Covid e sostegni: sono un po’ confusa!


Nel giro di ventiquattro ore ho ricevuto diverse telefonate piuttosto allarmanti da parte di amiche e conoscenti: «Sono stata al patronato e non rientro nelle manovre a sostegno!», «Il commercialista è impazzito a vedere come poter usufruire di un minimo aiuto ma niente!. Non è quello che vogliono far credere!». E mentre ascolto queste parole ho una fitta al cuore per il dispiacere. Ragazzi giovani che si sono impegnati per realizzare i loro sogni in ristoranti, pub, bar, hotel, praticamente fermi da mesi. Hanno continuato ad investire nonostante le perdite provocate dal primo lockdown pur di adeguarsi a tutte le normative e riprendere a lavorare ma si sono visti togliere la terra sotto i loro piedi. Nella disperazione, tuttavia, hanno mostrato compassione per lavoratori e dipendenti perché, in molti casi, la cassa integrazione sono stati loro ad anticiparla.
Ho quindi compreso che se siamo riusciti a tirare avanti fino ad oggi è stato grazie a l’aiuto vicendevole che ci siamo dati tra cittadini perché, è inutile fingere, le manovre non sono state e non sono sufficienti, anzi, spesso sono veramente demoralizzanti in quanto (come per le mie amiche) ti fanno credere di avere una possibilità mentre ti ritrovi con quintali di amarezza da smaltire. Capisco che in numerose persone la voglia di ripartire sia svanita, come la gravità delle loro condizioni economiche siano tali da spingerle, piuttosto, a rischiare le sanzioni. Mi domando: come fanno certi politici a non capire la disperazione che c’è dietro a tutto ciò? Che c’è dietro a queste famiglie?. Se vedi una persona annegare non allunghi il braccio per aiutarla? Non penso che dirle: «Andrà tutto bene» o «Però se tu lo scorso anno hai fatturato…» possa salvarle la vita.
Il paradosso vero, a cui non posso veramente tacere, è stato veder partire gli italiani all’estero, e non mi riferisco a chi è riuscito a viaggiare ma al meccanismo per il quale è possibile prendere un aereo con un semplice tampone prima della partenza e uno prima di rientrare, infine, qualche giorno di quarantena da trascorrere. Questo è l’iter da seguire. In Italia invece non è possibile spostarsi nemmeno tra comuni diversi. Sono confusa perchè non comprendo per quale motivo per viaggiare verso l’estero un tampone è sufficiente mentre per soggiornare in un albergo in Italia no. Perchè dobbiamo adeguarci ai trattati europei e in Italia vigono regole molto diverse? Perchè questa disparità di trattamento? Qualcosa evidentemente non torna. Intendiamoci bene, io non sono complottista e mi limito ad osservare ciò che vedo, sento e leggo ma ovviamente sono molto disorientata soprattutto perchè non ho informazioni chiare e univoche.
Questo caos, questa mancanza di ordine è normale che abbia come conseguenza l’intolleranza verso le istituzioni e la sfiducia nel futuro. Le mie amiche hanno tutte le ragioni ad essere risentite perchè hanno mutui o prestiti da pagare, i figli da mantenere, a volte anche i dipendenti e non sanno come fare, dunque, per quanto la rabbia sia un sentimento che è meglio non coltivare, tuttavia la comprendo in questi casi. La rabbia è anche necessaria per capire che qualcosa nella nostra vita non va e bisogna reagire per ristabilire l’equilibrio partendo proprio da noi stessi. Non ho la bacchetta magica ma, come ho già scritto qualche riga indietro, il supporto che tra cittadini ci siamo saputi dare è stato sicuramente più efficace. Probabilmente la soluzione è lì.Non aspettiamo che siano le autorità a dover sempre provvedere perché le falle nel sistema ci saranno sempre.
Ognuno di noi conosce bene le particolarità dei propri disagi e sa come dovrebbe essere la soluzione più efficace sul lungo periodo. Sul lungo periodo bisogna intervenire non sul breve periodo perché nel breve (perdonate le ripetizioni) serve ad allungare il brodo ma il brodo prima o poi finisce. Occorre prendere coscienza che il cambiamento può avvenire solo grazie a noi: noi sappiamo quando è necessario intervenire, come intervenire e dove intervenire ma senza la consapevolezza di questo non possiamo aspettarci altro che le circostanze che stiamo vivendo ora. Quindi, nella mia immensa confusione, una cosa mi è chiara, divenire consapevoli che il cambiamento è necessario.