I negazionisti siete voi!


Cos’è la filologia? Secondo il Devoto – Oli è un insieme di discipline che studia i testi di qualsivoglia natura (letterari, storici, politologici, economici, giuridici, ecc.), da quelli antichi a quelli contemporanei, al fine di ricostruire la loro forma originaria attraverso l’analisi critica e comparativa delle fonti che li testimoniano e pervenire, mediante varie metodologie di indagine, ad un’interpretazione che sia la più corretta possibile.
Colui che si dedica alla filologia analizza le tracce, non si fida delle cose narrate superficialmente, diffida degli slogan e delle narrazioni uniche e condivise. Il filologo, per sua natura, ha l’obbligo, un tempo si sarebbe detto che ha l’obbligo “morale”, di cercare livelli di comprensione inediti, di vagliarli e difenderli da ogni tentativo di manomissione. Il filologo, in sostanza, è quello che oggi si definisce con disprezzo un “complottista”.
Dopo Darwin, ognuno di noi che sia uno scienziato – e non un pagliaccio inconsapevole – sa bene che l’idea classica e illuministica della cultura che aiuta a trarsi fuori dal brodo primordiale e dalla barbarie dei primordi non esiste più e che il caso non viene affatto escluso dalle teorie evoluzionistiche. La selezione naturale non esclude mai, e comunque mai completamente, il ruolo determinante del caso e lo stesso metodo scientifico, così come attuato nei laboratori tra soggetti consapevoli della rassicurante logica scientifica, apre ad ogni passo finestre su una realtà misteriosa, inquietante e sempre meno comprensibile, ammettendo al contempo di dover fare i conti con le tessere di un mosaico mischiate in modo tanto più indecifrabile e fastidioso quanto più casuale. In sostanza, facendo luce nel buio del caos, la scienza si rende conto di diventare lo strumento che di non potersi sottrarre al fatto di diventare uno strumento del caos stesso, creando conseguenze talvolta ancora più caotiche.
Ma chi è il complottista? Il termine compare per la prima volta in forma scritta in antico francese (sec. XII): complot, ‘folla, riunione di persone’, forse imparentato al latino cumulus ‘mucchio (di persone)’, o forse al latino complex ‘complice’, a sua volta da complicare ‘piegare, avvolgere insieme’. In tempi più recenti, il complottista è diventato nel linguaggio comune colui che non si fida di teorie esposte in maniera univoca e allineata. Spesso definito ‘paranoico’, il complottista ha in realtà in sé la vocazione di voce fuori dal coro, che vuole costantemente vagliare le informazioni che riceve dal mondo esterno. Questo si mostra tanto più vero in un’epoca in cui la pandemia è a ben guardare soprattutto una pandeMedia: una crisi complessa e complicata come questa, può per sua natura diventare un’isteria collettiva attraverso una semplificazione nel raccontare e spiegare i fatti adottata dal sistema. Il complottista diffida proprio di questo: egli diffida della narrativa del sistema! Ne consegue, evidentemente, che ciò che il complottista nega, ciò che noi complottisti neghiamo, non è certo qualcosa che ha a che fare con la triste storia dell’umanità, come vorrebbero farvi credere affibbiandoci l’etichetta di “negazionisti”, storicamente legata alle tristi figure che negarono e negano l’esistenza dell’Olocausto. Al contrario, il complottista nega precisamente il contrario: egli nega la pretesa verità di chi ha deciso di considerare imprescindibili alcuni status quo e alcuni assiomi.
Il complottista nega ciò che la scienza (quella degli “esperti” per intenderci) ha elevato a dogma e ha passato ai leccaculisti organi di informazione. Si ribella alla creazione di questo impero che ha fatto sì, subdolamente e proditoriamente, che dalla retorica della verità si passasse, tout-court, a dei regimi basati su alcune ‘verità’ assiomatiche, facendo in modo che le relazioni instabili diventassero – altrettanto subdolamente – dei sistemi generali di dominazione. Si veda ad esempio il controllo dei comportamenti, degli spostamenti, degli orari, della stessa igiene (per non parlare della censura sui media!) esercitato sui cittadini da polizia, vigili urbani, cassiere di supermarket, improbabili extracomunitari assurti a buttafuori della Conad o della LIDL, evanescenti censori inappellabili di Facebook e così via vomitando di peggio in peggio.
Guardando dietro la facciata delle cose, con gli occhi del libero pensiero si scoprono stranezze e incongruenze spesso ignorate: al supermercato vi obbligano a usare guanti di plastica per toccare la frutta e la verdura, quasi che foste degli appestati, senza ragionare sul fatto che quei pomodori o quelle arance sono stati raccolti a mani nude da un negro schiavizzato da mafiosi italiani.
E ciò vale in mille altre situazioni. Ma finché il popolo chinerà il capo di fronte a queste piccole cose (“ma è solo una sciocchezza da nulla, perché litigare?”) lo chinerà anche di fronte alle grandi, come la progressiva privazione della libertà cui – a poco a poco – ci stanno portando!
Il complottista sceglie di continuo, rispetto a questi fatti, di non sentirsi suddito di un’ideologia autoritaria dominante e di farsi portavoce di un consapevole dissenso. Il complottista, insomma, è il più feroce nemico del negazionismo autoritario.
Decidetevi dunque, ministri, rettori, professori, giornalisti e pennivendoli, stupidi ignavi, comparse prive di ogni dignità: decidetevi se darci dei “complottisti” o dei “negazionisti”: le due cose sono una il contrario dell’altra! Noi neghiamo la finta verità raccontata senza pudore, ma rivendichiamo la verità dei fatti e dei dati. Come i numeri più volte sciorinati in faccia a chi ci vuol far credere di essere un gregge malato.
Siate consapevoli che i negazionisti siete voi.
Lasciateci stare. Non create nuovi aggettivi. Vi è già andata male una volta coi ‘sovranisti’: da quando Trump si è dichiarato tale, l’intera sinistra italiana si è cagata addosso! Lasciate perdere: ogni vostra nuova barbarie linguistica sarà esaminata e messa ben bene alla gogna. Ci siamo stancati di essere giudicati in branco. Siete voi il branco: uscite dal branco e accettate il confronto di idee. Accettate l’idea che esiste un’opposizione di individui e di opinioni. Come voi, più di voi, sono individui pensanti. Il restare nel vostro sinistro branco è solo la prova della vostra vigliaccheria. Ed è la prova del vostro negazionismo.