Chitarra classica: l’intervista a Pierluigi Cuomo


Pierluigi Cuomo chitarrista e attore. Pur avendo iniziato a studiare chitarra classica all’età di dodici anni e, in seguito, intrapreso la carriera di attore non ha mai abbandonato la sei corde classica.
Lo intervista, in esclusiva per WeeklyMagazine, il M° Giovanni di Sero.

W.M. Ciao Pierluigi, per prima cosa ti ringrazio di aver accettato di essere intervistato per WeeklyMagazine. Sei un “giovane” chitarrista, ti seguo da un po’ e devo dirti che sei molto cresciuto sia dal punto di vista tecnico che musicale, da anni ti dedichi con enorme impegno e passione al nostro amato strumento. Parlaci un po’ di te, così ti facciamo conoscere al grande pubblico che ci legge.

P.C. Innanzitutto sono io che ringrazio te per lo spazio che mi dedichi e soprattutto per il “giovane”. Dal punto di vista dei concerti sicuramente sì, infatti è dal 2015 che ho ripreso ad esibirmi in pubblico dopo aver suonato per anni solo ed esclusivamente tra le pareti di casa mia. Una sorta di pudore, forse eccessivo, ma sono tornato sul palco solo quando ho sentito dentro di me che era il momento, cioè quando era pronto il mio repertorio, che come sai è strutturato quasi esclusivamente da brani miei. Quelli che parlano bene si autodefinirebbero chitarrista compositore, io preferisco definirmi un cacciatore di note.

W.M. Pierluigi, ti conosciamo anche come attore di lungo corso, come si concilia la tua dimensione di attore con quella di chitarrista? E quali sono gli incontri e i lavori che ricordi più volentieri?

P.C. Ti dico serenamente che non si concilia affatto, nel senso che sono due dimensioni artistiche e professionali completamente diverse tra loro, due rette parallele che non si incrociano mai. L’unica affinità se così possiamo chiamarla, consisterebbe nella dimensione interpretativa in cui faccio mie le pause i respiri e silenzi come in una recita, per dar loro espressività emotiva o per meglio dire, verità. Come attore non posso che esser grato all’esperienza con Lina Wertmuller in Sabato Domenica e Lunedì, dove ho recitato con Sophia Loren e anche al simpatico telefilm ( come si diceva allora) Classe di Ferro dove io facevo il Tenente che mi fece conoscere al grande pubblico e poi non posso non ricordare Linda e il Brigadiere con il grandissimo Nino Manfredi , a teatro Ferdinando di Annibale Ruccello ,uno spettacolo storico a detta di tutti. Ma forse l’emozione più grande fu quella di accompagnare Monica Vitti in una canzone per il programma televisivo Passione Mia, era divina davvero.

W.M. In seguito hai partecipato a numerosi concerti in varie città. In questo periodo di pandemia come hai vissuto l’esperienza del non poterti esibire?

P.C. Che dire…l’ho vissuta malissimo ovviamente, visto che fino a poco prima dell’isolamento dei decreti avevo messo in fila tutta una serie di esibizioni in varie sale o teatri sia a Roma che a Napoli in spazi molto diversi tra loro ma sempre molto vivi e interessanti come lo ZTL la Domus Ars e la Casina Pompeiana a Napoli, l’Arciliuto ( dove ho suonato più volte) la Cappella Orsini e diversi circoli Arci del territorio romano. Avrei dovuto anche fare diverse date nel nord est dalle parti di Aviano Pordenone e dintorni, e addirittura qualche concerto all’estero ma dato lo stato delle cose è venuta meno anche la possibilità di prendere accordi, che rabbia. Lo stop, il blocco, lo sconcerto. Ho cercato di far di necessità virtù sperimentando, cercando suoni armonie note, scrivendo sempre nuova musica e così ho lanciato in rete alcuni brani sul mio canale youtube, per resistere per esistere. Se qualcuno è curioso eccolo qui:

https://www.youtube.com/channel/UCEiF5KaJXhdij5JJ9EfUVSQ

WM: Attualmente quale percorso stai facendo? Ci descrivi un po’ in merito?

