Il politico conservatore – Democrazia, media e piazza


Si sono svolti in questi giorni diffusi fenomeni di piazza in molte città, da parte di gruppi numericamente rilevanti anche se contenuti rispetto alle comunità di riferimento. Tali gruppi erano caratterizzati da diverse tipologie di soggetti:
A) rappresentanti di attività economiche obiettivamente danneggiate dalle disposizioni del Governo, quali i ristoratori in particolare;
B) persone che protestavano per una supposta “truffa”, inganno protetto da enigma, del potere statale governativo, concentrato per emergenza nella Presidenza del Consiglio dei ministri, con il pretesto di un fenomeno sanitario, qualificato ad arte in termini non obiettivi per scopi diversi dalla salute pubblica;
C) alcuni facinorosi, come al solito in eventi turbolenti e di eccitazione nervosa di dimensioni psicosociali (dal piccolo gruppo alla grande massa).
Le manifestazioni di cui parliamo (in proporzione più o meno all’1/1000 delle popolazioni, infiltrate dalle componenti più attive del tipo C) sono state esposte all’opinione pubblica tramite i mass media in modo tale da non sortire effetti positivi di riflessione sull’opinione pubblica, causa la forte evidenziazione mediatica data ai facinorosi presenti. L’effetto ricercato dalla gestione comunicazionale dei fatti è di mostrare una sconfitta dell’opposizione al Governo. Quest’ultimo, invece, pare agire con evidenza per il bene della comunità, in un quadro mondiale di forte conferma con eccezioni solo parziali di Paesi a culture civili fortemente caratterizzate in termini maturi (Svezia e anche, in parte, Germania, dalle informazioni disponibili a oggi).
Le esortazioni alla umanità sociale vedono la stragrande maggioranza della popolazione seguire gli orientamenti delle comunicazioni di massa dati dai Governi e, quindi, adottare i comportamenti suggeriti, facendosene addirittura paladini. In conseguenza di queste credenze, diffuse tramite le disposizioni di legge e i dati a sostegno, si attivano meccanismi psico-neurologici dovuti ai neuroni specchio che incrementano le rigidità dei comportamenti sociali anti-covid: la maggior parte della gente è convinta che, per il bene di ciascuno, debbano essere tenuti da tutti determinati comportamenti (mascherina, distanziamento, restringimenti della socialità con compromissione dell’attività proprie dei luoghi d’incontro, come bar, ristoranti, palestre ecc.) e ritiene di doversene fare difensore.
I neuroni-specchio (“non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te”, neurologicamente) possono essere però aggirati: la nostra intelligenza corticale sa che è possibile andare oltre il comportamento naturale (bello o brutto che sia…) di tutti, cioè oltre l’effetto comportamentale dei neuroni-specchio, ottenendo risultati di grande vantaggio individuale; oppure che è possibile attivarli tramite credenze false. Non si può quindi escludere che la comunicazione sui fatti della pandemia sia gestita ad arte. Che, cioè, possa esistere qualcuno che domina un dispositivo articolato fatto di potere istituzionale e mediatico per il controllo di vaste porzioni dell’umanità. Il “virus”, naturale o artificiale, sarebbe solo accessorio, anche se non irrilevante, rispetto all’enormità del fenomeno.
Ma l’illusione del Governo Totale con il Grande Fratello orwelliano è pura letteratura. Mai è esistito e mai esisterà: la società umane sono sistemi irrimediabilmente aperti. È invece necessario e opportuno un progressivo articolarsi di strutture di Governo allo strutturarsi di insiemi sistemici più vasti nell’umanità, di cui la globalizzazione e l’antropocene (con la loro coincidenza mediatica) sono causa ovvia.
La democrazia vera è l’antidoto a grottesche fughe in avanti del dominio dell’uomo sull’uomo, vera pericolosissima malattia della specie. Andare contro l’individualismo spicciolo è certo bene. Valorizzare le qualità individuali è certo bene. Osteggiare il personalismo nel governo è certo bene. Dare alle amministrazioni delle società umane, Enti pubblici in testa, regimi strutturati di decisioni comuni è certo bene.
Il dubbio che ciò non avvenga, in particolare in Italia, è però legittimo, e i segni sono purtroppo molti ed evidenti:
1. non c’è democrazia senza forze politiche alternative per visione, ma aderenti al medesimo sistema democratico;
2. non c’è democrazia se tali forze non hanno una forte struttura organizzativa alle spalle, un vero Partito, che rassicuri l’elettorato sulla qualità delle scelte del/dei leader;
3. non c’è democrazia se tali forze non sviluppano un rapporto organico e salubre con l’economia, quella vissuta, che è anche parte sostanziale della politica vera;
4. non c’è democrazia se le amministrazioni dello Stato centrali e locali non rispettano ed esprimono la separazione dei poteri previsti dalla Costituzione;
5. non c’è democrazia se una parte del popolo vuole prevalere sull’altro.
Quindi, i dubbi che in Italia, complesso coacervo di culture diverse, si stia abusando nella gestione della epidemia sono legittimi. Ma anche il contrario non convince. E, malgrado io abbia nausea di ogni governo di ignoranti, non ritengo che questo Governo vada attaccato sul fronte del virus: è previsto, ed è perdente. Un governo non democratico per i 5 motivi di cui sopra, va attaccato a tutto campo, con serietà, senza personalismi, attraverso una forza politica, un Partito con tutte le caratteristiche tecnico-organizzative proprie di una organizzazione efficace, efficiente e produttiva per il governo di uno Stato.
Il resto, singoli genii inclusi, ironici o profeti, è purtroppo soltanto “Italietta del disastro”.