmente aumentato in seguito al cambiamento delle abitudini, alla quarantena ed alla necessità per i giovani di seguire le lezioni a distanza o in presenza, allo smart working ed a tutti quei cambiamenti che hanno alterato i nostri equilibri quotidiani.

Notazioni Bibliografiche:
-“Luminoterapia. Il bagno di luce che dona energia e buonumore. Un metodo naturale per curare il disordine affettivo stagionale”, Marie-Pier Lavoie , Il Punto d’Incontro;
-“La regolazione degli affetti e la riparazione del sé”, Allan N. Schore, Astrolabio;
-“Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali”, V edizione.