Chitarra classica – L’intervista al M° Massimo Gasbarroni


“Un vero virtuoso della chitarra”, lo esalta il “Süddeutsche Zeitung” di Monaco. “Perfezione Assoluta” sentenzia “La Nazione” di Firenze. Da Stoccolma il critico di “Svenska Dagbladet” scrive che egli è “un meraviglioso musicista” e in Cina il “Beijing Weekend” lo ha giubilato con “sembra avere la capacità di sollevare l’anima dal corpo” e “brivido lungo la spina dorsale”.
Massimo Gasbarroni svolge una intensa attività concertistica in oltre 70 paesi, presentandosi spesso in prestigiose sale da concerto di tutto il mondo.
Intervista un artista di questo calibro, in esclusiva per WeeklyMagazine, il M° Giovanni Di Sero.

WM: Salve Maestro Gasbarroni, molte grazie per aver accettato di fare questa esclusiva intervista per il ns. settimanale online Weekly Magazine.it. Gli addetti ai lavori La conoscono benissimo, il mio intento è di diffondere ulteriormente la conoscenza della sua arte a tutti gli appassionati della chitarra e del mondo della liuteria.

M.G. Salve, M° Di Sero. Come da precedenti contatti accetto di buon grado di rilasciarle questa intervista per la rivista WeeklyMagazine e La ringrazio della iniziativa che mi permette di tracciare alcuni spunti della mia attività, come concertista di chitarra e come didatta.

WM: Lei ha iniziato lo studio della chitarra e della musica negli anni “50”. Ha frequentato tra i primi chitarristi italiani il Conservatorio di Santa Cecilia e successivamente ha frequentato i corsi di perfezionamento di Andrès Segovia e Alirio Diaz all’Accademia Chigiana di Siena. Ci racconta un po’ di quegli anni?

M.G. Dopo la guerra, alla fine degli anni ’40, ho sentito nascere in me un forte desiderio di avvicinarmi alla musica e di dedicarmi a qualche tipo di strumento.
Questo impulso era dovuto certamente alle dure vicissitudini della guerra appena conclusa, che avevo vissuto in prima persona. Aveva lasciato una profonda ferita nella mia coscienza di adolescente. Immagino che da questo stato d’animo, nacque allora il bisogno di avvicinarmi alla musica, e fu l’occasione di incontro con il mio strumento.

Iniziai lo studio della chitarra con Giovan Battista Noceti, un chitarrista genovese vissuto tra il 1874 e il 1957.
Fu il mio primo vero maestro, colui che mi ha insegnato ad amare questo strumento!
Noceti riuscì a trasmettermi l’interesse e la passione per la chitarra e io mi applicavo allo studio molto seriamente. Ho avuto l’impressione che il Maestro si divertisse ad assegnarmi i brani di una certa difficoltà per mettere alla prova la mia determinazione e le mie capacità.
Oltre alle lezioni di chitarra contemporaneamente iniziò anche a darmi lezioni di armonia applicata alla chitarra, che lui stesso preparava e scriveva di suo pugno ad ogni lezione.
In quegli anni non era facile trovare degli spartiti per chitarra. Stavamo ancora nella preistoria di quello che sarebbe diventato poi uno dei periodi storici più fortunati della chitarra.
Non esistevano le fotocopie e il maestro scriveva di proprio pugno tutti gli esercizi ed i pezzi che mi assegnava ad ogni lezione, con la sua malferma scrittura dovuta all’età avanzata che io mi sforzavo di decifrare, cercando di imparare a memoria ogni singolo brano!
Ogni tanto organizzava dei concerti a Roma, che servivano principalmente ad attrarre nuovi allievi. Infatti viveva delle lezioni private. La chitarra era ancora relegata ad un mondo privato ed entrò nei conservatori solo nel 1955, per interessamento soprattutto del M° Guido Guerrini, Direttore del Conservatorio di S. Cecilia.
Non molto tempo fa ho scoperto con sorpresa che G. B. Noceti viene ricordato anche come inventore della chitarra-arpa.
Difatti Greg Minner, Presidente della Harp-guitar degli USA mi aveva contattato per avere notizie più dettagliate su di lui.

