L’importanza delle parole


L’uomo, almeno una volta durante la propria vita, si pone la domanda: per cosa esisto, qual’è il senso della mia vita? L’uomo o la donna per vocazione e tradizione sono molto legati alla famiglia e al dialogo interpersonale.

Secondo un antico midrash ebraico, ogni uomo viene al mondo con una piccola fiammella accesa sulla fronte, come una piccola stella. Quando due persone si incontrano, le loro fiammelle si ravvivano l’una con l’altra, come due ceppi sul focolare, e poi si fondono in un’unica fiamma. Se invece una persona non vive più nessun incontro, la sua piccola stella langue, si affievolisce, finchè pian piano si spegne. E l’uomo va senza nessuna luce che gli cammini avanti.
Viviamo di incontri e chi è troppo solo è portato a dubitare perfino di se stesso.

Prendo in prestito una lettera di un anziano padre al figlio:

“Se un giorno mi vedrai vecchio: se mi sporco quando mangio e non riesco a vestirmi … abbi pazienza, ricorda il tempo che ho trascorso ad insegnartelo. Se quando parlo con te ripeto sempre le stesse cose, non mi interrompere … ascoltami, quando eri piccolo dovevo raccontarti ogni sera la stessa storia finchè non ti addormentavi.
Quando non voglio lavarmi non biasimarmi e non farmi vergognare … ricordati quando dovevo correrti dietro inventando delle scuse perchè non volevi fare il bagno.
Quando vedi la mia ignoranza per le nuove tecnologie, dammi il tempo necessario e non guardarmi con quel sorrisetto ironico, ho avuto tutta la pazienza per insegnarti a mangiare.
Quando ad un certo punto non riesco a ricordare o perdo il filo del discorso … dammi il tempo necessario per ricordare e se non ci riesco non ti innervosire: la cosa più importante non è quello che dico ma il mio bisogno di essere con te ed averti lì che mi ascolti.
Quando le mie gambe stanche non mi consentono di tenere il tuo passo, non trattarmi come fossi un peso, ma vieni verso di me con le tue mani forti nello stesso modo con cui io l’ho fatto con te quando muovevi i tuoi primi passi.
Quando dico che vorrei essere morto … non arrabbiarti, un giorno comprenderai che cosa mi spinge a dirlo. Cerca di capire che alla mia età non si vive, si sopravvive.
Un giorno scoprirai che nonostante i miei errori ho sempre voluto il meglio per te, che ho tentato di spianarti la strada. Dammi un po’ del tuo tempo, dammi un po’ della tua pazienza, dammi una spalla su cui poggiare la testa allo stesso modo in cui io l’ho fatto per te.
Aiutami a camminare, aiutami a finire i miei giorni con amore e pazienza in cambio io ti darò un sorriso e l’immenso amore che ho sempre avuto per te. Ti amo figlio mio”.

Lo scrittore Raymond Carver sosteneva che le parole sono tutto quello che abbiamo, perciò è meglio che siano quelle giuste.