Affossato il DdL Zan: diritti negati?


A seguito della mancata approvazione in aula del DDL Zan sono state dette e scritte anche troppe parole, spesso a vanvera. La sinistra che è uscita disunita e sconfitta ha dimostrato ancora una volta che le poltrone del Parlamento sono occupate da personaggi attenti soprattutto al proprio tornaconto e non al bene del Paese. Sarebbe stato facile trovare un accordo che non portasse allo scontro frontale, ma alla fine lo stesso regolamento di Montecitorio ha punito una classe politica furbetta e litigiosa conducendo a un nulla di fatto che scontenta in primo luogo le persone che Letta e compari dichiaravano di voler tutelare.
E invece l’unica tutela verrà (giustamente, secondo noi) dalle leggi che già ci sono e già tutelano tutte le categorie di persone, senza privilegiarne alcuna: una sinistra che da anni sbraita contro il femminicidio voleva una legge che tutelasse più gli omosessuali e troiai vari che non le donne, ossia oltre il 50% della popolazione italiana? Siamo, davvero, ai cancelli della follia.
Ma gli alfieri e le pasionarie dei diritti delle minoranze hanno urlato parole vuote e sprezzanti contro chi – a loro dire – ha negato dei diritto sacrosanti. A dire la verità. nessun diritto è negato: i reati contemplati dal testo Zan già erano puniti e continueranno ad esserlo. Semplicemente sono stati evitati quegli eccessi che mandavano direttamente a giudizio penale per la semplice espressione di un’opinione personale. Sarebbe meglio che costoro rileggessero con attenzione il testo che è stato bocciato dalla maggioranza della Camera (la maggioranza! E’ bene ricordarlo a chi troppo spesso blatera di democrazia a senso unico): eviterebbero forse di dire o scrivere cose inopportune come tre mariachi a un funerale.
Il fatto, poi, di volere a tutti i costi vedere come aggravante non solo gli atti di violenza fisica o verbale, ma le semplici citazioni di persone appartenenti a tali gruppi è veramente aberrante: significa fare discriminazione in senso inverso, proteggere alcuni e non invece tutti contro azioni negative o permeate di violenza. Perché a un bambino non si insegna a rispettare un gay, gli si insegna a rispettare tutti. A un bambino non si insegna a non picchiare una persona di colore, gli si insegna a non picchiare nessuno. A un bambino non si insegna a non maltrattare una donna, gli si insegna a non maltrattare nessuno. E il vedere il maldestro DDL come una precisazione in più porta a lotte sui principî assolutamente non ortodosse né progressiste, e rischiare la galera per aver espresso un’opinione non è esattamente progresso civile.
Certamente un’opinione deve essere tale, non un insulto o una discriminazione, e le opinioni di solito non dovrebbero creare conseguenze. Se queste ci fossero, sarebbero comunque punite dagli articoli del codice già in vigore.
Il discorso che la sinistra fa si può riassumere così: pesto a sangue una persona = reato; pesto a sangue una persona solo perché gay = reato più aggravante (data dal ddl Zan). Quindi secondo questi fenomeni pestare a sangue mia nonna è meno grave che pestare a sangue un gay. Peccato che per la legge italiana si è tutti uguali. Ma i paladini del nonsense continuano dicendo che la differenza sta nella motivazione. Ad esempio:
-io ti pesto perchè tu mi hai insultato, vengo accusato per questo reato e come aggravante avrei il “futile motivo”
-io ti pesto perchè mi hai spinto, vengo accusato per questo reato e come aggravante avrei un “eccesso di legittima difesa”.
-io ti pesto perchè tu sei disabile (o se sei omosessuale o transqualcosa), vengo accusato per questo reato e come aggravante ad oggi, avrei di nuovo il “futile motivo”, che però non è commisurato alla gravità del fatto. Il punto è che io ti sto pestando solo perchè sei disabile/omosessuale/transessuale, se tu non lo fossi non ti avrei manco cagato di striscio.
Per questo motivo – sostengono – è importante aggiungere queste categorie ad una legge già esistente, non per dare più diritti ad uno rispetto all’altro, ma per tutelarlo meglio, perchè semmai uno/a/x dovesse rientrare in una di queste categorie la nuova legge potrebbe aiutarlo/a/x.
Come si può ben vedere, si tratta di un argomento capzioso, degno del peggior Azzeccagarbugli. Il ragionamento è viziato dalla condizione che un gay o simili meriti più tutela. Non è infatti che passato questo ddl uno varrebbe tanto quanto prima rispetto ad una delle categorie sopra indicate: varrebbe di meno!
Per questo motivo io resto dell’idea che tra il pestare a sangue me o un gay l’unica differenza che deve influire sulla pena sono i giorni di prognosi. Tutto il resto è fuffa inutile, anzi dannosa, perché porterebbe a sperequazioni peggiori. Mi spiego con un altro esempio: se domani diventasse di moda l’idraulicofobia e i più intolleranti si mettessero a gonfiare gli idraulici, allora ci vorrebbe una nuova legge perché gli idraulici andrebbero a piagnucolare dal governo non sentendosi sufficientemente tutelati. Lo stesso varrebbe per i samoani o per i bonzi del Tibet o di Riace. Faccio eccezione per i dentisti: quelli pestarli è sempre giusto, date le parcelle che ti presentano (è ovviamente una battuta, ma è meglio specificare perché qualcuno alla mia sinistra potrebbe non afferrare).
Quindi, in sostanza, la tutela deve essere uguale (e massima!) per ogni umana categoria, e che cavolo! Tuttavia fiumi di inchiostro e metri cubi di fiato sono stati e saranno ancora sprecati senza alcun risultato. I laureati in Parlamento sono parecchi. Non tutti, ma un buon drappello. Si può dire con buona approssimazione che la scolarità parlamentare è una buona rappresentazione di quella dell’intero Paese: vi sono alcuni hanno studiato materie scientifiche, altri che hanno fatto studî umanistici. E’ avvilente pensare che ci sono anche quelli che hanno studiato per diventare cretini

P.S.: mio figlio faceva l’idraulico; il fatto che abbia cambiato mestiere la dice lunga…