Chitarra Classica – intervista a Emanuele Segre


Il chitarrista Emanuele Segre ha eseguito concerti a New York, Los Angeles, Boston, San Francisco, Parigi, Londra, Amsterdam, Vienna, Salisburgo, Praga, Berlino, Tel Aviv, Rio de Janeiro, Madrid, Roma, Istanbul, Varsavia, Seul, Tokyo, ecc.

Definito al suo esordio americano “a musician of immense promise” (The Washington Post), ha suonato come solista con Yuri Bashmet e i Solisti di Mosca, con la English Chamber Orchestra diretta da Salvatore Accardo, la Rotterdam Philharmonic Orchestra, i Solisti di Zagabria, la European Community Chamber Orchestra, l’Orchestra da Camera Slovacca, la Süddeutsches Kammerorkester. Ha inoltre collaborato con l’orchestra del Teatro alla Scala di Milano. Ha suonato in duo con Patrick Gallois.

È stato invitato a partecipare a prestigiosi Festival internazionali quale quello di Marlboro (USA), quello di Bratislava (Cecoslovacchia), di Stresa e MITO SettembreMusica (Italia), le “Semaines Musicales de Tours” e il “Festival de Radio France et de Montpellier” (Francia), il Festival di Bregenz (Austria).

Ha vinto numerosi concorsi, tra i quali, nel 1987 a New York, l’East & West Artists Prize che gli ha offerto il debutto alla Carnegie Recital Hall e il Pro Musicis International Award. Nel 1989 è stato selezionato per l'”International Rostrum of Young Performers” dell’UNESCO.

Jean Françaix gli ha dedicato il suo concerto per chitarra e orchestra che egli ha anche inciso per la casa discografica WERGO.

Segre ha registrato vari altri CD per la DELOS, CLAVES, AMADEUS e altre case discografiche.

Nato nel 1965, ha studiato con Ruggero Chiesa al Conservatorio di Milano, dove si è diplomato con lode e menzione speciale, seguendo successivamente corsi di perfezionamento con Julian Bream e John Williams. Ha studiato anche violino e composizione.

Attualmente ricopre la cattedra di chitarra al Conservatorio di Alessandria.
Ulteriori informazioni su Emanuele Segre si possono trovare sul sito: www.emanuelesegre.com

W.M.: Maestro, La ringrazio per la disponibilità a questa intervista che arricchisce ulteriormente lo spazio dedicato alla chitarra classica e alla liuteria sulla rivista WeeklyMagazine.

E.S.: Sono io che vi ringrazio per l’occasione che mi offrite di esprimere le mie opinioni.

W.M. : Maestro, ci racconta dei suoi inizi musicali?

E.S.: Ho iniziato in una scuola media a indirizzo musicale, una delle prime a Milano nella seconda metà degli anni Settanta. Lì ho trovato un’ottima insegnante, Maria Vangelista, che mi ha seguito per i tre anni della scuola media. L’incontro con la musica è stato una folgorazione, un amore che penso non tramonterà mai.

W.M. Lei è stato uno dei più bravi allievi del Maestro Ruggero Chiesa che, si è distinto sia in ambito didattico, che in quello della ricerca musicologica, ciò è stato importante per la diffusione della chitarra classica in Italia. Ci racconta di quel periodo?

E.S.: Finita la scuola media, entrai al Conservatorio di Milano e iniziai a studiare appunto con Ruggero Chiesa. Il Maestro era titolare dell’unica cattedra di chitarra in quel Conservatorio. Ruggero operava su più fronti, da quello musicologico con la rivista “Il Fronimo” da lui fondata e con le centinaia di pubblicazioni di musica, a quello dell’insegnamento. A noi allievi dedicava molta attenzione, Ruggero univa un’enorme fiducia nel futuro della chitarra classica a un profondo senso della dignità del fare musica.

W.M.: Successivamente la Sua attività concertistica l’ha vista protagonista in tutto il mondo. Di Lei si è detto: “ la perfezione tecnica e la bellezza di un suono chiaro, forte e preciso, hanno portato il M° Segre ad una carriera internazionale espressasi in centinaia e centinaia di concerti in tutto il mondo, dall’America all’Estremo Oriente”.

E.S.: In tutti questi anni ho suonato tantissimo. Solo negli Stati Uniti sono andato più di cinquanta volte a dare dei concerti. Sin dalle prime esibizioni mi sono sempre sentito a mio agio nella dimensione del concerto. Sono felice di avere l’opportunità di esprimermi attraverso il suono. Inoltre, viaggiando così tanto ho conosciuto molte persone, è bello produrre un discorso musicale a migliaia di chilometri di distanza da dove vivi e operi normalmente, comunicando te stesso a persone con le quali trovi una sintonia di amore per l’arte e per la musica.

W.M.: Maestro, Lei è considerato da molti il successore di Andrés Segovia per la perfezione tecnica e la sensibilità espressiva che riesce a ricavare dallo strumento. A tal riguardo vorrei chiederLe cosa ne pensa delle alternative e successive posture utilizzate dai chitarristi contemporanei.

E.S.: Non valuto i musicisti che ascolto dalla loro postura ma dalla qualità dei suoni che producono. In tutti gli strumenti ci sono impostazioni diverse, scuole diverse ….

W.M.: Per quanto riguarda il tocco, predilige quello polpastrello-unghia o soltanto unghia?

E.S.: Anche in questo caso dipende da chi sta suonando. Mi può anche piacere qualcosa di diverso rispetto a quello che faccio io, se c’è un’interpretazione valida, significativa.

W.M.: Può raccontarci del periodo in cui frequentava l’Accademia Chigiana, delle lezioni e l’aria che si respirava in quel contesto?

E.S.: Ho frequentato l’Accademia Chigiana da allievo uditore. In particolare due estati nella seconda metà degli anni Settanta. Con dei compagni e compagne di scuola media andammo per un mese intero a Siena. Seguivo tutte le mattine le lezioni di violino di Salvatore Accardo e di viola di Bruno Giuranna. Al pomeriggio da Oscar Ghiglia per le lezioni di chitarra. Spesso mi recavo anche alle lezioni di Franco Ferrara, un genio della direzione d’orchestra ormai purtroppo un po’ dimenticato. Furono due estati memorabili, di full immersion musicale e di divertimento con gli amici!

W.M. Il suo insegnamento è sempre ispirato dal grande maestro che è stato Ruggero Chiesa?

E.S.: Sicuramente! Da lui ho ereditato l’impegno di far fare all’allievo un percorso graduale, scegliendo sempre la qualità dei brani da affrontare.

W.M.: Come valuta la formazione offerta dalla scuola italiana rispetto a quella degli altri paesi europei?

E.S.: Ottima. Ci sono bravissimi strumentisti che escono dai nostri Conservatori. La qualità dell’insegnamento nelle scuole italiane non ha niente da invidiare a quelle di altri paesi.

W.M.: Che strumenti utilizza? Preferisce l’abete o il cedro?

E.S.: Ho tre chitarre: di Luis Arbàn, di Don Pilarz e di Brian Cohen. Due hanno la tavola armonica in abete e una in cedro. Anche qui non ho preconcetti. Ogni strumento è un mondo a sé. La scelta dello strumento è molto soggettiva, scegliere uno strumento musicale è, per così dire, un matrimonio. Per me, poi, la scelta dello strumento non è soltanto una questione di suono: con la chitarra mi ci devo trovare bene quando ci metto le dita sopra.

W.M.: La ringrazio ancora per il contributo alla nostra rivista.