P.C. Adesso, finalmente dopo tanto tempo tornerò ad esibirmi in pubblico. Per l’esattezza Venerdì 25 Giugno alle ore 19.30 alla Stanza della Musica, a Roma in via dei Greci proprio di fronte al Conservatorio di Santa Cecilia. Suonerò per la neonata associazione Musicopaideia che da poco gestisce quello spazio con le migliori delle intenzioni possibili. Come progetto a medio termine, dopo aver pubblicato nel 2017 il mio CD “Sconcerto per chitarra sola”, adesso sto lavorando per completare i brani che faranno parte del secondo album .Alcuni di questi brani li suonerò il 25 Giugno, non vedo l’ora.

W.M. Ricordi il tuo primo concerto? Da allora cosa è cambiato?

P.C. Lo ricordo perfettamente, se non altro perché erano i giorni del sequestro Moro quindi tanti anni fa. Facevo parte di un ensemble di musica barocca e ci esibimmo al teatro Sancarluccio a Napoli (sarebbe un auditorium perfetto per la chitarra peccato che non ci abbia mai pensato nessuno). Tra il pubblico c’era Edoardo Bennato che ci rimproverò bonariamente quando a fine concerto presi dallo smarrimento dell’inesperienza dicemmo di non aver preparato un bis. Da allora è cambiato tutto, l’attenzione il silenzio la curiosità ma anche e soprattutto il modo di fruire della musica, il web è sì una grande risorsa ma spesso la musica “liquida” resta nei cavi delle cuffiette dei cellulari senza neanche sfiorare i sentimenti.

W.M. Verso quali repertorio ti senti particolarmente attratto?

P.C. Beh sono molto legato a Tárrega e Villa Lobos, mi ricordano i miei studi di ragazzo con il caro carissimo Maestro Vittorio Borriello, e questi ancora li suono ma ancora tra le pareti di casa mia, coltivo ancora un po’ di buon senso credo .Inoltre amo particolarmente il repertorio contemporaneo scritto per chitarra, gli autori li conosciamo e rischierei di diventare torrenziale se ne facessi un elenco. Ma sono attratto anche da compositori non necessariamente chitarristici, in primis Debussy… e mi fermo qui perché poi non basterebbe un’ enciclopedia. Potrei anche parlarti del Flamenco che quando è suonato col cuore diventa travolgente. Non è detto che nell’ascolto o in una ipotetica ispirazione una cosa debba entrarci necessariamente con l’altra, immagino.

WM: E’ mia consuetudine, porre anche qualche domanda sullo strumento utilizzato per i concerti e per lo studio.

P.C. Sia per studiare che per esibirmi suono con una Paulino Bernabé. Ho scelto questa chitarra perché cercavo l’oggettività del suono “ spagnolo”. A volte per divertirmi anzi per oltrepassare qualche limite uso una Flamenco Negra, non perché io sia flamenchista ma per spingermi lontano senza sentire troppa soggezione nei riguardi dello strumento classico.

WM. Dopo tanto studio, si cerca sempre di coronare un sogno, quello di avviare una propria produzione musicale. Ci dici qualcosa in merito?

P.C. Una domanda molto semplice, e ti ringrazio molto per avermela fatta: Pubblicare il mio secondo album e tenere più concerti possibile. Poi sto cercando di collaborare con altri chitarristi per un duo, sempre con musica inedita. Chopin diceva “ Non c’è niente di più bello di una chitarra, eccetto forse due”. Vogliamo forse dargli torto? In più persone mi dicono che le mie musiche sono molto “cinematografiche”, se questo è un complimento non potrei che pensarla allo stesso modo, infatti penso che alcuni miei brani siano molto adatti per un ipotetico film, del resto non potrebbe essere diversamente visto che oltre ad essere chitarrista e attore amo da sempre il cinema

W.M. Quanto tempo dedichi allo studio della chitarra? Come dividi il tempo tra la tecnica e lo studio dei brani musicali?

P.C. Per me le due cose vanno quasi insieme, più che altro riscaldamento. Scrivendo in modo abbastanza emotivo e coltivando l’immaginazione come elemento essenziale per l’espressione chitarristica, faccio veramente fatica a scindere le due cose, e ovviamente tutto ciò ha un prezzo che pago in stanchezza e dolori alla schiena, ma qui non ti dico niente di nuovo. Con la chitarra in braccio il tempo mi si ferma, non so dirti non saprei quantificarti in ore o giornate.

W.M. Bene Pierluigi, non posso che ringraziarti a nome dei nostri lettori per il tempo che ci hai dedicato. Ti auguro un futuro brillante ricco di soddisfazioni.

P.C. Grazie a te, e che sia. Hasta la guitarra siempre!