Il politico conservatore – Il deep-state dello stato italiano come verme antidemocratico


Il Deep-State è un concetto che va chiarito.
Prima di tutto si tratta di una funzione perversa all’interno dell’organizzazione gestionale dello Stato, potenzialmente ramificato tra Stato centrale e Stato locale, le amministrazioni pubbliche del territorio.
Poi, si tratta di un insieme di persone che si muovono come un’organizzazione a se stante, cioè non quella a cui appartengono, applicando a quest’ultima, proprio come fa un organismo parassita, le proprie esigenze rispetto alle sue.
Va considerato che il Deep-State è parte dell’organismo statale e non è un organismo esterno, quindi il suo funzionamento parassitario assomiglia molto più a quello di un tumore che lavora per sè anzichè a un corpo estraneo. Con una particolarità: la sua vita dipende da quella dello Stato, da cui prende il potere e le risorse per la sua affermazione sociale.
Il Deep-State cioè, non ucciderà mai lo Stato, ma lo piegherà e spolperà per i suoi interessi.

Il Deep-State esiste a causa dell’inefficienza del meccanismo democratico. Quanto più la democrazia è inefficiente, tanto più sistemi malati interni alla burocrazia tenderanno a governare lo Stato al posto del Popolo tramite i suoi Eletti.

È chiaro che, nel meccanismo democratico, la separazione dei poteri è mirata a mettere la centralità del comando sullo Stato nelle mani degli Eletti, i quali lo dovrebbero indirizzare al servizio del Popolo elettore, controllando l’uso delle sue ingenti risorse ai fini della migliore efficienza ed efficacia per i programmi elettorali premiati dal popolo e per la migliore produttività nell’uso del denaro pubblico.

Se però gli Eletti non hanno la capacità o la forza organizzativa e sistemicamente professionale per attuare concretamente il controllo, lo Stato, le sue persone e la sua dirigenza (i cosiddetti “Uffici”) tenderanno a muoversi autonomamente, come fanno (d’istituto, cioè correttamente) sulla gran parte dei servizi pubblici e a dimenticare (eufemismo…) la missione al servizio del popolo della propria attività lavorativa e manageriale.

In assenza, come in Italia, di seria cultura democratica moderna e di competenze e organizzazioni (meglio se è più di una) politiche (partiti) capaci di compiere il mestiere dell’indirizzo e del controllo per conto del Popolo sullo Stato, esso inizia a comportarsi “autisticamente”.

Nel suo profondo (deep), la malattia sviluppa sistemi deformi che sostituiscono la fisiologia conforme e portano a distorsioni di funzionamento.

Nel quadro del complesso sistema democratico nella gestione della Cosa Pubblica e principalmente, sostanzialmente, dello Stato, il sistema statale cercherà comunque equilibri.
Quelli virtuosi sono stati distrutti dalla criminalizzazione dei Partiti, che dovrebbero rappresentare la fucina delle squadre di Governo, ma, smontati come son oggi, al massimo riescono a produrre sfocate visioni d’indirizzo e nessuna reale competenza di controllo.

Ma… Ma, occupano comunque un ruolo centrale tra le funzioni portanti che l’assetto democratico riconosce: il legislativo (ad esempio il Parlamento) e l’esecutivo (il Governo), mentre la Magistratura, il potere giudiziario, si suppone autonomo, pur comunque essendo dotato di forze professionali (personale giudicante) e manageriali (organizzazione gerarchica e operativa). La presenza dei Partiti e degli eletti nel legislativo e nell’esecutivo, non garantisce assolutamente di per sè la attuazione del CONTROLLO sullo Stato che vorrebbe la democrazia, perchè esso richiede competenze particolari e strumenti particolari, che solo strutture di partito competenti e responsabili possono concepire e produrre (non forze politiche incidentate, volgari, superficiali e opportuniste).

Dunque, esiste un’attrazione, fatale per la democrazia, tra poteri esecutivo e legislativo (con il loro corto, perchè non sviluppato democraticamente, circuito – in democrazia dovrebbe esserci dialettica, pensiamo a Trump rispetto al Consiglio, ma anche rispetto al suo stesso partito) e ancor più fatale per la vera democrazia, attrazione con la separata funzione gestionale (gli uffici).

L’incapacità di eletti e partiti di CONTROLLARE gli uffici diventa fonte di distorsione gravissima. Gli uffici capiscono che gli. Eletti non sono in grado di controllarli, e sviluppano feudi di potere.

Non possono però vendersi al miglior offerente: per completare il possibile dominio del ciclo devono accordarsi in extracorporea con forze sovraordinate agli Eletti: o quindi a Partiti, o per occasione a singoli politici, che compiano il ciclo amministrativo che porta il potere dello Stato a beneficiari particolari E NON al Popolo, godendo interessenze (concussione e corruzione).

La pratica reiterata di ciò porta alla creazione di una sorta di cuscinetto burocratico pseudo-politicizzato su cui si appoggia quasi ogni tipo di malversazione statale.

In un regime come il nostro di falsa democrazia, il Deep-State è naturalmente schierato e fortemente coinvolto col potere della forza politica che ha mantenuto con percentuali elettorali ridicole il potere istituzionale su legislativo ed esecutivo, cioè il PD. Ha contribuito pesantemente alle sue riconferme anti-democratiche approfittando della sconcertante ignoranza e opportunismo istituzionali e democratici delle destre.

Le 300 nomine effettuate dal Governo sostenuto da un parlamento che non rappresenta il popolo italiano, dovute alla colpevole ed errata decisione di di Salvini, non uno statista ma un popolano convertito alla politica dI superficie, hanno aumentato lo zoccolo duro di un Deep-State targato PD, sulla testa degli ebeti M5S, che muove lo Stato (e addirittura la Giustizia, caso Palamara-Mescolini!) secondo i propri interessi e quelli extracorporei e deformi di quella forza politica, che, anziché cercare corti circuiti con i poteri separati, dovrebbe invece controllare gli uffici nel nome del Popolo come avviene in tutti i Paesi a democrazia vera.

E QUESTA ITALIANA, QUINDI, NON È DEMOCRAZIA