Lettera aperta a Mario Draghi


La vera vittoria del Next Generation Plan EU è la forte crescita del PIL italiano.

Caro Presidente incaricato,

da socioeconomista clinico, attivo sui funzionamenti di questo Paese da oltre 40 anni, con attività consulenziali, imprenditoriali, formative, accademiche e di ricerca in tutti i campi della vita civile, economica e istituzionale, ho maturato alcune certezze sulla fase in corso. È certamente vero che il momento è particolare: c’è alle porte un’opportunità clamorosa, con le disponibilità dateci dall’EU con il piano Next Generation EU, mirato, come è visibile e sappiamo, specialmente ai Paesi del Sud Europa (PIGS, acronimo un po’ antipatico che sta per Portogallo, Italia, Grecia e Spagna) e soprattutto all’Italia.

Tale piano, con riferimento al nostro Paese, è win-win per la EU.
Cioè, l’Europa vince sempre, che l’Italia vinca o perda a sua volta.

PRIMO WIN DELL’EU: vince solo l’Europa, ma meno di quanto potrebbe sembrare.
Se l’Italia non produce un grande aumento del PIL, e in fretta, il debito italiano diverrà finanziariamente insostenibile e pericoloso per gli equilibri valutari e competitivi dell’intero sistema europeo che, con tanta intelligenza dei tedeschi soprattutto, sta cercando un ruolo strategico da player primario nel mondo: conseguenza naturale, contro l’ottusità dei sovranisti italiani e dei loro uomini sandwich dell’ “economia”, la cessione a valore fallimentare dell’ingente patrimonio dello Stato Italiano, oggi “nelle casse” della Repubblica Italiana e del suo popolo, domani, in questa ipotesi, quanto meno condiviso con i popoli europei e altre istituzioni estere. L’Europa manterrebbe così solidità finanziaria, ma perderebbe probabilmente solidità civile e politica, con il forte dissenso che si creerebbe in Italia.

SECONDO WIN DELL’EU: vince l’Europa perché vince l’Italia.
L’Italia riesce a produrre a breve-medio termine almeno 500 MLD di PIL, incluso il rimbalzo dal crollo pandemico, cioè almeno +300 MLD sul 2019, a riportare il debito pubblico a compatibilità economica, con enorme rafforzamento dei valori patrimoniali e rinata fiducia dei mercati nell’economia italiana e anche del popolo italiano nel suo Paese, Repubblica e Stato. Ma dove trovare quei 300 MLD in più per l’economia italiana?
1. L’industria del Nord, oramai indotto (non possiede quasi più prodotti/mercato propri) della locomotiva europea a trazione tedesca, potrà produrre elementi marginali di competitività, che servono moltissimo all’economia pesante e tradizionale europea (e anche al Nord Italia) ma che non risolvono il problema della urgente crescita del PIL italiano.
2. L’industria identitaria invece (agro-alimentare, certo tessile, arredamento, certa edilizia e un piccolo fermento di iniziative di nicchia) può invece moltiplicare il suo contributo al PIL, fino a produrre anche 150 MLD di valore in più da mercati esteri, con grande investimento promozionale pubblico, concertato strettamente con le imprese dei settori citati. La strategia dovrebbe essere quella del forte aumento del valore all’estero. Ciò sarebbe del tutto appropriato in termini di valore: che un litro d’EVO italiano qualificato possa costare a New York o a Londra anche l’equivalente di 50 €. è del tutto plausibile.
3. E veniamo al vero core business dello sviluppo: l’Economia Turistica Integrata (E.T.I.), integrata tra i suoi elementi (in pacchetti), integrata al contesto socio-economico circostante (per i servizi), integrata all’economia locale (indotta dal flusso turistico). Come insegna la economia organicista, quella di campo, con uno sforzo organizzativo dobbiamo riprendere la leadership mondiale del settore turistico, attraverso una forte riorganizzazione: ripartire, cioè, da una seria visione in chiave di business globale, ove il turismo si è trovato prima di tutti gli altri settori. Dobbiamo costruire un sistema di Aree di Destinazione Turistica (vere, non come frainteso ad esempio da Destinazione Emilia) basato sulle vere dinamiche e strutture del settore turistico globalizzato.
Ho esperienze pratiche molteplici ed emblematiche. 200 ADT tra Nord e Sud, richiedono circa 150 MLD d’investimenti, oltretutto altamente produttivi in termini civili, perché aumentano drasticamente, se ben progettate e gestite, l’entità di tutti i servizi per i cittadini, incluso quelli sanitari, e la valorizzazione del patrimonio; non solo, creano circa 2.000.000 di posti di lavoro a basso investimento (il settore turistico, a differenza del manifatturiero è labour-intensive) e producono circa 200 MLD di PIL, golosissimo per l’EU in quanto in buona parte extra-continentale.

Ecco, allora, con un piano da subito con i Recovery Fund EU, arrivare a medio termine 350 MLD di nuovo PIL con 2. e 3.
Questa dovrebbe essere la prima e vitale missione del nuovo Governo. Ciò risolverebbe la attuale situazione finanziaria riportando im asse debito pubblico e PIL. Anche la secolare questione dello sviluppo del Sud d’Italia inizierebbe a risolversi, in quanto almeno la metà dello sviluppo previsto proverrebbe del Mezzogiorno.
Con la possibilità poi di raddoppiare il risultato con altri investimenti analoghi strada facendo.
Inoltre, su questa base di rinnovato successo economico, gli italiani potrebbero trovare la motivazione per riappropriarsi della totalità del proprio debito pubblico, inducendo così cambiamenti radicali nell’atteggiamento mondiale di fiducia finanziaria verso il Paese e ridestando una funzione di aspettative e di positività verso l’investimento in Italia. Certo, qualche riforma è fondamentale (Giustizia) e qualche meccanismo istituzionale deve risorgere (funzionamento dei Partiti – una legge, finalmente? – per il successo della Rappresentanza democratica).

Si comprende così quanto tutti abbiano da guadagnare nel secondo win: l’Italia, l’Europa, l’Occidente, l’Eurasia, il Mondo. E quanto il primo win sia riduttivo e alla fine, forse, pure una vittoria di Pirro.

Caro Presidente incaricato, abbiamo fiducia nella sua grande esperienza.

Mario Draghi