Vincenzo: il mio nome


Il nome Vincenzo mi è stato dato dai miei genitori e non credo a caso, infatti attraverso una ricerca dell’albero genealogico della famiglia, ho capito che mi è stato attribuito come testimonianza di amore e rispetto verso coloro che ci hanno preceduto. Avere il nome di un santo richiede la conoscenza della sua biografia e la volontà di cercare di imitarlo. I santi non richiedono la nostra attenzione, essi sono già al cospetto di Dio, ma se lo vogliamo essi possono intercedere con Dio Padre per noi.
La storia ci parla di diversi personaggi di nome Vincenzo che non sono santi, ma persone con una spiccata creatività imprenditoriale, sempre però con lo sguardo rivolto verso i più bisognosi, proprio come i santi della porta accanto, anche se non tutti portano il nome Vincenzo, a noi il compito di scoprirli… spesso essi vivono con la massima dignità pur nella sofferenza, nella malattia, nella solitudine.
II testi biblici ci parlano di diversi santi di nome Vincenzo, andiamo a conoscerli da vicino:

San Vincenzo Diacono Martire nato in Spagna il 22 gennaio del 304
San Vincenzo Ferrer Sacerdote nato in Spagna il 5 aprile 1350.
San Vincezo Pallotta sacerdote nato a Roma nel 1500
San Vincenzo De Paoli Sacerdote nato in Francia il 27 settembre 1581
San Vincenzo Romano sacerdote nato a Napoli nel 2013

La storia fa memoria dei santi e dei beati il giorno della loro ascesa al cielo, a differenza di San Giovanni Battista per il quale si fa memoria anche il giorno della nascita.
Permettetemi, sono di parte, ma del santo di cui porto il nome, San Vincenzo Ferrer, del quale si fa memoria il 5 aprile, ho deciso di approfondire la biografia, un po’ per devozione e un po’ per curiosità.
San Vincenzo Ferrer nacque a Valenza il 23 gennaio del 1350 da Guglielmo e Costanza Miguel, una famiglia molto religiosa (ebbe un fratello prete e due sorelle suore). Chiamato Vincenzo perché nato il giorno in cui la chiesa commemora il diacono S. Vincenzo, martirizzato a Valenza nel 304, fin da bambino fu devotissimo, precocemente intelligente e studiosissimo. All’età di 17 anni entrò nel convento dei domenicani di Valenza, a 24 anni fu ordinato sacerdote guadagnandosi subito la fama di grande predicatore; continuò a studiare filosofia e teologia. Nel 1389, il Capitolo di Seo de Urgel lo nominò predicatore generale iniziando la sua missione di apostolo pellegrinante.
Sono questi gli anni dell’inizio del grande scisma d’Occidente (1378-1417): due papi: uno a Roma e l’altro ad Avignone, si contendevano il governo della chiesa. Benedetto XIII lo volle alla corte di Avignone e qui Vincenzo cominciò a capire la verità e si ritirò nel convento domenicano di quella città. Si ammalò gravemente e giunse in fin di vita, quando il 3 ottobre 1398 ebbe una visione che fu decisiva per la sua missione. Gli apparve Cristo, accompagnato da S. Domenico e S. Francesco, lo guarì e gli diede l’incarico di evangelizzare il mondo.
Dal 1399 al 1412, attraversò tutta l’Europa occidentale, predicando il mistero di Cristo e della sua chiesa. La sua predicazione era apocalittica, tanto che fu chiamato “l’Angelo dell’Apocalisse”.
L’iconografia lo rappresenta vestito da frate domenicano con la fiamma sul capo (a significare l’ardore della sua fede), con le ali (come l’angelo dell’Apocalisse) e nella mano la Bibbia.
Oltre al catalano, egli conosceva il latino e un po’ di ebraico, ma gli ascoltatori lo udivano ognuno nel suo idioma. L’entusiasmo suscitato dalla sua predicazione era tale che lo seguivano migliaia di persone; erano i cosiddetti “disciplinati” o “flagellanti”, movimenti religiosi che si ritrovavano attorno ai grandi predicatori del tempo.
Si adoperò per porre fine allo scisma: il suo famoso discorso “ossa arida auditeverbum Dei”, pronunciato davanti all’antipapa e al re Ferdinando, scosse le coscienze di tutti. In Italia, predicò in Liguria, nei pressi del Santuario della Madonna del Monte (Legino- Savona) e Piemonte; ad Alessandria della Paglia incontrò un ragazzo di nome Bernardino da Siena e durante la predica disse: “Fratelli ho una buona notizia da darvi; fra voi c’è un ragazzo che sarà frate francescano, diventerà un luminare della Chiesa e sarà canonizzato prima di me”. E così avvenne.
S. Vincenzo operò molti miracoli; due dipinti custoditi nella cappella a lui dedicata nella Basilica di S. Maria della Sanità a Napoli rappresentano due suoi prodigi. Il primo consiste nella salvezza di un muratore che stava cadendo da un andito; l’altro dipinto narra la Resurrezione di una donna.
S. Vincenzo è anche annoverato come compatrono di Napoli poiché nella prima metà del XIX secolo, per sua intercessione, mise fine ad un’epidemia di colera che aveva colpito la città.
Morì a Vannes in Bretagna il 5 aprile 1419 e il 29 giugno 1455 fu proclamato santo da Callisto III.