PsicologicaMente – Amare e voler bene


“Ti amo” – disse il Piccolo Principe.
“Anche io ti voglio bene” – rispose la rosa.
“Ma non è la stessa cosa” – rispose lui. – “Voler bene significa prendere possesso di qualcosa, di qualcuno. Significa cercare negli altri ciò che riempie le aspettative personali di affetto, di compagnia. Voler bene significa rendere nostro ciò che non ci appartiene, desiderare qualcosa per completarci, perché sentiamo che ci manca qualcosa”.” (“Il Piccolo Principe”, Antoine de Saint-Exupéry)

Cari lettori, questa settimana voglio condividere con voi una riflessione che nel tempo ho maturato e che oggi guida tutte le scelte della mia vita: la consapevolezza della netta differenza tra l’amare ed il voler bene.
Ritengo che analizzare questo distinguo possa essere utile e venire in aiuto di coloro che si trovano coinvolti in relazioni, di qualsiasi genere, senza esserne veramente convinti e consapevoli.
Personalmente ho sempre dubitato di quelli che dichiarano subito amore, spesso addirittura sulla scorta di una conoscenza durata pochissimi minuti. Immagino che un simile atteggiamento sia da annoverare piuttosto ad una forma di abitudine e quindi deduco che debba riferirsi a persone che quantomeno non riescono a dare alle parole il peso che esse meritano.
C’è poi un’altra categoria di soggetti, più realisti e forse più equilibrati, che sostituiscono il “ti amo” con un più discreto “ti voglio bene”, sfortunatamente queste persone risultano inclini a ripeterlo ad ogni occasione, senza accorgersi che in fondo, così adoperato, non si allontana molto dal bisfrattato “ti amo”. Ma il crollo definitivo avviene, quando addirittura si decide di semplificare ulteriormente la conversazione e queste affermazioni non le si fa più di persona ma si preferisce scriverle nei messaggi o attraverso i social. In entrambi i casi non si fa affatto economia con le parole, i “ti amo”/“ti voglio bene”abbondano.
A mio modesto parere si tratta di un comportamento davvero sgradevole.
Eppure, nella giusta situazione e se ben pronunciate, dichiarazioni come “ti amo” o “ti voglio bene” potrebbero suonare dolcissime e necessarie ma, invece, tardano ad arrivare. Di certo, però, coloro che non ne abusano, quando finalmente si decidono a pronunciarle, danno garanzia di autenticità e fanno senza dubbio seguire alle parole i fatti.
Fortunatamente quelli che rientrano in questa categoria, attribuendo a queste affermazioni il loro giusto e straordinario valore e tutta l’importanza che meritano, non si sono ancora del tutto estinti.
Bisogna tener sempre presente che simili dichiarazioni d’affetto, di qualsiasi forma di amore si tratti, non possono prescindere dalla convinzione di chi le pronuncia, dalla reale consapevolezza del significato che esse portano e del destinatario che devono raggiungere.
Ci sono persone che ritengono di aver conosciuto l’amore ed altre che non l’hanno ancora incontrato. Le prime potrebbero provare a spiegarne l’entità, le seconde, se interpellate sul tema, certamente non saprebbero da dove partire.
Potrebbe accadere però anche che le seconde lo avevano incontrato l’amore e non se n’erano avvedute e le prime, che viceversa credevano di averlo già conosciuto, si rendono conto che s’ingannavano solo quando l’incontrano davvero.
Ovvio è che questo meraviglioso sentimento non si può provare solo nei confronti di un partner. Si può nutrire amore anche verso un genitore, un figlio, un amico, un animale, in certi casi addirittura verso qualcosa.
Le forme dell’amore, quindi, sembrerebbero molte e varie ed altrettante sarebbero le modalità con cui questo si esprime. E non c’è discriminazione: non di certo uno vale meno di altri. E’ una valutazione estremamente personale voler affermare o meno di aver realmente conosciuto l’amore.
Se guardo alla mia personale esperienza direi di si, credo di essere stato fortunato: l’ho incontrato e l’ho riconosciuto e posso affermarlo con la stessa convinzione con cui credo di poter dire, alla luce dell’esperienza e di tutte le storie che ho ascoltato negli anni e continuo ad ascoltare, che si tratta di un sentimento che riempie, che travolge l’animo, che prevale su ogni cosa e che è veramente difficile da trovare nella sua autenticità.
A malincuore devo, infatti, riconoscere che l’amore che le relazioni oggi esprimono è un sentimento facilmente confondibile, astrattamente simile ma per nulla corrispondente all’amore puro ed incondizionato. L’amore contemporaneo sempre più spesso coincide con un sentimento che può non essere ricambiato (il vero amore, invece, è tale proprio perché e sempre ricambiato) e che purtroppo spesso è indirizzato al destinatario sbagliato, il quale a sua volta capita che ami un’altra persona altrettanto sbagliata, insomma, un circolo vizioso difficile da interrompere.
