Addio al contante: Il piano Cashless (ovvero la vaselina che non si vede)


Nell’articolo che segue troverete la spiegazione di piani e processi che il governo ha messo in atto ultimamente, i quali hanno la prerogativa di sembrare una cosa e di essere un’altra cosa del tutto diversa. Vorrei però precisare, a scanso di equivoci in merito all’imparzialità di chi scrive, che quanto segue non è frutto del pensiero di una persona a priori pro o contro il governo. Ciascuno di noi talvolta sbaglia e talvolta fa la cosa giusta: voi, i vostri amici, io stesso, tutti insomma. Anche il governo a volte fa scelte giuste e altre volte fa scelte economiche o politiche schiavizzanti per il popolo. Se siamo – sempre e a priori – a favore o contro qualcosa, allora non saremo mai obiettivi e non conosceremo mai la verità. Saremo semplicemente dei fan, e i fan sono ciechi per definizione. L’onestà intellettuale consiste invece nel valutare le singole cose caso per caso, senza farsi condizionare e senza alcun pregiudizio. Detto ciò, torniamo a bomba.
A partire dall’8 di dicembre il governo ha adottato il piano Cashless, che letteralmente significa “senza denaro contante”. Si tratta di una serie di misure volte a ridurre, se non a eliminare completamente, l’uso del denaro contante e quindi spingere le persone verso un futuro senza “cash”. Tutto ciò, a detta del governo, serve soprattutto a combattere l’evasione fiscale. Sta funzionando? Sì, nel senso che le persone stanno scaricando la app che serve a partecipare al programma. Le stesse persone che non scaricavano la app Immuni per questioni di privacy, mentre qui danno tranquillamente il loro numero di carta di credito e di conto corrente bancario.
Servirà a combattere l’evasione? No. È una cosa buona e utile per le persone? No. In questo articolo scoprirete il vero motivo per cui il governo ha deciso di portare avanti questo piano e cosa capiterà alle persone in futuro.
Il primo tassello di questo favoloso piano Cashless è il piano Cashback. Come funziona? Si scarica l’app Io dai soliti store on line, si inseriscono uno o più numeri di carta di credito e un conto corrente bancario. Semplice, no?
Ogni volta che pagheremo con una di quelle carte ci verrà accreditato sul conto corrente un 10% dell’importo totale che abbiamo speso. In realtà non ci verrà accreditato immediatamente, ci vorrà un po’ di tempo. Immagino che ora starete pensando: “Meraviglioso! In pratica sto pagando tutto il 10% in meno del suo valore! Quindi lo faccio: scarico la app e inizio il programma”.
Ma la prima cosa che dobbiamo sapere è che quello che ci viene restituito non è proprio il 10%. Immaginiamo di acquistare uno smartphone da 800 euro. Se ci restituiscono il 10% vorrà dire che otterremo indietro (appunto: cash back) 80 euro. Giusto? Sbagliato. Perché per ogni acquisto c’è un ritorno massimo di 15 euro, non importa quale fosse la spesa fatta. Non possiamo pensare di comprare un’auto da 30 mila euro pensando che ci diano indietro 3000 euro: che ne danno soltanto 15. Qualcuno dirà: allora faccio una furbata, acquisto facendo dei pagamenti dilazionati; in questo modo riceverò per ogni pagamento il suo cashback, e quindi farò un sacco di soldi. Sbagliato. Perché la app si accorge di questo: è in grado di ricondurre i vari pagamenti al solo acquisto, anzi chi avesse qesta alzata d’ingegno rischia di venire escluso dal programma.
Ad ogni modo diciamo che mi va di partecipare perché sono sempre comunque soldi che ritornano. Beh, bisogna sapere che c’è un minimo di acquisti che bisogna fare perché ci diano i soldi indietro. Adesso, nel periodo di Natale (il cosiddetto Extra Cashback), gli acquisti sono minimo 10, ma poi a partire da gennaio sarà necessario fare almeno 50 acquisti nell’arco di 6 mesi, se non si faranno almeno questi 50 acquisti (ad esempio ne faremo solo 45) non ci daranno un centesimo. Non solo, ma allo scadere di questi sei mesi, il conteggio ricomincia da capo! La morale è che se volete avere questo 10% indietro dovete spendere, spendere e ancora spendere. E ad ogni modo il rimborso non può mai superare i 150 euro ogni sei mesi, ovvero 300 euro l’anno.