Agli inizi del ‘55 il Ministero della Pubblica Istruzione istituì il Corso di Chitarra nel Conservatorio di Roma (era l’anno anno accademico 1954-1955): un evento straordinario per la chitarra e non solo. Benedetto Di Ponio di Roma vinse il concorso per la cattedra.
Questo evento fu per me un’ occasione per dedicarmi ancora più seriamente allo studio della chitarra.
Il maestro designato possedeva una grande cultura musicale e chitarristica e con il suo programma di studio gettò le basi per i futuri programmi di questo strumento nei conservatori italiani.
Al corso di Roma fummo ammessi in quindici, ma al diploma arrivammo soltanto in 5: 1) Giovanna Salviucci (che poi prenderà il nome d’arte di Giovanna Marini, divenne un’amica di Pasolini e ha fatto una bella carriera come cantante di canzoni di protesta);
2) Gianluigi Gelmetti, che si è dedicato con successo alla direzione d’orchestra, divenendo Direttore del Teatro d’Opera di Roma e del Teatro Regio di Torino; 3) Giuliano Balestra, 4) Oscar Ghiglia e 5) il sottoscritto. Soltanto gli ultimi tre però si dedicarono effettivamente alla carriera chitarristica.
Dopo gli studi del conservatorio, l’Accademia Chigiana è stata fondamentale per la mia formazione, non solo perché mi ha dato la possibilità di seguire i corsi dei musicisti internazionali più famosi, come Segovia, Diaz e Pujol, ma è stato importante anche per avermi dato l’opportunità di frequentare un ambiente musicale internazionale, a contatto con chitarristi ed altri musicisti provenienti da ogni parte del mondo: dall’Europa, all’America e all’Australia.
L’Accademia Chigiana era il tempio dell’arte musicale e concertistica per tanti famosi Musicisti. Era il vero Corso di Perfezionamento, l’unico esistente. Offriva la possibilità di entrare davvero in diretto contatto con i più grandi artisti del momento!
Non si era ancora verificata la ridicola moda di oggi che ogni studente di conservatorio, anche quelli più modesti, appena diplomato si accinge a tenere cosiddetti “corsi di perfezionamento” , svilendo del tutto l’importanza di un vero Corso di Perfezionamento.
A Siena si potevano incontrare i più famosi maestri dell’epoca: oltre a Sergiu Celibidache, Fernando Germani Nicanor Zapaleta, Gaspar Cassadò e Pablo Casals, Alfred Cortot , Guido Agosti… e naturalmente Segovia, Diaz e Pujol.
Gli studenti dell’ Accademia Chigiana in genere erano giovani musicisti squattrinati, come lo ero io, e facevano salti mortali pur di frequentare i corsi dei grandi Maestri. Erano corsi fondamentali per la propria carriera. Naturalmente tutti noi facevamo affidamento su una borsa di studio della stessa Accademia, non tanto come riconoscimento del proprio valore quanto un modo per contribuire a coprire le spese di vitto e alloggio ed avere l’esenzione delle tasse. Per l’alloggio si ricorreva agli affittacamere che a Siena erano numerosi. Io solitamente prendevo in affitto una camera presso una vedova che viveva sola non lontano dal centro e dividevo la stanza con un altro chitarrista per ragioni di spesa, generalmente il mio compagno di conservatorio Giuliano Balestra. Giuliano pur seguendo le lezioni di Segovia era però iscritto al Corso di Intavolatura e Musica antica del M° Emilio Pujol. Per il vitto io, come molti altri studenti senza soldi, ricorrevamo a degli “abbonamenti” con un ristorante di fiducia per avere un pasto al giorno con una piccola cifra pattuita che era alla nostra portata. Ricordo che un pranzo alla carta mi veniva a costare in questo modo solo 500 lire con acqua minerale o vino, che diventavano però 700 se chiedevo la bistecca come secondo, ma questa scelta non era molto frequente!
La sera, chi aveva qualche possibilità in più si accontentava della pizza. Io qualche volta mi arrangiavo con ciò che trovavo nella casa che mi ospitava, la mia affittacamere, la Signora Mambrin, si mostrava nei nostri confronti affettuosa e disponibile.
Ricordo che una sera ho spaccato un panino, gli ho schiacciato due pomodori maturi sopra e un po’ di olio di oliva, giusto un pochino, che ho trovato in cucina. Poi mi sono avvicinato al vaso con il basilico posto sulla finestra per completare il mio pasto, ma proprio sulla piantina alloggiava pigramente una piccola lucertola! Era immobile. Che fare? ho indugiato un poco indeciso poi mi sono avvicinato e l’ho fatta sloggiare! Ne andava della mia cena! Sin da ragazzo mia madre, che era moglie di un contadino, mi aveva abituato alle panzanelle. Quindi quella sera il ricorrervi la trovai in fondo una buona soluzione.
Dopo cena, per il caffè ci ritrovavamo tutti a “FONTE GAIA”, e successivamente alla “PINACOTECA” per una birra o un buon bicchiere di vino. Il Bar Fonte Gaia era un luogo ben noto a tutti i musicisti che hanno frequentato l’Accademia. Era il cuore di Siena, nel centro storico e in uno scenario unico come è Piazza del Campo, di fronte alla Torre del Mangia, dove qualche volta ci recavamo ad assistere alle interessanti lezioni di Direzione d’Orchestra tenute dal celebre Sergiu Celebidache.

