I prodotti fabbricati in carcere avranno un logo e una dignità


Il Provveditorato dell’Amministrazione Penitenziaria della Campania e Carcere possibile, la onlus della Camera Penale di Napoli che si occupa di tutela dei diritti dei detenuti hanno bandito un concorso pubblico allo scopo di creare un logo per i prodotti “Made in Carcere”. Il concorso è rivolto a giovani al di sotto dei 36 anni di età i quali, entro fine agosto, dovranno inviare la loro idea progettuale di logo, con un claim (una frase ad effetto) o un’immagine accompagnata da un claim, per i prodotti realizzati dai detenuti nei vari laboratori gestiti dall’amministrazione penitenziaria, dalle associazioni e dalle cooperative sociali. Made in Carcere è un marchio nato nel 2007 grazie a Luciana Delle Donne, fondatrice di Officina Creativa, una cooperativa sociale no-profit. Ora con il logo da apporre ai prodotti dovrebbe diventare un segno distintivo che identifichi la provenienza dei prodotti realizzati dai detenuti e dalle detenute e ne accresca l’interesse commerciale. Sarà scelto il progetto più votato dalla giuria composta da componenti dell’amministrazione penitenziaria e di Carcere possibile, nonché da esperti di comunicazione pubblicitaria. La proclamazione del vincitore avverrà il 15 ottobre e a lui sarà corrisposto un premio di 1.500 euro. Il progetto è curato dal provveditore regionale dell’Amministrazione Penitenziaria, Antonio Fullone, e dal direttivo del Carcere possibile, guidato dall’avvocato Anna Maria Ziccardi, in particolare con la collaborazione degli avvocati Sabina Coppola e Sergio Schlitzer.
La finalità del concorso è legata alla constatazione che negli istituti penitenziari della regione Campania i detenuti realizzano prodotti di diverse categorie merceologiche, molti dei quali di significativa qualità e che tuttavia raramente riescono ad avere il risalto che meritano dal punto di vista commerciale. «Per tale ragione – si precisa nel bando – il concorso intende valorizzare e promuovere la diffusione dei suindicati prodotti e le relative attività di formazione e di reinserimento che ne rendono possibile la realizzazione, mediante l’apposizione di un segno distintivo idoneo a identificarne la provenienza».
Al concorso potranno partecipare giovani fino a 36 anni, anche in gruppo, purché nessun membro del gruppo abbia superato il limite di età stabilito. L’obiettivo è quello di valorizzare il lavoro che alcuni detenuti svolgono all’interno dei laboratori delle carceri campane e provare a incrementare queste attività che sicuramente rappresentano un ponte tra il mondo dietro le sbarre e il mondo esterno e sicuramente possono essere un passo in avanti concreto nel percorso di rieducazione e riabilitazione di chi deve scontare una pena.
Creare un logo per i prodotti “Made in Carcere” vuol dire anche dare un’identità al lavoro dei detenuti, dare loro un peso sul mercato, e quindi un futuro. Del resto in prigione si realizzano prodotti di qualità, soprattutto di tipo artigianale, artistico e alimentare. Individuare un segno distintivo per tali prodotti vuol dire dare una forma, dare un nome, un colore, un’immagine a ciò che viene realizzato dai detenuti durante le ore di lavoro in cella, e tutto questo va di certo in un’ottica di recupero sociale di chi ha commesso un reato e sconta per questo una pena in carcere.
Sarebbe auspicabile che un’iniziativa così interessante prendesse piede in tutte le strutture penitenziarie del Paese, così che il logo “Made in Carcere” acquisti valore a livello nazionale.

Fonti:
www.madeincarcere.it
Il Riformista