Il massimo che si può fare è allora spendere nell’arco di un anno 3000 euro e ricevere indietro 300 euro, cioè il 10%. Poco male – direte – io faccio l’artigiano, ho un sacco di spese vive, quindi uso la carta per fare i miei acquisti per il mio lavoro e almeno mi tornano indietro un po’ di soldi.
Sbagliato. Perché, come si legge sul sito del governo, non potete fare acquisti che siano legati alla vostra professione. Come, come? Veramente non posso avere degli sconti sulle mie spese aziendali?
Allora sorge un dubbio: siamo davvero convinti che questo piano serva a combattere l’evasione fiscale come dice il governo? Oppure serve a qualcos’altro? Perché se l’intento fosse veramente quello di spingere tutti a fare transazioni elettroniche e quindi tracciabili, perché non includere anche tutti quei professionisti che oggi scelgono di utilizzare il contante per pagare meno tasse?
Eppure in Italia tutti sanno che una larga fetta del sommerso è imputabile esattamente a questo atteggiamento. In effetti è un po’ strano, però si potrebbe dire: almeno adesso le persone sceglieranno di pagare quei professionisti con carta, per ottenere il cashback e quindi questi saranno costretti ad emettere fattura. In effetti questo sembrerebbe un buon modo per combattere l’evasione. Ma ne siamo veramente sicuri?
Supponiamo che a casa nostra venga l’elettricista, ci aggiusta l’impianto elettrico e tra costi di materiale e manodopera ci chiede 500 euro. Come spesso accade, però, l’artigiano ci dice che sono 500 euro con fattura oppure 400 senza fattura, perché noi risparmiamo l’IVA e lui non dichiara quel guadagno, su cui quindi non pagherà le tasse. Entrambi abbiamo un vantaggio (evadendo il fisco): basta pagare in contanti. Ed è questo che accade nella realtà, come sapete bene. Allora vi fate due conti e pensate: “Se pagassi con carta di credito il governo mi darebbe indietro il 10% di quei 500 euro, ossia solo 50 euro. Anzi, no! C’è un tetto massimo di 15 euro, quindi è evidente che non mi conviene! Il raffronto è ingeneroso a dir poco: 15 euro se sono onesto, 100 euro se non pago l’IVA sulla fattura!
La morale quindi è che alla gente converrà continuare ad evadere. Allora ciò che ci dovrebbe perplimere è: davvero fior di economisti che lavorano per il governo non hanno fatto ragionamenti così semplici? Oppure sotto alla faccenda del cashback c’è un secondo fine nascosto?
In realtà la montatura del cashback ha uno scopo ben preciso: quello di spingere le persone a spendere facendo leva sulla loro ignoranza e sull’avidità di denaro. Lo fanno col trucco più
Vecchio del mondo: quello del gioco. Un esempio? Hanno chiamato quello di questi giorni Extra Cashback di Natale, facendo intendere che sia qualcosa di straordinario perché bastano soltanto dieci transazioni al mese. Ma se poi la normalità sarà fare 50 transazioni in un periodo di 6 mesi facendo una semplice divisione si capisce che è esattamente la stessa cosa, anzi, 50 diviso 6 fa circa 8, quindi ancora di meno. Allora usano questo trucco, lo chiamano Extra Cashback facendo credere che sia un’opportunità assolutamente da non perdere e tutti si fiondano a scaricare la app.
Come al solito giocano con noi, perché siamo dei pecoroni senza cervello.
In Italia abbiamo una ricchezza privata tra le più grandi d’Europa tra beni immobili e liquidità (cioè contanti che possediamo in banca. In un periodo di crisi come questo, la propensione alla spesa diminuisce drasticamente, perché tutti hanno paura e quindi si tengono i soldi. Lo avete sentito anche in televisione o letto sui giornali: le persone non stanno investendo, semplicemente risparmiano. Questo per il sistema in cui siamo costretti a vivere è un male, perché le persone devono spendere, ma soprattutto indebitarsi. La nostra è un’economia totalmente basata sul debito e se non ci indebitiamo non stiamo facendo ciò che il sistema si aspetta da te. Così con in cashback e la app che ti mostra la classifica dei più spendaccioni che vinceranno il Superbonus (orrore!) voi sarete invogliati a spendere sempre più. Nell’arco dell’anno, infatti, se rientrerete tra i 100 mila che avranno speso di più, vincerete un’extra, come alla lotteria.
Come vedete, lo scopo vero di questa macchinazione non è combattere l’evasione, ma drenare il più possibile la ricchezza dalle vostre tasche e farla finire nelle casse dello Stato!