WM: Maestro, Lei ha svolto un ’intensa e straordinaria attività concertistica che l’ha portata a suonare in tutto il mondo.
Il musicologo americano George Miller scrive “Dopo il concerto Il pubblico si è convinto che le parole sono tutte inadeguate: non è possibile descrivere la soddisfazione che Gasbarroni dà ai suoi ascoltatori”.
“Perfezione assoluta” sentenzia “La Nazione” di Firenze, “Un vero virtuoso della chitarra”, lo esalta il “Süddeutsche Zeitung” di Monaco di Baviera. Da Stoccolma il critico di “Svenska Dagbladet” scrive che egli è “un meraviglioso musicista” e in Cina il “Beijing Weekend” lo ha giubilato con espressioni: “sembra avere la capacità di sollevare l’anima dal corpo” e “brivido lungo la spina dorsale”. Queste sono soltanto alcune delle recensioni ricevute. Tante e tanti sono le gratificazioni ed i riconoscimenti avuti.
Ci racconta di qualche concerto in particolare? Ha riscontrato differenze di pubblico ai concerti rispetto a noi in Italia?

M.G. E’ difficile riassumere in poche parole una lunga e complessa attività concertistica e didattica svolta in tanti paesi. Mi limiterò a dare qualche cenno e qualche esempio.

A prescindere dall’attività svolta in più di 70 paesi, debbo ricordare che sono una ventina le aree geografiche in cui sono stato maggiormente attivo.
Tra di esse, cito oltre l’Italia: Il Brasile, la Cina, la Russia, Israele, il Libano, il Messico e la PoloniaIl lavoro che sta dietro la vita di un artista è doverosamente sempre molto impegnativo, ma sento con orgoglio di poter affermare che le vette ed il successo da me raggiunto costituiscono il massimo che avrei mai potuto desiderare.

