Duri a morire


Studiando la storia dello scorso secolo, si incontrano spesso episodi di guerra forse poco rilevanti per le sorti del conflitto, ma sicuramente molto interessanti per l’eroismo dimostrato dai protagonisti.
Abbiamo recentemente raccontato la storia di Raffaello Sanzio Kobajashi, marinaio italiano che dal dopoguerra fino alla sua recente scomparsa fu suddito dell’impero del Sol Levante. Questa volta voglio raccontare la storia di un soldato americano, il sergente paracadutista Joseph Beyrle (1923 – 2004), esercito degli Stati Uniti, 101a Divisione Aviotrasportata, le “Screaming Eagles”. Quella divisione, per intenderci, che insieme all’82a sacrificò i suoi migliori ragazzi sulle spiagge Omaha e Utah Beach durante l’operazione Overlord.


Joseph “Junpin’-Joe” Beyrle era inquadrato nel 506° reggimento di fanteria paracadutista, e prima dello Sbarco in Normandia, fu paracadutato due volte nella Francia occupata, per supportare le unità della resistenza francese. Durante il D-Day, poi, prende parte alla prima ondata, la cosiddetta “missione Albany”, che prevedeva l’invasione della costa francese dall’aria da parte dei paracadutisti e dei genieri. Specializzato in radiotrasmissioni e demolizioni, dopo l’atterraggio a Saint-Côme-du-Mont riesce a distruggere da solo un nido di mitragliatrice nemico, ma viene catturato. Riesce a fuggire ma viene ripreso una seconda volta.
Portato nelle retrovie tedesche, viene picchiato fin quasi a morire per le botte e le ferite e lo lasciano in una cella togliendogli la divisa e le piastrine di riconoscimento.
I tedeschi decidono far vestire a un loro soldato l’uniforme tolta al prigioniero e tentano di infiltrarlo tra le linee americane. Però il soldato tedesco viene ucciso, anche se non è dato a sapere da quale dei due schieramenti siano partiti i colpi mortali.
Trovandogli la divisa e le piastrine, il Dipartimento della Guerra degli Stati Uniti crede che Beyrle sia caduto in combattimento e avvisa i suoi genitori della sua tragica scomparsa.
Il sergente Beyrle, intanto, finisce in un campo di prigionia, dove viene ferito tentando di fuggire. Riportato nella sua baracca, sopravvive con il minimo indispensabile di cibo e di cure. Continuamente trasferito, nei sette mesi successivi passa per sette diversi campi di prigionia. In uno di questi tenta nuovamente la fuga ma fallisce.
Alla fine, durante la prigionia allo Stlag III-C di Alt Drewitz (80 km a est di Berlino)gli riesce: incontra una brigata sovietica corazzata. Tira fuori dalla tasca un pacchetto di Lucky Strike e inizia a gridare “Amerikansky tovarishch!”.
La brigata è comandata da Aleksandra Samusenko, capitano donna della Armata Rossa decorata per aver distrutto tre carri Tigre con un solo carro russo (cadrà in combattimento di lì a poco nell’avanzata in Pomerania). Per lei Beyrle fa da esploratore e dato che ne sa di motori assiste l’unità, che è equipaggiata anche con M4 Sherman americani.


Il battaglione di cari cui è aggregato è tra le unità che liberano, nel febbraio 1945, il suo vecchio campo di prigionia Stalag III-C, ma Beyrle, che ha un curioso rapporto con la Buona Sorte, viene di nuovo ferito quando gli Stuka tedeschi attaccano la colonna russa. I russi lo evacuano in un loro ospedale a Landsberg an der Warthe (ora Gorzów Wielkopolski, in Polonia). Lì viene infine curato e incontra il maresciallo Zhukov, curioso di sapere come questo paracadutista americano sia finito in un ospedale sovietico. Grazie ad un interprete, Zhukov ascolta la storia di Beryle, quindi si toglie il capello e gli fornisce un passaggio sicuro per l’ambasciata americana a Mosca.
Il Dipartimento della Guerra degli Stati Uniti è però convinto che Beyrle sia morto nel giugno 1944, e lo tiene sotto sorveglianza per giorni fino a quando il calco dentale non conferma che lui è proprio lui!
Così finalmente Joseph Beyrle torna a casa, dove sposa la fidanzata. Il matrimonio è officiato dallo stesso prete che due anni prima aveva celebrato il suo funerale!
E’ il caso di ricordare anche che il Beyrle ha servito più a lungo in combattimento sotto i sovietici che sotto gli americani e ha ricevuto decorazioni da entrambi gli eserciti.
E’ sepolto al cimitero nazionale di Arlington (Virginia).