Al mercato delle vacche il peggior fico del bigoncio


Se qualcuno pensa che questa sia un’analisi politica dei fatti recenti può tranquillamente spegnere l’aggeggio che ha in mano e andare a guardare un Tg, governativo o meno (tanto sono tutti uguali). In queste poche righe riporto solo i pensieri che mi si sono aggrovigliati in testa nelle ultime ore dopo il primo giro di consultazioni che Mattarella ha tenuto nel salone delle feste del Quirinale, dando prova di un umorismo degno del miglior Wodehouse o (a scelta) di un senso dell’opportunità pari a quello di un giardiniere che pianta cactus in un campo nudista.
Ciascun gruppo presentatosi a Palazzo ha detto la sua, com’è giusto, e il Presidente ha tratto le conclusioni che bisogna fare presto, il che dimostra la grande saggezza di quell’uomo. Ha così conferito un mandato esplorativo al Presidente della Camera, tanto per perdere altri quattro giorni prima di scoprire che le cose stanno sempre al solito punto: fatti a zero e chiacchiere a mille.
Riassumendo le posizioni: il PD non vuole più Renzi, perché dopo lo scherzo della scorsa settimana non si fidano più, però non esclude di poter issare a bordo i renziani senza il loro capo.
In pratica è come voler cuocere le pere al vino senza il vino, ma questo forse non lo hanno ancora ben chiaro.
I 5 stelle, dal canto loro, dicono che con Renzi non faranno più nemmeno il tressette del sabato sera, però sembra che qualcuno non sia così radicale e accetterebbe di ricominciare a dialogare. La cosa ha generato una lite interna con Dibba che non ci pensa proprio a porgere al Bomba l’altra chiappa e minaccia di dire ‘ciaone’ a tutta la baracca, mentre Crimi è più possibilista, come lo stesso Fico (di cui diremo dopo). Insomma, sono più confusi di Robin Hood davanti ai Ricchi e Poveri.
LEU dichiara di stare con Conte fino alla morte, sottintendendo che la loro morte (politica) coinciderà esattamente con la fine (politica) dello stesso avvocaticchio pugliese.
Il centrodestra si è invece presentato compatto come non mai, chiedendo a gran voce elezioni anticipate ma accettando di valutare soluzioni praticabili che includano in maggioranza i loro partiti.
A quanto pare Mattarella non ne ha tenuto minimamente conto dando l’incarico esplorativo a Fico anziché alla Casellati, la quale come seconda carica dello Stato sarebbe stata la giusta figura istituzionale. Questo la dice lunga sulle intenzioni del Colle, sebbene molto può ancora capitare.
Dicevamo della compattezza del centrodestra, che ha addirittura recuperato dei pezzi che sembravano perduti nel mare magnum, pardon, nella pozzanghera dei cosiddetti ‘responsabili’, cioè di quelli che al tempo del salvataggio del governo Berlusconi vennero chiamati ‘voltagabbana’.
La mancanza del vincolo di mandato è una lacuna costituzionale che prima o poi si dovrà colmare, data la frequenza dei cambi di casacca delle persone che fiduciosamente mandiamo a rappresentarci: più di 500 solo nella scorsa legislatura!
Questa cattiva abitudine è ormai endemica e il cosiddetto ‘mercato delle vacche’ è uno spettacolo davvero deprimente. Il fatto, poi, di aver dato a Fico l’incarico di mediatore presuppone che a lui toccherà anche la parte del sensale che dovrà convincere i più recalcitranti a schierarsi per un Conte Ter, con la promessa di una continuità di stipendio per ciò che resta della Legislatura. E questo non perché Fico sia un fulmine di guerra, ci mancherebbe, ma semplicemente per due ragioni: innanzitutto è sacrificabile, poi è sufficientemente super partes pur mantenendo contatti amichevoli con quasi tutte le parti in causa.
Qualcuno comunque nel centrodestra è stato recuperato, tanto che i responsabili sono in effetti un po’ pochini per garantire una maggioranza “solida e non raffazzonata” come chiede Mattarella. Il senatore Vitali, ad esempio, è stato ricondotto all’ovile da Berlusconi dopo solo mezza giornata, probabilmente minacciandolo di levargli camicia, mutande e pelle del culo, ma soprattutto garantendogli che non si andrà al voto. Sì perché, come si diceva più sopra, ciò che questi gentiluomini hanno a cuore non è quasi mai il bene del Paese, bensì il proprio tornaconto personale, e sanno benissimo che avendo il referendum quasi dimezzato il Parlamento, molti di loro non saranno più eletti, a cominciare dai grillini per finire a tutti quei peones che da anni popolano il pueblo del Parlamento italiano senza che molti di loro abbiano mai, nemmeno una sola volta, preso la parola in aula.
Ebbene, questi signori sanno farsi i conti e hanno capito che nella mezza legislatura che ancor manca al gong ciascuno di loro guadagnerà circa 450 mila euro che invece andranno persi se non saranno rieletti.
Ecco quindi la vera ragione di tutta questa manfrina. Vedrete che prima o poi si rimetteranno d’accordo e tireranno a campare come e più di ora con una maggioranza appesa a un Ciampolillo qualsiasi, senza un piano vaccinale e col rischio di buttare al vento i miliardi dell’UE in investimenti assolutamente inutili e improduttivi.
Le trattative dureranno il giusto per mantenere in piedi il teatrino e per non far capire troppo smaccatamente che sono già tutti appattati.
Come avevamo previsto con la nascita di Italia Viva, Renzi è diventato – e lo ha dimostrato – l’ago della bilancia. L’ex premier per il momento non scopre ancora le sue carte anche se emergono i primi segnali. Da Italia Viva fanno infatti sapere che ci sono tre nomi ai quali dovrebbe arrivare un siluro sotto la linea di galleggiamento.
Primo fra tutti il super commissario Domenico Arcuri, poi il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede ed infine il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri.
Giustizia a parte, da sempre terreno di scontro tra Italia Viva, Conte e il M5S, secondo il partito di Matteo Renzi la gestione della pandemia e della politica economica ha mostrato delle lacune profonde. Stando a loro, si può fare di più.
E meno male che se ne sono accorti, diremmo noi! Peccato che ogni mossa di Renzi nasconda altri intenti e altre finalità, e vedrete che anche questa volta non sarà diverso: ci metterei la vostra mano sul fuoco.
Nel frattempo Renzi, per smorzare la tensione, ha fatto una capatina a Riad per una conferenza, pare ben pagata, che ha scatenato le critiche dei politically correct e dei radical chic, vuoi per l’abbondante cachet, vuoi per l’opportunità di stringere mani in uno Stato che limita i diritti umani in generale e delle donne in particolare.
Pare comunque che Renzi abbia fatto un figurone, tanto che tutti si sono complimentati con il senatore per il suo arabo, sebbene per tutto il giorno abbia parlato in inglese.
Cosa accadrà ora? Tutti vogliono fare in fretta e tutto lascia presagire che, dopo il mandato a Fico, che Renzi ha definito “una scelta saggia“, toccherà di nuovo a Conte. Da Italia Viva, però, avvertono: “Attenzione perché ci potrebbe anche essere qualche sorpresa”. Non a caso Matteo Renzi, in tutte le sue conversazioni con la maggioranza giallorossa e con l’opposizione, continua a ripetere che non è vero che Mario Draghi è indisponibile, sebbene il grande guru del Monopoli mondiale continui a negare ogni coinvolgimento.
Staremo a vedere. Probabilmente i giochi sono già fatti: ecco perché il clima politico non appare molto surriscaldato. D’altronde questi sono i giorni della mer…la.