Andrès Segovia era stato in Russia solo quattro volte: nel 1926, 1927, 1930 e 1936.
In quelle occasioni il Maestro tenne concerti in varie città: Mosca, San Pietroburgo, Kharkov, Kiev e Odessa. Ebbe numerosi incontri con i chitarristi russi e tenne vari master class; la sua presenza fu molto importante per lo sviluppo della chitarra in Unione Sovietica. Dopo le tournées di Segovia la chitarra divenne in Russia uno strumento degno di uno studio serio e cominciarono a sorgere corsi di chitarra a vari livelli, compreso quello universitario.
Da parte mia ho tenuto in Russia ben 13 tournées, dal 1963 al 2001.
Non c’è Filarmonica Sovietica di una certa importanza che non abbia ospitato almeno un mio concerto, da Mosca alle lontane capitali Alma Ata e Tashkent.
Sempre a proposito della Russia, nel 2010 ho ricevuto dal noto compositore Nikita Koshkin di Mosca la lettera:
“Dear Maestro, You are the guitar hero for a couple of generations of Russian guitarists.
You played in Russia in the times when the guitar was in a deep disfavor and
almost forgotten. Better to say, not yet recovered from the oblivion.
Very hard period, and your concerts were extremely important.
You were among the few guitarists which were giving us the hope for the future.”
Nikita Koshkin, composer (Moscow 2010)
_______
Oltre che in Russia, come ho detto, ero particolarmente apprezzato come chitarrista in Brasile
Qui, agli inizi degli anni ’80 ho tenuto una notevole attività e vari corsi di interpretazione in diverse città, San Paolo, Rio, Campinas, Niteroi.
Il Direttore del Conservatorio “Marcelo Tupinambà” di San Paolo, dopo il mio Corso su Heitor Villa-Lobos, mi aveva invitato a tornare l’anno successivo per incidere un disco su questo autore brasiliano del quale ero considerato un esparto. Non solo dalla critica mondiale, ma anche e soprattutto dalla critica brasiliana. Il M° Randi riteneva che io dovessi mostrare ai chitarristi brasiliani come si dovevano interpretare le opera di questo autore!

WM: Ci racconta di qualche concerto in particolare? Ha riscontrato differenze di pubblico ai concerti rispetto a noi in Italia?

M.G. Per rispondere a questa domanda per la verità, dovrei portare più di un esempio, sicuramente molto significativi:
1) Nel 1980 l’Ambasciata d’Italia e l’Istituto di Cultura di Beirut organizzarono un concerto a Finul (Beirut) per le forze ONU. L’IItalia era qui rappresentata da un reparto di elicotteristi. Il Cap. Umberto Taddei, suo comandante, pensò ad organizzare l’evento, invitando il Gen. Erskin comandante in capo e gli ufficiali delle forze dei vari paesi rappresentati.
Come si ricorderà era un periodo particolarmente difficile e tra la parte Cristiana e quella Musulmana di Beirut la tensione era davvero aspra.
Così, l’Ambasciata Italiana decise, per motivi di sicurezza, di farmi viaggiare in elicottero fino a destinazione passando al largo sul mare ed evitando la terra ferma, onde evitare gli immancabili cecchini che a quel che sentivo sparavano a qualsiasi cosa si muovesse nell’aria! Durante la mia attività avevo usato tutti i mezzi di trasporto possibili, aereo, auto, treno aliscafo, ma mi mancava ancora l’elicottero! (Vedi foto).

2) La mia seconda tournée ufficiale in Russia, ed Unione Sovietica (organizzata dal Gosconcert di Mosca dopo quella del 1968) si svolse nell’ Aprile del 1971.

