Sviluppo economico, debito pubblico e Res Pubblica italiana


La politica economica dell’Europa è la solita, niente di nuovo: dopo una lunga epoca deflaziinistica, ecco riemergere lo strumento inflazionistica, il piano Recovery Fund.
La si pagherà a medio termine o con un deprezzamento della valuta Euro o con un cambiamento di rapporto tra reddito e patrimonio, degli europei e, tra gli europei, di quelli che già lo vivono in modo estremo (gli italiani).

Il problema dell’Italia è che non ci sono vie sufficienti per produrre equilibri idonei tra PIL e debito pubblico. Cioè, lo sviluppo del PIL non può avvenire per le vie conosciute (economia industriale). Il problema, ben noto in fasi molto meno cruente (anni ’90 e decenni precedenti), risulta ORA, 2020 e seguenti, irresolubile per motivi tecnico-economici sostanziali (prodotto/mercato industriale): la maturazione e concentrazione dell’economia industriale (80% dell’economia tutta) impedisce ogni strategia aggressiva per ottenere quei 500 MLD di PIL che servono per mettere a posto i conti dell’Italia.

Questo enorme boccone indigesto (Stato dell’economia della Repubblica Italiana) è forse digeribile dall’Europa che ovviamente avendo forse la possibilità (forse, e soltanto forse, attenzione!) di attuare questo clamoroso ciclo virtuoso, inserendo l’economia italiana in un organismo economico rigorosamente sovraordinato, ne deciderebbe la terapia, tra le 2 possibili:

1. effettivo sviluppo del PIL italiano(-europeo, a quel punto…) attraverso intelligenti e innovative politiche di sviluppo del PIL (NON da economia INDUSTRIALE!);

2. Ciò che stanno miopemente e facilonisticamente cercando di fare da lustri, in Europa e non solo, col debito italiano: il trasferimento del patrimonio , in questo caso anzichè a saldo del debito, astutamente, in trasferimento del patrimonio degli italiani (del loro Stato repubblicano e dei Privati) a consumi . Tale strategia, di breve respiro, risulterebbe contingente, ma definitiva per la sovranità della *Res* (le COSE: musei, infrastrutture, risorse attrattive. e naturali, ecc.) *publica* da parte del Popolo Italiano: il debito tornerebbe in breve ad imporsi e questa volta, in assenza di garanzie patrimoniali, la res diverrebbe non più pubblica del popolo (italiano), che la fondò con guerre e sangue, la organizzò e attrezzò, anche se malamente, ma di altri che rivendicano soddisfazione per i propri crediti.

In questa prospettiva, la sfocata visione storica di nuovo non ci assiste: anche su questo l’era di oggi, IL GLOBANTROPOCENE, è originale. Cioè, non sono più veri gli ottusi corsi e ricorsi (cicli di crescita e di crisi economica) visti nell’economia “mondiale” degli ultimissimi secoli e ancor di più degli ultimissimi decenni di relativa Pace.

Nè l’idea di una guerra (o, come è ben evidente!, di una pandemia…) può cambiare il quadro dei possibili vantaggi per i player: da una guerra (e dalla pandemia) l’Italia e gli italiani possono solo uscire più poveri e distrutti, come o forse più che dalla troika, di cui sappiamo la rozze medicine (pur sempre cura!) e gli esiti.

La gestione di qualsiasi tipo di conflitto (strategico, economico) vede l’Italia e gli interessi del suo Popolo (nell’accezione di proprietario della Res Publica italiana) uscire gravissimamente sconfitto.
Sarebbe come la distruzione del Tempio per gli ebrei, e porterebbe alla dissoluzione del Popolo come forza ctonica, territoriale e oltre, in una sorta di diaspora istutuzionale: si tornerebbe cioè alla partecipazione di persone italo-culturali a istituzioni e repubbliche di altri Popoli, che si estenderebbero (sostanzialmente) anche sul vecchio territorio della superata Repubblica Italiana.

Bene? Male? Forse già necessario. E non sono formulette di decentramento amministrativo (1,3,20,100, 100milioni di Italie) più o meno federale a risolvere la questione: consentitemi, si tratta di GIOCHI PER BAMBINI, e anche poco intelligenti. La vera partita della vera dimensione della COSA (valore, patrimonio, cose!) Pubblica italiana si gioca sul PIL e sul DEBITO PUBBLICO e, conseguentemente, come è assolutamente normale e dove punta il cane affamato dell’Europa e del Mondo (lobby economico-finanziarie, plutocrati mondialisti o meno, grandi Paesi a economia libera o meno) è al PATRIMONIO DEGLI ITALIANI, DELLA LORO REPUBBLICA E DELLE LORO PROPRIETÀ.

Che a fronte di un tale DEBITO della Repubblica stessa, o viene valorizzato economicamente con PIL per rientrare, o deve ONESTAMENTE essere ceduto per abbattersi.

NO OTHER CHANCE.

E vi dico che la strada per evitare questo ESISTE.
E si fa con il PIL!
Ma ci vuole competenza, ordine, freddezza, capacità di relazioni internazionali, Stato abbastanza efficiente e VISIONE. Cioè un Governo Eccellente. Non quegli zombie al Governo ora o altri del ridicolo panorama politico italiano.

Il PIL italiano può crescere di 500-600 MLD ma non con l’industria, a parte un contributo di circa 200 da quella identitaria (soprattutto agro-alimentare caratteristico, tessile-moda e un poco di edilizia semiologica, cioe la ceramica).

Il resto viene dall’E.T.I., dall’ Economia Turistica Integrata. E in particolare del SUD. Anche per questo l’Italia non può che essere molto più unita TRA NORD E SUD, e coesa istituzionalmente di quanto culturalmente condivisibile: il debito e il bisogno di sviluppo ci legano insieme. Ancora non come un modo scorsoio, se si fa lo sviluppo E.T.I….

Senza quei 500MLD almeno, pensare ancora all’Italia, a questa Repubblica Italiana sarà un errore, un mito o una finzione.

La mia difesa della Repubblica Italiana NON ATTIENE a fattori romantici, ma di concreto sviluppo del valore.
Sociatricamente ritengo che le prospettive di diversa gestione (troika e sue politiche ortopediche, finzioni autonomistiche per dare spazio agli altri, attese di appoggi esteri) della crisi italiana siano peggiorative per L’UMANITÀ, non soltanto per una sua esigua PARTE (quell’80esimo circa che forse sì può definire “Popolo Italiano”).
Cioè, la dimensione istituzionale della Repubblica Italiana è ancora la migliore per valorizzare il Patrimonio dell’Umanità costituito da questo Paese.

In via subordinata, venga pure lo scioglimento, nell’Europa o altrove. Lo gestiranno, e male, questi zombie o altri del quadro politico scimmiesco di questo Paese, come malissimo hanno gestito la vecchia REBUBBLICA ITALIANA.