Il politico conservatore – Una democrazia incompiuta e inutilizzabile


Totalitarismi, stato di polizia e idiozia istituzionale. Questa non è democrazia! 

Consentitemi di disvelare L’ARCANO, perché non c’è abitudine in questo Paese a parlare di ciò che più ci affligge, e cioè l’incompiutezza e inutilizzabilità della nostra supposta democrazia.
Perché Aemilia, grande processo di mafia al Nord? Perché “Bibbiano”, ove tecnici originali di servizi sociali di un ente locale hanno rovinato famiglie e ambiente? Perché “Dirigentopoli” al Comune di Reggio Emilia, ritenuto perla di buona amministrazione in Italia e oggi ridotto a lazzaretto di patologie amministrative con 32 dirigenti indagati, praticamente tutti?

Il problema vero, la causa comune consiste non tanto nella propensione truffaldina che mostrano le persone in posti di potere pubblico, ciò che siamo abituati a notare, e la critica ingenua, astuta, ignorante a segnalarcelo, ma i difetti di cultura istituzionale e, congiuntamente, di assetto organizzativo da cui tutto ciò promana. E mi spiego.

La Democrazia o è AMMINISTRATIVA o non è.
Non bastano “libere” elezioni (da svolgersi in ridicoli 10 giorni per creare coscienza e consapevolezza di voto politico e amministrativo…), non basta la libertà del Quarto potere (la Stampa, che libera non è nemmeno un poco, targata come sappiamo…), l’eguaglianza davanti alla legge di tutti gli italiani (il caso Palamara-Mescolini per deviare procedimenti a favore di pochi e di parti politiche insegna…), e potrei continuare a lungo: occorre un solido assetto istituzionale e organizzativo che dopo 70 anni avrebbe potuto diventare COME NEI PAESI CIVILI un vissuto comune, un elemento antropologico e invece eccoci migrare, noi, Popolo Italiano, al di là del Mediterraneo con barconi metaforici molto più scassati di quelli che vengono di qua alla ricerca del benessere.

La Democrazia prevede che la gestione dello Stato sia svolta nell’interesse del Popolo: ogni eletto deve portare dentro competenze idonee e “sacro fuoco”, cioè onestà e motivazione psicologica al Bene pubblico. Compito fondamentale dei partiti è la selezione di candidati dalle caratteristiche del caso. Ma sappiamo che in Italia, a causa ANCHE di una legge mai fatta, richiesta dalla Costituzione 70 anni fa, i partiti si sono mossi in modo errato, per volontà, brama di potere dei loro quasi sempre ridicoli gruppi dirigenti, gente senza arte né parte, per interesse parassitario. La stessa tangentopoli, la smania forcaiola grillina (ancora peggio), la volgare opinione corrente, hanno accusato e condannato NON il funzionamento dei partiti, da regolamentare per legge, ma i comportamenti deviati delle persone, facendoli poi disastrosamente coincidere, buttando davvero via il bambino con l’acqua sporca.

Invece, i partiti sono ingranaggio fondamentale della democrazia, ingranaggio senza il quale la Democrazia NON PUÒ AVVENIRE. E mi commuove la ritrovata passione del povero Di Maio di fronte alla riduzione dei parlamentari (gli inetti, come se lui non ne fosse esponente di punta…) sull’onda ancora presente del Manga Rousseau, ridicolo feticcio della favola per ebeti denominata “democrazia direttissima”, che eviterebbe lo sfascio democratico della democrazia rappresentativa… Peccato che nel mondo i popoli che credono nello Stato e che vivono bene lo facciano con meccanismi di (ovvia e necessaria) rappresentanza seria di partito e candidati, e non da casa con bibitone e altre facezie.

Certo è che se i partiti non funzionano secondo le regole della democrazia, i candidati non escono buoni. E annullare i partiti perché solamente in Italia non funzionano per un generale e fosco clima malato, causa una serie di motivi storici un poco creati e un poco alimentati, è come il marito che si taglia gli attributi per far dispetto alla moglie. Siamo proprio a questo livello. E, vista la verve ritrovata di Di Maio dopo le nauseanti titubanze da Ministro degli Esteri, data la testa piena di disgustosi errori logici e culturali, ciò si spiega bene. E dimostra come l’attor comico Beppe Grillo sia riuscito nel supremo risultato per un battitore di palcoscenici: prendere in giro un intero Paese, e quasi portarlo al collasso per il troppo ridere di sé.