Per quella tournée Il Gosconcert mi assegnò una interprete che, come scoprii più tardi, era terrorizzata dall’idea di viaggiare in aereo. Per questo motivo, durante gli spostamenti per i concerti si inventò ogni tipo di scusa, pur di evitare di viaggiare con questo mezzo.
Così, accampando la scusa che il volo quel giorno era sospeso per avverse condizioni meteo decise che da Mosca dovessimo recarci in tassì a San Pietro Burgo! Al nostro arrivo era previsto il concerto organizzato dalla Filarmonica nella Sala Grande, il 6 Aprile. Nonostante tutti gli sforzi e il disagio di un viaggio interminabile fatto nelle peggiori condizioni, arrivammo comunque decisamente in ritardo a San Pietroburgo per il mio concerto! Per fortuna il concerto poté essere spostato a due giorni dopo perché la stessa sala era libera. E la fortuna volle che proprio il giorno dopo invece, il 7 Aprile,ci fosse in programma nella stessa sala un concerto del famoso violinista David Oistrakh e questo mi permise di presenziare al suo concerto e di conoscerlo personalmente.
David Oistrakh, allora rappresentava per me il massimo esempio di prassi interpretativa e stilistica e sicuramente ha avuto una certa influenza sulla mia formazione giovanile.
Quindi, avere in quel momento la possibilità di incontrare ed ascoltare direttamente il grande Maestro russo, che suonava nella stessa sala dove anche io avrei dovuto esibirmi, era una immensa opportunità, una comprensibile gratificazione ed una gioia inattesa!

3) Sempre con la mia interprete precedente, che si chiamava Gloria, e con il suo terrore per l’aereo, durante la mia tournée sovietica del ’71 mi capitò di dover raggiungere Kiev da Kerson, sul Mar Caspio a bordo di un aliscafo, per 8, ore lungo tutto il fiume Dnepr. Il capitano dell’aliscafo doveva essere un amico di Gloria perché entrambi si sono appartati per tutta la durata del viaggio ed io ho dovuto viaggiare come prigioniero, chiuso a chiave nella mia cabina, senza riscaldamento, con un freddo che non si può descrivere. L’aliscafo in quel momento non stava compiendo un viaggio di linea, ma era utilizzato per un uso privato, da quel che ho capito. Dunque, non era previsto il riscaldamento.

4) Dopo ogni mio concerto nella famosa Sala Ciaicovski di Mosca (14 recitals dal 1968 al 2001) mi attardavo nel camerino ad incontrare l’immancabile pubblico che veniva numeroso ad incontrarmi per conoscermi e ringraziarmi.
Una volta venne un pianista amico del celebre Sviatoslaw Richter, un pianista e un artista che apprezzavo molto. Mi portava insieme ai suoi saluti un messaggio del maestro. Il messaggio consisteva nella convinzione di Richter che “entrambi avessimo lo stesso tipo di interpretazione”!
Naturalmente, io rimasi sinceramente perplesso, perché avevo sempre ritenuto Richter un interprete di tipo “classico”, non “romantico”, come io certamente ero. Però la cosa, come è comprensibile, fu per me un grande onore e fu gratificante. Questa sua convinzione voleva dire che sicuramente mi conosceva e mi seguiva.

5) Nel mio ultimo recital nella Sala Grande della Filarmonica di S. Pietroburgo ho avuto la sorpresa di vedere molto pubblico in piedi, nonostante le dimensioni della sala di oltre 1500 posti. Come mi aveva confessato il compositore russo Nikita Koshkin, non era facile trovare un biglietto per i miei concerti, che erano generalmente esauriti molto prima del concerto stesso, come mi informo la interprete!
Ormai, il Gosconcert di Mosca mi aveva già organizzato 12 tournées in Russia e il mio nome era più che affermato. E come sempre, anche in quel concerto mi venne richiesto non un bis ma una serie di bis che finivano per rappresentare quasi un secondo programma di concerto!

7)Nonostante i concerti fossero generalmente degli eventi di successo c’è stato nella mia carriera qualche evento in cui ho avuto seri problemi e il cui esito non dev’essere stato molto positivo: ad esempio nel concerto tenuto nel Teatro Nazionale di Nairobi.
Non sapevo perché, ma mentre suonavo avevo grossi problemi di resa e di memoria e non capivo il perché. Sentivo una mancanza assoluta di forma!
Poi scoprii che la causa era dovuta all’altitudine eccezionale in cui si trovava Nairobi, un’altitudine di quasi 1800 mt.! Questo causava un debito di ossigeno che mi aveva creato quei problemi inspiegabili. Ma questo allora lo ignoravo. Come mi hanno spiegato, gli abitanti di Nairobi erano abituati a masticare foglie di Kola per ovviare alla mancanza di ossigeno!
Avevo imparato un’altra cosa!