Oltretutto va ben precisato, ancora, che dire di volere molto bene a qualcuno non significa affatto amarlo, così come anche amare non corrisponde assolutamente a provare un fortissimo sentimento di affetto.
E’ ovvio che non posso in questa sede scandagliare né riassumere il significato più intimo di concetti così complessi in poche parole, sarebbe veramente difficile arrogarsi la presunzione di potergli dare un’accezione univoca, pertanto diventa ancora più improbabile poter fare scuola su un argomento così tanto delicato.
Posso, però, certamente dire che l’amore ha tanti volti e tante voci: ci sono persone che amano in silenzio, altre che sono più espansive ed estroverse, altre che amano in modo soffocante o ossessivo, alcune ancora che amano in modo superficiale, insomma ognuno ha il suo personale modo, ognuno la sua particolarissima visione di questo complicato quanto stupendo sentimento.
L’altro lato della medaglia è il “volere bene”, che può sembrare apparentemente più semplice o forse più misurato, ma che in realtà, non lo è affatto.
Qual’è, allora, la differenza? Pensiamoci.
Anche “ti voglio bene” si può dire ad un figlio ad un genitore ad una persona importante, ad un animale ad un amico, non è facile cogliere il discrimine e vedere il confine tra le due aree affettive.
Tutti desideriamo ardentemente di amare ed essere amati e questo per il più banale motivo che riteniamo tale circostanza coincidere con il cammino più giusto per raggiungere la felicità.
E in effetti, non ci sbagliamo pensando che amare sia un attaccamento sano, connaturato all’essere umano, irrinunciabile per stare al mondo insieme agli altri e vivere la propria vita serenamente.
Tuttavia, nel rincorrere questo obiettivo finiamo spesso per confondere il provare affetto col nutrire amore e non riusciamo coglierne il diverso valore, e questo accade sia che siamo noi ad amare qualcuno, sia che è qualcuno a rivolgersi verso di noi.
Quando si ama si accetta l’altro così com’è, forse più per le sue imperfezioni che per i pregi, saremo al fianco della persona desiderata sempre ed incondizionatamente e con il più grande obiettivo di renderla a qualunque costo felice, anche qualora dovesse scegliere di allontanarsi da noi.
Al contrario, quando vogliamo bene a qualcuno, ammettiamolo, in qualche modo ci aspettiamo qualcosa da lui per il bene che gli doniamo, se si allontana tentiamo di “riacciuffarlo” e questo perché probabilmente vogliamo un po’ “possedere” l’altro, magari per colmare quello che forse ci manca dentro e che neanche noi sappiamo davvero cos’è.
Concludendo questo mio lungo pensiero vale la pena dire che amare e voler bene sono entrambi sentimenti positivi ed imprescindibili per la vita di ogni uomo, che essi viaggiano di pari passo con le loro innumerevoli sfaccettature, che facilmente vengono confusi: sono così tanto simili, tuttavia divergono per un importante tratto. Amare, qualsiasi sia la sua forma e manifestazione, vuol dire dare ogni parte di se stessi all’altro, senza aspettarsi qualcosa in cambio ma anzi accettando ogni decisione, ogni vizio, ogni eventuale difficoltà. In una relazione in cui si vuol bene, viceversa, si esprime una forma d’amore che ha un’accezione possessiva dove, è vero, si è si disposti a dare molto di se stessi, ma in cambio si pretende almeno altrettanto.
Amare è l’antitesi del possesso, è un atto caratterizzato da generosità e libertà, requisiti unici, esclusivi ed imprescindibili di questo sentimento. Purtroppo l’amore spesso è svenduto a significati utilitaristici, e finisce, in taluni casi, per essere trasformato in una gabbia di regole, doveri e costrizioni. In questo modo il sentimento si svilisce e si mortifica, sicché capita addirittura che molti confondono l’amore col possesso. Ma amore e possesso per loro natura non sono parole accostabili ed una visione forzata delle cose spesso sfocia in quei drammi che avvelenano tante storie con il medesimo triste epilogo.
Bisogna sempre sapere “con certezza che gli esseri umani non possono vivere ognuno per sé, sono necessari l’uno all’altro, e ciò di cui vivono è l’amore” (Elsa Chiesa, “la quieta dimora”)
Ma soprattutto che “Amare significa che non cambieremo né con il tempo né con le tormente né con gli inverni.
Amare è attribuire all’altro un posto nel nostro cuore affinché ci resti in qualità di partner, padre, madre, fratello, figlio, amico; amare è sapere che anche nel cuore dell’altro c’è un posto speciale per noi. Dare amore non ne esaurisce la quantità, anzi, la aumenta. E per ricambiare tutto quell’amore, bisogna aprire il cuore e lasciarsi amare.
-Adesso ho capito- rispose la rosa dopo una lunga pausa…” (Antoine de Saint-Exupéry ,“Il Piccolo Principe”).

Notazioni Bibliografiche:
• Antoine de Saint-Exupéry ,“Il Piccolo Principe”
• Gianluca Gotto, “Le coordinate della felicità. Di sogni, viaggi e pura vita”
• Erich Fromm “L’arte di amare”