Nicola Gratteri: il nuovo Babau


Quando eravamo piccoli i nostri genitori ci riducevano al silenzio e all’obbedienza minacciando di darci in pasto all’Uomo Nero. Noi ci rifugiavamo zitti e tremanti sotto le coperte e non fiatavamo più fino a che il sonno non si impadroniva delle nostre anime innocenti.
In alcune regioni d’Italia l’Uomo Nero assumeva altri nomi: l’Ommu du saccu a Genova (ma l’uomo col sacco si torva anche in Puglia), sa Coga in Sardegna meridionale, su Mommottu nel Nuorese, e così via. Nel settentrione d’Italia questo individuo spaventoso viene ancora oggi chiamato “il Babau”.
Nicola Gratteri è indubbiamente un magistrato scomodo: Procuratore dela Repubblica di Catanzaro dal 2016, insignito tra l’altro del premio Borsellino, è stato durante la sua carriera autore di una serie di operazioni di tutto rispetto contro la malavita organizzata. Tra di esse ricordiamo:
Operazione del 2003 contro i clan di Platì
Operazione del 2008 e 2011 contro i legami con i cartelli della droga messicani e colombiani
Operazione del 2010 contro le ramificazioni in Lombardia
Operazione del 2014 contro il traffico di droga tra Calabria e New York
Operazioni del 2015 contro il traffico di droga tra Calabria e Americhe
Operazione del 2018 contro i clan di Cirò Marina
Operazione del 2019 contro i clan della provincia di Vibo Valentia
Nel 2016 il giudice Palmara così commentava nella chat con Forciniti (altro membro del CSM) le critiche di Gratteri ad alcuni magistrati calabresi del passato che, a suo dire, non sarebbero stati degni di indossare la toga: “Purtroppo è un matto vero… Però va fermato, non può continuare così”.
Nell’ultimo scorcio di tempo ha dedicato le sue energie a istruire un maxiprocesso contro la ‘ndrangheta con quasi cinquecento imputati, per portare alla sbarra colletti bianchi e massoneria deviata. Sebbene il GIP abbia già derubricato alcune posizioni, il Procuratore non si scompone. Dice Gratteri in un’intervista a La Stampa: “Finché indaghi su nomi e cognomi noti della ‘ndrangheta tutti ti dicono che sei bravo, che hai coraggio. Ma se vai a toccare i centri di potere oliati che si interfacciano con la ‘ndrangheta e la massoneria deviata allora diventi scomodo. E cominci a dare fastidio”.
Continua il magistrato “Cosa è diventata la ‘ndrangheta? E’ la mafia più potente, l’unica presente in cinque continenti. Un’organizzazione solida al suo interno e credibile all’esterno. Ma è nelle relazioni con la società civile, col potere, con il mondo delle professioni che ha fatto il salto più importante”. E aggiunge: “Se prima le relazioni esterne col mondo delle professioni e del potere massonico deviato erano visti come una condizione patologica del sistema mafioso, adesso sono diventati una componente fisiologica. Le relazioni esterne portano la mafia lontano dai suoi territori di origine e sono queste a rappresentare il capitale sociale che fa crescere l’organizzazione”.
Staremo a vedere che sviluppi avrà questo processo. Nel frattempo una giornalista ed ex onorevole ben conosciuta come Tiziana Maiolo, pensa bene di gettare un po’ di fango addosso al dottor Gratteri, accusandolo di essere un condottiero più che un magistrato.
Dice la Maiolo: “:.. Sia l’avvocato Giancarlo Pittelli che il suo collega Francesco Stilo (…) hanno già visto la derubricazione del reato di associazione mafiosa in “concorso esterno”. Cioè aria fritta, in un Paese normale. Ma è impressionante il fatto che Nicola Gratteri non parli mai come un magistrato, ma piuttosto come un condottiero. Inizia l’intervista (a La Stampa, N.d.R.) con un “Abbiamo alzato il tiro” e conclude con “andiamo avanti”. In mezzo, oltre a disquisizioni che stanno tra il sociologico e lo psicologico, c’è la solita lamentela un po’ intinta nella vanagloria di chi si sente accerchiato perché con la sua inchiesta è andato a toccare i “piani alti”.
Facciamo alcune precisazioni: chiamare aria fritta il reato di concorso esterno in associazione mafiosa definendo altresì il nostro Paese come “non normale” denota una spocchia e una tracotanza degne di un gangster di Chicago. Vediamo come reagirebbe la Maiolo se fosse accusata di una tale aria fritta.
“Abbiamo alzato il tiro” e “andiamo avanti” non mi paiono proprio espressioni da condottiero, sono semplici iperboli di uso comune.
Infine, aver toccato i piani alti per un p.m. in questa Repubblica è sicuramente un motivo di vanto, soprattutto se le accuse saranno provate. Di certo il fatto ha già sortito l’effetto di mettere Gratteri sotto scorta, e chissà perché non ce ne stupiamo.
L’articolo della Maiolo continua poi con critiche allo stesso CSM e si lancia addirittura a pontificare sull’istituzione processuale, dichiarando in modo apodittico che il maxiprocesso “dovrebbe essere vietato in quanto incompatibile con il sistema accusatorio”.
Ci piacerebbe sapere da dove prende le sue conoscenze l’ex deputata parmense: sembra che conosca solo lei le regole processuali. Critica il Consiglio Superiore che in un momento come questo invece sta bene attento a non fare passi falsi. Quindi, se il CSM non ha fiatato c’è da pensare che abbia ragione Gratteri. O no?. E poi vuole saperne più lei, giornalista con la maturità classica, di tutti i magistrati che nomina e contraddice? “Ma mi faccia il piacere!” diceva Totò.
L’enfasi che pone nel gettare fumo (tralasciando le sostanze solide o semisolide) in faccia a un magistrato integerrimo, per dirla tutta sembrano derivare da un odio non certo personale ma di parte. Insomma, il classico pezzo ‘di maniera’ (perché si vede che non è farina del suo sacco) ordinatole dai suoi burattinai per dare fastidio a chi dalle inchieste di Gratteri potrebbe trarre beneficio. Cui prodest? Beh, basta guardare un po’ oltre il proprio naso. Parlare di ‘ndrangheta significa parlare di voto di scambio, di corruttela, di favori tra singoli politici e mafie varie. Ovviamente scoperchiare una tale pentola di serpi preluderebbe a un repulisti epocale, che piacerebbe sicuramente a tutti gli italiani onesti, e probabilmente a una buona parte della politica.

P.S.:
No, non è un ignorante qualunque: questo è un ignorante qualificato. È niente meno che il sottosegretario agli Esteri. Capite bene? Questo idiota è cresciuto alla scuola di Giggino o’Bibitaro e adesso si lancia in segnali di fratellanza con chi non sa bene nemmeno lui! L’importante è apparire, esserci, sui social, in tv, sui giornali, per cercare di mantenere quei voti che gli stanno scivolando via come olio tra le dita.
Ma se te ne esci con queste stronzate, non facevi meglio a tacere?