8) E questo, mi capitò in Spagna.
L’Istituto Italiano di Cultura di Madrid organizzò un concerto alla “Caja de Ahorro” (Cassa di Risparmio) di Santander, nel Nord della Spagna. Probabilmente non c’erano altri mezzi per raggiungere quella località, perché la direttrice dell’Istituto decise di accompagnarmi Santander con la sua macchina! Fu un viaggio interminabile attraverso tutta la Spagna.
Alla fine, se Dio volle, arrivammo a destinazione, ma con un notevole ritardo, forse mezz’ora? Forse più? Fatto sta che io ero distrutto dal viaggio. In fretta e furia ho indossato lo smoking che avevo portato con me e mi sono presentato al pubblico, che era ancora pazientemente seduto in attesa! Questo mi ha fatto sentire la responsabilità di un impegno serio. Potete immaginare in quali condizioni io mi sentissi! La vita professionale a volte ti costringe a dure prove!

9) Un altro concerto del tutto particolare che voglio descrivere è quello tenuto a La Paz in Bolivia. Organizzava il concerto un manager francese, Michel. Non ricordo altro.
Con Michel parlavo nella sua lingua che era per me certamente più familiare della lingua spagnola. Il concerto era stato concordato per la somma di 3000 Dollari americani, più spese di viaggio, vitto ed alloggio. Quando arrivai nel luogo del concerto a La Paz, anziché una sala ho trovato un soppalco in legno ai bordi di un vasto giardino pubblico. Ero molto sorpreso. E lo fui ancora di più nell’apprendere che per l’occasione dovevo suonare un brano soltanto! Ma la cosa che mi creò ancora più sconcerto è che dovevo suonare con un microfono davanti. Difatti, come appresi, io stavo suonando in una festa e in una ricorrenza particolare prevista per i cittadini che frequentavano quel luogo. Ovviamene lo sconcerto e il disappunto da parte mia erano tali che mi venne seriamente la tentazione di ternarmene in albergo e rinunciare a tutto! Ma raggiornandoci sopra ho accettato di onorare l’accordo, abbandonando ogni parvenza di artista offeso ed ho suonato Asturias di Isaac Albeniz davanti ad un microfono super amplificato. Quello che giungeva alle mie orecchie erano dei tremendi colpi e scariche di suoni e accordi cacofonici di chitarra elettrica.
Ho chiuso le orecchie e sono andato avanti.
E pensare che non avevo usato il microfono neppure quando ho suonato nella Sala Petruzzelli di Bari, una sala di tre mila posti!

WM: Che mi dice della sua attività di insegnante?
So che in Italia ha insegnato nei conservatori di Cagliari, Napoli e Latina. E all’estero?

M.G. All’Estero ho tenuto una lunga e, me lo lasci dire, complessa attività di insegnamento.

Attività didattica
a) Italia
CAGLIARI, Conservatorio Nazionale di Musica
Napoli ” ” ” “
LATINA ” ” ” “
______
b) ALTRI
c) – Madrid, Reale Conservatorio Superior de Mùsica.
– N.Y, (USA) Hunter College.
– Toronto (Canada), Toronto University.
– Beirut, Lebanon, American University of Beirut.
– Beirut, Lebanon, Université Maronite de St. Esprit,
– Beirut, Lebanon, American University of Beirut.
– Seoul (Korea), “New Korean National Centre of Arts”.
– Cracow, Musik Academy of Cracow (Advanced Courses organized by Maestro Krzysztof Penderecki)
– Lancut (Poland), International Summer Courses.
– Rio de Janeiro, Nitteroi Quartet Society.
– SÂO PAULO, Conservatorio Marcelo Tupinambà.
– SÂO PAULO, Museo de Arte (MASP, Museu de Arte S.Paulo).
– Moscow, (Russia) Guitar Association of Moscow .
– Rostov (Russia).
– Roma, Brazilian Embassy of Rome.
– Peking, China Central Conservatory..
– Stockholm, Royal Academy.
– Rottach Egern, Germany International Summer Courses.

