La certezza del diritto


Il prof. Sergio Bevilacqua, sociologo ma anche progettista dello sviluppo economico e sociale di area vasta presso Enti pubblici e Consorzi pubblico privati nonché Consulente di direzione e organizzazione aziendale presso gli stessi organismi, illustra con lucida analisi la situazione della giustizia italiana e come le sue disfunzioni non solo colpisca il privato cittadino che suo malgrado vi incappi ma anche danneggi il tessuto economico costituito da imprese e investitori che, anche per questa ragione, scappano (o non arrivano) nel nostro “Bel Paese”.

Prof. Sergio Bevilacqua

Prima di pensare a un modello alternativo per la Giustizia italiana, occorre sapere che nei Paesi ove la giustizia è sicura, senza particolari differenze, entra in tribunale (soprattutto civile, ma anche penale) MASSIMO il 15% delle liti.
Le altre vengono risolte con istituti “privati” (la mediazione, assistita da esperti e NON da legali necessariamente). Essa viene giurdicizzata attraverso forti sanzioni giudiziarie (in Italia, in emergenza dovrebbero essere momentaneamente fortissime) se le parti non addivengono a un accordo. I procedimenti si concludono così in 3 mesi circa.
Ho semplicemente esploso un punto (fondamentale) non sviluppato da Nordio nel suo buon articolo, allegato sotto, cui per altro si riferisce con uno spunto metodologicamente necessario, quello sopra i confronti internazionali.
Verissimi i parametri che espone su efficienza e conseguente quantità opportuna del personale di tribunale.

Questi gli elementi essenziali. Già chiari 30 anni fa e circa 10 quando è stata innestato nel nostro ordinamento civile l’istituto della MEDIAZIONE, nato dritto e poi curvato e curvato a colpetti di emendamenti astuti fino a rigirarlo contro se stesso.

Come è successo?

Perchè gli interessi corporativi degli avvocati (diciamolo, non nascondiamoci dietro un dito, nè buttiamola in cagnara per nascondere il vero problema, cari legali quasi tutti…) hanno talmente massacrato in Parlamento la legge sulla mediazione da renderla un placebo privo di esito, e non LA MEDICINA CHE È. Certo, questo comporta la riduzione netta del numero esorbitante (questo si!) di avvocati di questo Paese. E sì possono capire le “violente” reazioni difensive. Ma il mondo cambia e a volte accadono fenomeni che impongono gravi decisioni. È l’ora.

Signori legali, va detto: UN PASSO INDIETRO, e più forza invece sul vostro vero terreno. Avete una professione che è segno di civiltà e garantisce un superiore livello antropologico.
Non avvilitela con il lobbismo parlamentare e il ricatto, come è stato nel caso della MEDIAZIONE, che sarebbe stata, e ancor’oggi è, la prima medicina e insostituibile, anche ormai per l’urgenza per garantire, nelle società di massa, la CERTEZZA DEL DIRITTO.
Sui diritti costituzionali, se parlIamo di diritto concreto, non c’è peggior situazione dell’attuale…
Per quanto riguarda gli aspetti formali, la mediazione era partita dritta ed è stata progressivamente stortata per i volumi di attività che si sottraevano alla tutela professionale degli avvocati.
Purtroppo la storia giurisprudenziale dell’istituto di cui parliamo dice chiaramente ex post (e ricordo perfettamente anche in itinere) la lotta spietata fatta con varie manovre di diverso tipo (dal lobbismo parlamentare, alle argomentazioni giuridiche finemente puriste sostenute perché ostacolanti, ai rischi per lo Stato di diritto, ecc.), quando il tema era uno solo: come far lavorare il doppio di avvocati almeno della moda dei Paesi civili? Compromettendo la certezza del diritto! Meno certezza del diritto (più garbugli), più lavoro per gli azzeccagarbugli.
Mentre i giudici sono in quantità idonea e così (forse ancora, ma Nordio dice che sono meno) il personale di gestione del ciclo documentale.

Comunque, all’epoca, e ancor’oggi, sono disponibili dati e parametrazione che consentono di sostenere con poco sforzo ahimè queste posizioni deprimenti, confrontando con quelli dei confratelli paesi civili, quasi tutti, che applicano in proporzioni gigantesche rispetto a noi la MEDIAZIONE. Vedere dati, con ricerca non troppo profonda disponibili sul web.

Oggi il Vernacoliere, che forse conoscete, acuta e caustica testata di critica politica umoristica Toscana, titolava:
“La Mafia manda ispettori nei tribunali”. L’ignoranza dei politicanti da strapazzo fa da apripista incosciente a clientele e interessi perversi.

Prendiamo coraggio, lasciamo perdere le nostre tasche individuali e FACCIAMO FINALMENTE IL BENE DEL PAESE.