Draghi, Conte e il solito balletto finto


Cosa si deve fare dell’Italia?
Cari amici italiani, pensate di essere voi a deciderlo?
A destra e a sinistra, vi sbagliate.
Non siete voi, e nemmeno stavolta.
Il teatrino che vi mostrano (se mi chiedete chi è il regista e chi sta scrivendo il copione, è impossibile rispondere ma c’è) è volto a un solo obiettivo, come sempre nella storia repubblicana e sempre di più nel corso dei lustri: rendere utile l’Italia.
Ma rendere utile l’Italia per chi? Se fosse davvero la Repubblica che sembra, si direbbe per i suoi “titolari”: gli italiani. Ma visto che troppe cose elementari sono state lasciate in sospeso nel meccanismo istituzionale dal giugno 1946, visti i fatti storici dall’ 8 settembre 1943 e dalla Resistenza in qua, credo che si possa dire questo: la Repubblica Italiana esiste, ma è sempre stata condizionata da fuori.
E anche oggi, ancora una volta, sì cerca di attuare il miglior meccanismo di “guida remota” per il Vascello Italia, non “donna di province, ma bordello”.
Furbetto Conte? Taumaturgo Draghi? Larghe intese aum-aum?
C’è qualche chance di evitare di essere uno stupido drone d’oro per altrui scopi? Le istituzioni Italianei e i loro uomini forti sono coinvolti? Le opposizioni sanno cosa fare o fanno finta?
Da dove viene tutto ciò?

Molto interessante il lavoro di analisi e proposta storica sulla Resistenza svolto nell’ultimo libro di Piffer “Una Resistenza cancellata”, la cui recensione a cura di Ugo Finetti è apparsa in Studi Cattolici di gennaio 21.
Tommaso Piffer fa un punto importante sui fenomeni endogeni (interni) alla Resistenza.
Rimane, oltre alla giusta collocazione nel suo variegato panorama di tutte le forze in gioco e le riletture storiche del loro ruolo di cui occorre essergli grati, la strategia esogena (ESTERNA) in cui storia corretta, miti e riti della Resistenza vanno calati per dare il vero senso dell’epoca storica e della realtà del dopoguerra italiano e ancora dell’oggi.
Se esiste una partecipazione più ampia e profonda alla Resistenza di quanto riportato dalla vulgata comunista, e anche una partecipazione non solo cristiana, non va dimenticato che ciò era già forma di alleanza subordinata alle potenze democratiche che stavano scalzando i tedeschi e il totalitarismo dall’Europa.
Tale alleanza, a guida USA, aveva già dentro il seme dell’opposizione al totalitarismo staliniano (la guerra fredda incipiente) e del predominio in economia industriale sull’Occidente.

Soprattutto, il ritardo nell’intervento di liberazione dal nazi-fascismo degli Alleati in Italia, aveva da una parte anche un senso sanzionatorio verso il popolo italiano, nella forma della *guerra civile* : tale “punizione” era ben più coerente con il Paese della Bellezza, l’Italia, che la rasa al suolo con *bombardamenti a tappeto* della Germania o il knock-out delle *atomiche* per il Giappone. Essendo guerra civile avrebbe salvato “le cose” (preziose dell’Italia: Venezia, Firenze, ecc.) e colpito solo “gli uomini, il popolo”.

Il risultato finale, col sorgere della Repubblica Italiana, è una condizione politica solo apparente di autonomia e di democrazia, con il famoso Fattore K di reichliniana memoria a tenere in stallo la società italiana e la sua “democrazia occidentale”.

Ecco che le azioni degli americani continuano in modo subdolo nelle istituzioni tricolori post-belliche e nell’economia italiana, con l’imposizione di un blocco economico mirato al sabotaggio del boom economico con la quadriga distruttiva dei casi Olivetti-Ippolito-Mattei-Rovelli, che misero scientemente in ginocchio per sempre la competitività del nostro grande Paese anche se non la sua dimensione industriale, pur umiliata e offesa nel ruolo di player mondiale.

Per cui, occorre capire bene “che cosa davvero” è stato cancellato, parafrasando Piffer.
E, in epoca di recrudescenza del morbo politico italico dello “scontro-senza-capire” quanto ciò che succede sia nascosto da retorica e contro-retorica per non mostrare i veri fatti, che vengono, come allora, dal vero scacchista: non il popolo italiano, immerso nella fasulla democrazia delle parole, ma i poteri economici dell’Europa, della NATO e dei suoi equilibri strategici.
In attesa che altri vengano a mangiarci in testa (Cina e Russia), se non la tiriamo su davvero, mostrando col Next Generation Plan che il destino dell’Italia ce l’ha in mano, meglio di chiunque altro, il suo popolo, il popolo italiano: per il bene migliore dell’Italia, dell’Europa, dell’Eurasia, dell’Occidente, dell’Umanità e del Mondo.
Stavolta, e sarà l’ultima, per davvero.