Si canterà nuovamente dai balconi?


L’aumento dei contagi di queste ultime due settimane ha messo in allarme la sanità e la politica. Forse meno la popolazione, stanca di restrizioni, spesso considerate cervellotiche e poco razionali.
Questo aumento, verosimilmente, può essere stato favorito dalla ripresa delle scuole visto che i ragazzi sono meno attenti a adottare quelle cautele come, essenzialmente, il distanziamento interpersonale e la protezione con mascherina (per quanto io sono davvero dubbioso che la gente le sappia utilizzare veramente) che sono, in pratica, le uniche armi della popolazione per contrastare il contagio.
Ma per alcuni é la conseguenza del “liberi tutti” dato la scorsa estate dalla politica senza però domandarsi e spiegare come sia possibile, considerando il tempo di incubazione del virus, l’incidenza sui contagi odierni da un periodo oramai troppo lontano.
A ben vedere una delle poche variabili intervenute recentemente resta la ripresa delle lezioni scolastiche coi ragazzi che si ammassano in bus e metro oltre che nelle aule.
Se sia o meno sufficiente la sospensione delle lezioni in presenza, come ad esempio ordinato in questi giorni dal Governatore della Campania De Luca alle scuole di ogni ordine e grado (salvo poi fare marcia indetto sulle materne), ce lo diranno le prossime settimane ma, sul piano squisitamente economico, un altro lock down generalizzato come ventilato da altri non ce lo possiamo permettere a meno di non incidere anche sugli stipendi degli statali. Non sarebbe forse possibile bloccare il Paese senza sospendere anche il versamento di tasse e imposte, che servono anche per pagare gli stipendi dei dipendenti statali.
Insomma, si causerebbe una crisi spaventosa da cui molto difficilmente riusciremmo a venire fuori.
Naturalmente l’aumento dei contagi in autunno, come detto si pensa soprattutto a causa della ripresa delle scuole, era forse del tutto prevedibile (su WeeklyMagazine ne abbiamo parlato in tempi non sospetti), come era ed è del tutto prevedibile l’aumento in generale delle malattie respiratorie, e tra queste anche il Coronavirus, poiché affezioni respiratorie che hanno un ben preciso ciclo di recrudescenza stagionale.
Dunque se c’è un addebito da fare al Governo non è tanto aver dato il “liberi tutti” a luglio e agosto ma, soprattutto, non aver sfruttato i mesi da maggio a settembre per preparare il paese per questo autunno e hanno forse ragione quelli che lamentano il tempo perso (scienziati in testa).
Ma chi tratta la questione sul piano scientifico fa considerazione e intravede possibili soluzioni che non collimano con quelle reputate praticabili dalla politica che ha altro metro di giudizio e altri tempi.
A che serve, ad esempio, la serrata ordinata dai commissari prefettizi ad Arzano se poi i cittadini possono liberamente spostarsi nei paesi limitrofi?
È evidente che uno scienziato direbbe che non serve a nulla se non a portare il contagio anche fuori da Arzano ma, e sono i fatti che lo indicano, la politica ha deciso diversamente per cui la massaia di Arzano non può andare a comprare le scarpe nel negozio sotto casa ma può farlo a quello a cento metri, appena varcato il confine col paese vicino.
Comunque giuste le misure di distanziamento sociale e le mascherine al chiuso o anche l’aperto (ma solo in caso di assembramenti) ma è sbagliato, o forse solo illusorio e supponente, andare alla ricerca dei positivi.
Questo finisce solo per sprecare preziose risorse senza che si avvia davvero la possibilità di trovarli tutti. Anzi la sensazione è che solo una piccola frazione si riesca ad individuare.
Qualcuno ha fatto notare, giustamente, che un tempo erano i malati ad andare alla ricerca dei medici e non i medici alla ricerca dei potenziali malati (sennò sai quanti ne avrebbero trovati…)!
Quando mai si è andati alla ricerca dei portatori sani di epatite o di salmonella o di tubercolosi o di colera…
Nelle epidemie di tutti i tempi si sono sempre adottato misure di igiene generale, come sono in questo caso quelle del distanziamento interpersonale, del frequente lavaggio delle mani e delle mascherine al chiuso e in caso di assembramenti all’aperto ma non si è mai andati alla caccia all’untore.
E quand’anche si possa fare il tampone a tutti, poi cosa il giorno dopo si ricomincia da capo?
E già, perché chi non è positivo oggi, può diventarlo domani e non è possibile tenere sotto quotidiano screening un’intera popolazione.