Infatti, sono devastanti gli effetti sulla gestione dello Stato e delle sue amministrazioni. Incompetenti nominati da partiti-farsa (non quelli della Costituzione e tanto meno quelli delle vere democrazie dell’Europa, dell’Occidente e ormai anche di alcuni Paesi africani e orientali) imparano come scimmie in velocità a raccontar balle: se i partiti veri non esistono, chi li controlla? La magistratura? È allora ciao libertà e ciao Stato moderno…: Stato di Polizia, e certo è che le carriere di guardie e giudici devono essere comuni, in un buono Stato di Polizia!

I poteri separati del civile impianto democratico sono elusi da una cultura amministrativa contraria, totalitaria.
Il consociativismo perverso e organizzato (matriciale e cerebrale) della sinistra (il PD) risolve le questioni dell’amministrazione pubblica in ambiti organizzativi impropri: uno direbbe “politici” perché dirigenti (il potere gestionale che gli eletti dovrebbero controllare e guidare), gli eletti e l’esecutivo s’incontrano grazie alle “tessere” di una organizzazione (il partito) che non è quella che sembra e che dovrebbe essere, eludendo le regole elementari della democrazia (la separazione dei poteri) e gettando le basi per una concentrazione di potere anche economico ben emersa nel processo Aemilia. Alle domande dei magistrati “Come mai a Reggio Emilia” con semplicità i mafiosi risposero: “Perché lì la mafia c’è già e ci s’intende benissimo…” oppure “Andava tutto bene se ci rivolgevamo a tecnici di amministrazioni del PD”. Totalitarismo mafioso: la mafia è totalitaria.
Parallelamente, ma al momento molto meno pericolosa, è l’inerzia totalitaria storica, non quella di nuova architettura (matricial-cerebrale) antidemocratica di cui sopra: quella della destra storica. È vero che non è morta, e che le malattie della democrazia italiana l’hanno fatta perdurare al di là del buon senso e della storia, ma il suo progetto antidemocratico è evidente e ben conosciuto, quasi rudimentale e caricaturale rispetto all’alta ingegneria antidemocratica del PD. La criminalizzazione della destra in Italia, con parallelo sostegno popolare inverso, è basata sul principio della menzogna, di cui la sinistra è maestra indiscussa: dite di essere democratici ma non lo siete; volete riprodurre uno Stato totalitario liberticida e anacronistico; siete “fascisti”. È in gran parte falso, ma, a dirla tutta, non abbiamo sentito dalla destra seri progetti di organizzazione democratica, che tocchino i gangli malati del cancro antidemocratico italiano, a parte invettive contro i partiti di sinistra che lo interpretano con un potere assurdamente ingegnoso, come se in realtà si volesse dire che la sinistra non è capace, che gli uomini della destra sono più validi e onesti, mentre il problema vero è che i devianti esistono perché il meccanismo è malato. E non farlo capire alla gente, se lo si condivide, mostra un analogo afflato a sostituirli nel marcio anziché a risanare il marcio. La tentazione è forte, in effetti: sottrarre lo Stato alla sinistra per spostare gli stessi interessi di parte a un’altra banda. Una faida, di cui abbiamo tristemente visto già alcuni capitoli, con l’era Berlusconi…

Separazione dei poteri e loro organizzazione oculata e consapevole, funzionamento dei partiti, eletti DAL popolo e DEL popolo, alterità radicale e calibrata della magistratura, certezza del diritto: questo è ciò che manca agli italiani e ciò che hanno le persone dell’estero civile democratico. Tanta, tanta serenità in più. E non uno Stato di Polizia, ove è la magistratura poliziottata a farsi carico, in modo necessariamente bloccante, inefficiente e disastroso, del funzionamento di una espressione democratica apparente e malatissima.