La Corte d’appello della Federcalcio respinge il ricorso del Napoli


L’esito dell’appello del club napoletano, che ha confermato la sconfitta 3-0 a tavolino con la Juventus ed il relativo punto di penalizzazione, era tutto sommato prevedibile. Non lo erano invece le motivazioni che hanno gettato un alone di sospetto sulla società del presidente Aurelio De Laurentiis.

Nella sentenza d’appello, infatti, è descritto nero su bianco (ironia dei colori), dal giudice Piero Sandulli (NDR: in foto), il tentativo truffaldino del Napoli di costruirsi l’alibi perfetto, per non andare a Torino a giocare la partita contro i campioni d’Italia. Macchinazioni che giungono a sollecitare l’intervento risolutivo dell’Asl, nel tardo pomeriggio del sabato precedente l’incontro. Un piano diabolico contrario ai più elementari concetti di sportività, correttezza e onorabilità. Un atto d’accusa colmo di infamia e durezza. Eppure nelle motivazioni della sentenza non c’è l’ombra di una spiegazione a riguardo del movente che avrebbe portato il club azzurro a progettare questa mossa suicida.

Risulta francamente difficile riscontrare questi profili di estrema gravità, individuati nel comportamento del Napoli, considerando anche i recenti interventi delle Asl sui giocatori convocati dalle nazionali e la scarsa normativa in merito, che fa riferimento in modo esclusivo ad un protocollo che ha mostrato tutti i suoi limiti.

Considerata la portata della sentenza e la gravità delle accuse contestate. non si capisce allora perché il Napoli sia stato punito solo con la sconfitta per 3-0 e con un punto di penalizzazione, e non piuttosto con la radiazione dal campionato.

D’altra parte una sentenza diversa difficilmente sarebbe stata possibile. Una pronuncia differente avrebbe messo in discussione tutto il protocollo ed avrebbe mandato il campionato in confusione. La sentenza parla di un protocollo firmato da tutte le società al quale al Napoli si doveva attenere e la sentenza punisce il Napoli perché il club ha aperto uno squarcio che ha messo a rischio il sistema.

A questo punto, escusso anche l’ultimo grado della giustizia sportiva, è chiaro che si passerà nel campo della giustizia ordinaria, dove inevitabilmente questa vicenda vedrà il suo epilogo.

È sempre una sconfitta quando il mondo dello sport è costretto a ricorrere alla giustizia ordinaria, per la sua incapacità di sviluppare una giustizia interna.

Il Collegio di Garanzia del Coni, ultimo organo di giustizia sportiva, esamina l’ultimo grado delle Corti delle Federazioni. Il Collegio può esaminare solo le violazioni di norme o il difetto di motivazione. Pertanto l’avvocato Grassani, ed i consulenti del Napoli, dovranno individuare eventuali violazioni di disposizioni di legge, poi, se il Collegio rimanderà alla Corte d’Appello Figc, questa dovrà poi uniformarsi ai principi di diritto indicati.

Il possibile ricorso del Napoli al Tar, organo giurisdizionale che può intervenire solo per legittimità, per violazione di norme, se dovesse rilevare l’illegittimità potrà annullare la decisione ma non risarcire il danno economico. Se il Napoli avesse ragione, potrà fare un’azione di risarcimento.

Una brutta pagina di sport dove istituzioni che dovrebbero rappresentare tutti, a loro volta, non escono né limpide né leali ma alla stregua del comportamento ascritto al club azzurro, poco sincere e pretestuose.

Unica nota positiva è che la sentenza è arrivata in una settimana senza impegni di campionato e coppa, in un momento neutro, quello della sosta per la nazionale, che permette al gruppo di lavorare e soprattutto di far decantare le emozioni, in vista della ripresa.

Ripresa che si presenta subito con una gara importante con l’arrivo a Napoli dalla capolista Milan per la prima partitissima di questa stagione.

Piero Sandulli