Per chi suona la campana: il segno di Dio


San Vincenzo Pallotti (romano, 1775-1850) esortava: «Quando sentite il suono di una campana dite “quante anime che vengono ora ad adorarti, o Signore” e cercate di far molto di più di queste anime; al credente diranno: “continua così”, al peccatore: “Ravvediti”, al distratto e all’indifferente anche diranno molte cose, ma saranno loro che non le percepiranno: la campana ha un messaggio per tutti».

Percorrendo segni e significati della liturgia della S. Messa si arriva alle campane della chiesa. Uno dei compiti principali delle campane da sempre è stato quello di suonare l’Ave Maria o Angelus tre volte al giorno: all’alba, a mezzogiorno e al tramonto, per invitare il popolo cristiano alla preghiera cattolica per eccellenza.
Il primo nome accertato del suono della campana era segno, si diceva infatti: “svegliati che è già suonato il primo segno!”
Ormai da secoli le campane scandiscono il tempo del nostro popolo, esse accompagnano i momenti centrali della vita del singolo e della comunità, diventando un richiamo continuo al fatto che Dio c’è, è in mezzo a noi e ci chiama in ogni momento della giornata. Si evidenziano così i momenti della vita individuale e sociale: dalla nascita ai funerali.
Il suono per eccellenza è quello della Santa Pasqua durante il Canto di Gloria nella veglia pasquale che esprime tutta la gioia per il Cristo risorto.
Il termine in lingua italiana campana è in realtà un termine latino, che significa vaso di bronzo.
Sant’Isidoro di Siviglia fa risalire il nome campana proprio dai primi costruttori originari di Torre del Greco (regione Campania). La prima testimonianza scritta dell’esistenza delle campane nella storia la troviamo nella Bibbia dove Aronne, il fratello di Mosè, che era sommo sacerdote, indossava durante i riti religiosi, un mantello ornato di sonagli d’oro che richiamavano alla mente le nostre campanelle.
Ricordiamo S. Antonio che teneva alla larga i diavoli tentatori del deserto e teneva una campanella attaccata al suo bastone. S. Patrizio che non si separava mai dalla sua campanella mentre era in Irlanda a predicare il vangelo e dopo la sua morte fu seppellito con essa. Trecento anno dopo la campanella suonò dalla sua tomba salvando il paese che stava per essere devastato da un grande incendio.
Storie e leggende che riguardano le campane e campanelle sono molteplici e ve ne sono anche in Italia e in Liguria precisamente nella riviera di levante, a Porto Venere. Si racconta che vi sono ancora campane sotterrate perché fossero risparmiate dalla fusione per fare le armi da guerra; gli abitanti di Porto Venere, nelle notti tenebrose, sentono ancora il suono di queste campane.
Nella cultura occidentale la campana ha avuto un ruolo fondamentale come simbolo di cristianità; alla campana della chiesa, oltre allo scopo di radunare i fedeli, è attribuita una ricca e suggestiva simbologia. La durezza del metallo rappresenta la forza del predicatore, il battaglio di ferro la lingua del predicatore, la catena con cui il battaglio sta appeso o sospeso rappresenta la meditazione, il legno dell’armatura che sorregge la campana rappresenta il legno della croce di Cristo, infine il ferro che unisce la campana al legno rappresenta la carità del predicatore.
E’ una bella cosa ascoltare il suono delle campane che cantano la gloria del Signore da parte di tutte le creature e poi ciascuno di noi porta in sé una campana molto sensibile. Questa campana si chiama cuore; questo cuore suona, suona, e mi auguro che il nostro cuore suoni sempre delle belle melodie: melodie di riconoscenza, di ringraziamento a Dio e di lode al Signore e che queste superino sempre le melodie cattive di odio, di violenza e di tutto ciò che produce il male nel mondo.