Il sistema in questo momento, per poter ripartire ha bisogno di questo. Ce lo presentano sotto forma di gioco, anzi addirittura qualcosa di vantaggioso per noi, ma in realtà questa non è altro che una patrimoniale nascosta. Non dobbiamo infatti dimenticare che su ogni transazione elettronica c’è sempre una percentuale che viene trattenuta e che finisce direttamente alle banche. Questo naturalmente con il contante non succede, e se anche alcuni circuiti come ad esempio Bancomat, hanno dichiarato di voler azzerare queste spese se avete letto bene le notizie questo annullamento è solo temporaneo: durerà qualche mese. Inoltre sarà applicato solo a quelle transazioni al di sotto di un certo importo (nel caso di Bancomat, 5 euro). È vero che c’è sempre la possibilità di trattare con le banche per ottenere l’annullamento delle spese su tutte le operazioni Bancomat, ma non tutti lo sanno e comunque non tutti hanno la forza contrattuale con la propria banca per ottenerlo.
Allora cosa accadrà? Quando il cashback sarà una pratica comunemente accettata e le persone avranno smesso di farsi delle domande il periodo di sconti sulle commissioni scadrà e queste rispunteranno senza che nessuno ve ne dia notizia.
Nel frattempo, però, sul lungo periodo accadrà un’altra cosa, che adesso non è evidente, ma che alla lunga farà la differenza e diventerà un macigno in più sul nostro conto in banca: visto che potenzialmente grazie al cashback tutto costa il 10% in meno (almeno nella testa delle persone!) vedremo i commercianti alzare i prezzi. Esattamente com’è accaduto per la questione dei buoni pasto. Se vi ricordate, infatti, da quando a distribuire buoni pasto da 7 – 8 euro, il prezzo dei primi o comunque di un pasto al bar è lievitato, guarda caso, a 7 – 8 euro. I prezzi in pratica si sono adeguati al potere di spesa delle persone, e questa è una semplice legge economica. Inoltre, per la legge della domanda e dell’offerta, all’aumentare della spesa da parte delle persone – invogliate appunto dal sistema di cashback e da quella terribile classifica del Superbonus – aumenterà anche il prezzo delle cose e di conseguenza l’inflazione.
A questo ragionamento va aggiunto un ultimo punto, il fatto cioè che l’eliminazione del contante non è una cosa buona in assoluto: tutti nella nostra testa associamo il contante all’evasione, pertanto guai a dire che il contante deve restare in circolazione! Ma se smettiamo di ripetere come pappagalli ciò che sentiamo alla TV e incominciamo a ragionare con quel po’ di cervello che il buon Dio ci ha donato ci rendiamo conto che il contante è oggi l’unica cosa che ci permette di possedere il denaro che ci appartiene. Se domani sparisse e tutti soldi fossero solo un numeretto in un computer dentro una banca, e se la banca fallisse o comunque ci bloccasse il conto corrente non saremmo finiti: nnon potremmo nemmeno comprare un pezzo di pane.
E badate bene che queste cose succedono, ad esempio quando gli stati falliscono come è successo con la Grecia e con l’Argentina, e succedono anche alle brave persone che sono vittime di mala giustizia. Secondo l’AIWM, Association of International Wealth Management, questi casi sono più di mille all’anno. E se un domani non esistesse il contante non potrebbero nemmeno prelevare il poco che gli serve per vivere prima che il conto corrente gli venga bloccato.
Questo è il quadro generale di ciò che capiterà se il piano Cashless del governo e in particolare questa parte, cioè il cashback, prenderà piede su larga scala. In due parole ci stanno confezionando un suppostone che ci lascerà senza fiato (e senza denaro contante) e utilizzano come lubrificante invisibile – anziché la vaselina – lo specchietto per allodole più vecchio del mondo: il gioco.
Fin dai tempi in cui i governi italici ante Unità d’Italia, dal sabaudo al borbonico, introdussero il gioco del lotto, i matematici hanno invano cercato di spiegare che l’unico vincitore è il banco.
Un esempio per tutti: l’ambo viene pagato 250 volte contro una probabilità di uscita su 4005! Molto più onesta la roulette, in fondo, che paga il pieno 36/37esimi della posta!
Da quei tempi il gioco è stata la tassa dei poveri. Ora rischia di diventare la patrimoniale per tutti. Perché nel sistema in cui viviamo funziona esattamente così: sul breve periodo ci danno qualcosa che apparentemente sembra un vantaggio, ma sulla lunga distanza finiamo per perdere i nostri diritti, ci ritroviamo più poveri e con meno libertà.
Uomo avvisato…


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Fonti:
smetteredilavorare.it
Francesco Narmenni: Pillole di libertà