Krzysztof Penderecki: Music Akademy of Krakow 1981,1983,1984.)
“Thank you for so interesting theoretical and practical
interpretative lessons held for our students in the Cracow’s Academy”.
Krzysztof Penderecki:

__________

Real Conservatorio Superio de Mùsica – Madrid

Academy of Music, Crow, (Penderecki)

NB. Durante la mia attività concertistica in Unione Sovietica Il Ministero della Cultura russo mi onorò offrendomi una cattedra per l’insegnamento presso il noto Istituto Gnessin di Mosca.

Conservatorio de Mùsica Marcelo Tupinambà, Sao Paulo, Brasil.

M.G. Direi che le reviews internazionali si esprimono in modo molto positivo, forse in modo anche un po’ esagerato, per la verità!

Il musicologo americano Geoge Miller scrive su “MONDAY MORNING” che “la venuta di Gasbarroni all’Università di Beirut è stata preceduta da frasi tipo “vero virtuoso”, “sensibile interprete”, “completa maestria”, “brillante tecnica”, “superbo artista” e “uno dei migliori” per cui la maggior parte de pubbico era incline a pensare che le parole fossero un pò esagerate.
Tuttavia dopo il recital nell’Asembly Hall il pubblico si è convinto che le parole sono tutte inadeguate. Non ci sono espressioni possibili per descrivere la soddisfazione che Gasbarroni dà ai suoi ascoltatori ».
George Miller, “MONDAY MORNING”  November 24, 1980

_____

Per la critica brasiliana porto qui solo un esempio. Si tratta di una recensione scritta del Direttore del Teatro Da Paz, Musicologo, amico di illustri musicisti tra cui Segovia e Pollini.

LA PAZ THEATRE, Belem
“Massimo Gasbarroni è un nome da tenere a mente. La sua esecuzione nel Teatro LA PAZ ha confermato fortemente ciò che la critica internazionale ha già dichiarato, che egli è uno dei più grandi chitarristi del nostro tempo . La versione che ci ha dato dei 5 preludi di Villa-Lobos con suoni magici ci è parsa insuperabile e non da meno è stata “Arrulladora” di Castelnuovo Tedesco che già avevamo ascoltato in una precedete incisione di Andres Segovia.
Con “Mallorca” di Isaac Albeniz egli ha sorpreso il pubblico, lasciando in lui una indimenticabile impressione ».
  W.E. Enrique, “O LIBERAL” – Belem, (Brasile) 13 Settembre 1981.
___

Alirio Diaz ha scritto “Gasbarroni è nato per compiere delicate missioni artistiche”

____

E dal Conservatorio di Caracas è giunta questa critica:
“…………Massimo Gasbarroni, senza dubbio, appartiene già alla categoria dei maggiori esecutori di chitarra dei nostri giorni. Bella e avvincente audizione realizzata da un artista dai superbi voli”.
R.H.Lopez, musicol” –”EL NACIONAL”, Caracas


WM: Attualmente a cosa si sta dedicando?

M.G. In questo difficile periodo di Pandemia, purtroppo ho dovuto sospendere la mia attività concertistica. In attesa che la vita possa riprendere il suo corso normale e che l’attività concertistica, come tutte le altre attività culturali, possa riprendere il suo corso.

All’inizio di quest’anno ho dovuto, tra l’altro rinunciare anche ad invito interssante per una ampia tournée in Cina.
In questo periodo di forzato isolamento mi sto più che altro dedicando a scrivere e a mettere in ordine le mie “Memorie” autobiografiche.
===========

WM: Che chitarra utilizza per i suoi concerti? Preferisce l’abete od il cedro? Perché?

