L’invenzione del revolver: una storia tutta italiana


Il revolver (in italiano: rivoltella o pistola a tamburo) fu inventato e brevettato nel 1836. Da allora, con non poche varianti intervenute nel corso degli anni, è diventata una delle armi corte più utilizzate, sia per la sua maneggevolezza che per la sua affidabilità. È stata la pistola dei cowboy, quella del Far West (si ricorda la grande battaglia del 6 agosto 1840 tra i Comanches e una trentina di Texas Rangers al comando di Ben Mc Cullouch, armati con la “Colt Paterson”, il primo revolver fabbricato da Samuel Colt che, permettendo di sparare in rapida successione i cinque colpi contenuti nel tamburo, si rivelò decisiva per le sorti della battaglia e dei pellerossa), poi quella dei gangster degli anni del proibizionismo. Non si inceppa quasi mai, e se devi affidare la tua vita a un’arma è assai preferibile il revolver che una semiautomatica, a dispetto della maggiore capacità di fuoco di quest’ultima.
Il suo inventore si chiamava Samuel Colt, e il brevetto di quest’arma fece di lui uno dei più ricchi uomini al mondo in quell’epoca. Pochi sanno però che la prima pistola a tamburo fu inventata in Sardegna, per l’esattezza a Gadoni, piccolo paese in provincia di Nuoro.
Il suo inventore fu Francesco Antonio Broccu, (1797-1882) uomo dal multiforme ingegno che costruì la prima rivoltella nel 1833, ben tre anni prima del collega americano, che però ebbe il merito di registrarla all’ufficio brevetti assicurandosi così una rendita milionaria per lui e per i suoi discendenti. L’invenzione di Antonio Broccu, nato a Gadoni nel 1797, incuriosì non poco anche il re di Sardegna Carlo Alberto. Sembra infatti che durante il suo secondo viaggio in Sardegna, nel 1843, il Re la esaminò e invitò a Cagliari il suo inventore per spiegargliene il funzionamento. Ma Broccu non vi andò, per non voler lasciare nemmeno per un giorno il suo paese cui era così profondamente attaccato, e non chiese mai il brevetto per la sua invenzione, che il Re gli avrebbe certo concesso con favore.
Broccu qualche anno dopo fu anche invitato a tenere un corso sul funzionamento della pistola a Cagliari ma rifiutò l’invito per lo stesso motivo per cui non brevettò la sua invenzione: troppo l’amore per la sua Gadoni che non volle mai lasciarla.
Nato e vissuto a Gadoni, fin dall’infanzia mostrò uno spiccato interesse per la meccanica, e costruì numerosi giocattoli utilizzando materiali come le canne, il legno ed il sughero. Costruì inoltre campane in bronzo e un crocifisso in legno di ottima fattura. Progettò e realizzò un orologio artigianale e diversi strumenti meccanici per uso agricolo.
Ma la sua invenzione principale fu però la prima pistola a tamburo, una rivoltella a quattro colpi che realizzò come detto nel 1833. Rispetto alle armi in uso fino ad allora presentava un cilindro – ossia il tamburo – che permetteva di allineare la camera con il proiettile alla canna e al percussore grazie alla rotazione intorno al proprio asse.
Tre anni dopo negli Stati Uniti Samuel Colt realizzò un’arma simile, che brevettò e commercializzò. La storia ricorda da vicino la diatriba tra Meucci e Bell per l’invenzione del telefono, ma in realtà profondamente differente, non vi sono infatti prove di alcun contatto tra Broccu e Colt, semplicemente i tempi erano maturi per tale invenzione (si hanno molteplici casi simili nella storia delle invenzioni, basti ricordare Marconi e Tesla per la radio), ed il geniale inventore sardo peccò unicamente di eccessiva timidezza (o sfortuna in base alle ipotesi). Qui infatti la storia si fa più confusa, c’è chi spergiura che dalle sue ricerche il revolver di Broccu fu spedito nel 1833 in continente perché venisse esaminata dal Re d’Italia. Poi c’è la ricostruzione in base alla quale lo stesso inventore venne invitato a Cagliari (sempre nel 1833) per presentare la sua pistola in prima persona al Re, ma che invece di recarvisi preferì rimanere nel suo paese natale, a Gadoni, continuando a inventare orologi, organi, mulini, e attrezzi agricoli per rendere più facile la vita dei suoi compaesani.
Quale che sia la versione più corretta, la notizia non ha avuto la vasta eco che avrebbe meritato. Si ricorda una tesi di laurea sull’argomento, una domanda di Carlo Conti nell’Eredità su Raiuno (“Come si chiama l’italiano che inventò la pistola a tamburo prima di Colt?”) e la valorizzazione del suo antenato illustre a Gadoni durante varie edizioni di autunno in Barbagia. Ecco perché è cosa meritoria diffondere questa notizia, che farà certo piacere agli oplologi e ai collezionisti, e che rende almeno un po’ di giustizia al genio di Broccu.

Fonti:
vistanet.it
sardegnainblog.it
Wikipedia.it
Focus Storia n. 39