Mezzegra, 28 aprile: ecco come andò


Abbiamo raccolto su Facebook un post molto interessante, firmato da Dario Futurista con Memento Audere Semper e Dario Simonetti, e ci siamo soffermati a leggerlo con attenzione. Ė una testimonianza precisa e non ‘rieducata’ di come andarono le cose tre quarti di secoli or sono. Solo chi fu testimone diretto di quegli eventi ha il diritto di scrivere cosa accadde: così ad esempio parlano attraverso le carte i testimoni oculari, gli anatomopatologi, i proprietari della casa di Mezzegra, i dipendenti dell’Hotel Milano e molti altri che non si sono fatti imbavagliare dal revisionismo di regime che si instaurò immediatamente dopo quegli eventi e che, purtroppo, perdura tuttora.
Ma come nessun’essere razionale ha creduto all’assassinio di John Kenendy da parte di Lee Oswald, né che Jack Ruby – con un cancro terminale e in pensiero per il futuro della sua famiglia – abbia giustiziato la vittima designata per amor di Patria, così ben pochi si sono convinti che il ‘comandante Valerio’ abbia giustiziato il Duce sparandogli al petto dopo avergli letto la sentenza e che la Petacci sia morta per aver cercato di proteggerlo dalle raffiche.
Le cose non andarono così. Già si sapeva, ma non depone a favore della Storia il fatto che forse il più chiaro riassunto di ciò che realmente accadde sia contenuto in un breve scritto pubblicato sui social media.
Non andarono così perché non ha senso, perché è tutto sbagliato lo svolgimento cronologico (come più volte scritto e mai convalidato dagli storiografi ‘ufficiali’), e perché le prove tangibili e le evidenze oggettive dimostrano il contrario.
Non andarono così. Ecco come probabilmente andarono.

28 Aprile 1945, circa le 14.
A quest’ora Benito Mussolini è morto.
Da almeno un paio d’ore.
Claretta Petacci è stata uccisa poco dopo.
Ci sono voluti più di 50 anni per mettere per iscritto le tante testimonianze.
Taciute per il terrore che il partito comunista ha elargito a piene mani.
Una su tutte quella di Dorina Mazzola, testimone oculare di quelle ore, che l’ha scritta e fatta pubblicare nel 1996.
Ma già l’autopsia del prof. Cattabeni all’obitorio di Milano, rivela chiaramente che i 7 fori di altrettanti proiettili mortali sono la causa della morte e sono stati sparati dall’alto verso il basso
Tutta l’iconografia del giustiziere Audisio che liquida Mussolini di fronte a Villa Belmonte è una gigantesca balla. Oggi si direbbe una fake news.

Cosa è successo realmente?

Alla Prefettura di Como, verso le 8, sono arrivati i giustizieri da Milano
Longo, Mordini, Lampredi e altri.
Si portano dietro anche Audisio, il presunto rappresentante del Clnai, talmente importante che lo piantano in asso a Como.
Lo rivedranno solo nel pomeriggio a Dongo.
Vanno a Bonzanigo di Mezzegra, entrano a Casa de Maria e trascinano fuori in canottiera Mussolini, dopo urla e spari al chiuso della loro stanza.
È ferito ad un braccio ed al fianco, ferite tipiche di chi si avventa in una colluttazione.
Claretta si affaccia alla finestra e urla disperata reclamando aiuto.
Verrà trascinata all’interno e ridotta al silenzio (le ecchimosi rilevate all’obitorio sono di ore precedenti al ‘pestaggio’ di Piazzale Loreto).
Mussolini è trascinato davanti alla stalla, legato alla catena ed ucciso con  7 colpi mortali.
Lasciato nel suo sangue per almeno un’ora, forse più .

L’autopsia è chiarissima al riguardo.

Nel frattempo nella stanza Claretta verrà con tutta probabilità, violentata, il suo cadavere appeso a Piazzale Loreto è senza mutandine.
Le urla del papà de Maria e di sua moglie sono significative.
Non si capacitano di una tale esplosione di brutalità in casa loro.
Il cadavere di Mussolini verrà condotto a braccia fino alla grossa vasca di abbeveratoio della piccola frazione e lavato.
Si cercherà in tutti i modi di rivestirlo con la camicia e soprattutto con uno degli stivali che Claretta gli ha strappato, quando si è buttata ai suoi piedi nel tragitto da Casa de Maria alla fontana.
Tutta questa frenesia, eccitazione, le urla e la tensione fanno saltare i nervi a qualcuno dei comunisti presenti che le scarica una raffica di mitra nella schiena, come provato dal foro nella pelliccia e dai fori di uscita dal petto.
Tutti nella piccola frazione sapevano e tutti hanno taciuto per le minacce e gli omicidi messi in atto dai comunisti successivamente.

I due cadaveri, rassettati in qualche modo, vengono caricati nel baule di una delle auto presenti e
” parcheggiati” nel garage dell’Hotel Milano, sulla Tremezzina.

— Dario Futurista con Memento Audere Semper e Dario Simonetti – Facebook, 28 aprile 2021