M.G. Attualmente utilizzo una chitarra “Mancini & Locci” in abete, che Gianni Mancini costruì per me alla fine del ’79. Da allora ci sono stati alcuni tentativi di sostituire questo strumento con un altro con una possibile migliore qualità dello stesso liutaio. Ma la chitarra attuale nel confronto risulta sempre essere migliore, almeno secondo la mia impressione! Soprattutto per la qualità del suono che trovo unico, affascinante.
Precedentemente ho suonato una Gallinotti, poi una Ramirez, poi una Kohno.

Quanto alla mia preferenza tra la tavola in abete o in cedro non ho dubbi: la mia preferenza è netta e va in favore della tavola in “abete maschio” del Trentino.
La tavola armonica in cedro dà certamente un suono più pronto e squillante nei cantini, mentre i bassi risultano invece un po’ sacrificati, con un suono più povero e con una durata inferiore.
La chitarra in abete, per me, ha un suono decisamente piu’ bello! Più armonicamente intenso e ricco, più fascinoso. I bassi sono più intensi, voluminosi e prolungati. In una parola, per me non c’è confronto tra i due tipi di strumento. Soprattutto per la qualità del suono, ripeto.
Però ogni preferenza, essendo una questione di gusto personale, è del tutto rispettabile! Questo è evidente.

Oltre ad una Kohno in abete comunque ne ho una anche in cedro. Me la consigliò lo stesso Maestro Masaru Kohno. Però è stata una delusione. Ho sempre preferito la prima in abete, come ho detto. Una volta mi sono deciso a tenere un concerto con la chitarra in cedro, ma è stata una grossa delusione. Una delusione che confermò quella che è stata sempre la mia convinzione. Dopo di allora non l’ho piùutilizzata. A volte mi capita di prestarla però a qualche mio allievo per esami o concerti.
Ermelinda Calsolaro, docente al Conservatorio di Bari, la provò e se ne innamorò: voleva che gliela vendessi!
=======

WM. Verso quale repertorio si sente particolarmente attratto?

M.G. Il mio repertorio comprende soprattutto opere del XVII, XIX e XX secolo, con opere di Gaspar Sanz, Robert De Visée e Lodovico Roncalli; Johan Sebastian Bach, Jan Kaspar Mertz, Agustin Barrios Mangoré, Mario Castelnuovo-Tedesco e Isaac Albeniz, del quale ho trascritto 19 note composizioni; Però sono soprattutto conosciuto ed apprezzato, dalla critica internazionale, in particolare da quella brasiliana, per le mie interpretazioni delle opere di Heitor Villa-Lobos per chitarra. Non amo molto la musica moderna e più in là di Maurice Ohana e Goffredo Petrassi non sono andato.

WM. Bene Maestro, non posso che ringraziarLa a nome dei nostri lettori, per il tempo che ci ha dedicato. Chiudo questo piacevole incontro con una domanda: cosa consiglierebbe ad un giovane talento che volesse intraprendere l’attività come concertista?

M.G. Oggi la fruizione della musica è completamente cambiata e quindi i giovani hanno di fronte delle nuove sfide per come entrare in contatto con il pubblico attraverso le nuove tecnologie, al fine di poter conquistare anche i loro coetanei. Tuttavia rimango del parere che il concerto dal vivo sia fonte di emozioni uniche e rimarrà il modo preferito per il pubblico di ascoltare gli artisti.

Oggi è mia ferma convinzione che i giovani artisti prediligano concentrarsi sul raggiungimento di una grande tecnica sullo strumento. E molto spesso raggiungono delle vette davvero ragguardevoli. Ma sempre più spesso mi sembra di vedere scarsa attenzione per quello che riguarda gli aspetti interpretativi che, secondo me, debbono essere il vero traguardo di ogni artista. Spesso si sentono buoni tecnici, e cattivi interpreti. Naturalmente ci sono sempre le eccezioni.