L’esercito dei bambini scomparsi e dimenticati. Ogni due giorni uno.


In Italia sparisce un bambino ogni 48 ore, 4 su 5 minori non vengono più ritrovati. Un fenomeno impressionante che riguarda minori stranieri non accompagnati, ma anche bimbi italiani scomparsi nel nulla. Un dramma in continuo aumento quello dell’esercito dei bambini scomparsi e… dimenticati.
I dati rivelati dal rapporto di Telefono Azzurro in occasione del 25 maggio, giornata del Bambino scomparso, fanno rabbrividire: ogni due giorni in Italia si perdono le tracce di un bambino. Rapimenti, sfruttamento, abusi, violenze, molti bambini si ritrovano a subire indescrivibili sofferenze, spesso nel silenzio assoluto.
Secondo i dati la maggior parte dei bambini scomparsi è rappresentata dai minori stranieri non accompagnati che giungono in Italia per cercare una vita migliore, purtroppo a volte finiscono nelle mani della criminalità organizzata e spesso trovano la morte. Ma a subire violenze e a scomparire sono anche i bambini italiani, figli di genitori separati o di genitori di diverse origini che rapiscono i minori portandoli in altri Paesi.
Ovviamente non basta parlarne solo il 25 maggio, il preoccupante fenomeno dei bambini scomparsi richiede responsabilità e soluzioni reali. Lo Stato fa abbastanza in questo senso? E come aiutare i bambini abbandonati? Il professor Ernesto Caffo, fondatore e presidente di SOS Il Telefono Azzurro Onlus ne ha parlato in un’intervista a Sputnik Italia di cui riportiamo i passi più interessanti.

Ogni 48 ore in Italia scompare un bambino, 4 su 5 non vengono più ritrovati. Professor Caffo, è un quadro allarmante di cui si parla davvero poco, non crede?
— Sì, ormai siamo abituati a queste statistiche che nascondono dei bambini con una storia di difficoltà drammatiche: parliamo di viaggi spesso accompagnati da abusi, sfruttamenti e sofferenze. Sono viaggi lunghi mesi e a volte anni, questi bambini poi arrivano nel nostro Paese che non vuol dire la soluzione dei loro problemi, perché devono nascondersi e devono rispettare le regole dei trafficanti: il silenzio e l’obbedienza. Essere soli senza protezione e senza diritti, essere spesso vittime di violenze è inaccettabile e questi numeri purtroppo aumentano. Le risposte che venivano date dall’Europa in generale sono limitate, visto il numero in aumento dei bambini scomparsi.

La maggior parte dei bambini scomparsi sono minori stranieri non accompagnati. Ci vorrebbe un approccio particolare a questo fenomeno per capirne le dinamiche?
— Sì, di fatto noi conosciamo molte tracce dei percorsi di questi ragazzi. Purtroppo dove non ci sono controlli ai confini è chiaro che i bambini arrivano e scompaiono, finiscono in altri Paesi in modo non tutelato. Danno nomi falsi per scappare in altri centri d’accoglienza correndo un grande rischio. I bambini arrivano da zone e Paesi che vedono nell’Europa la soluzione per il loro benessere e per avere delle risorse economiche di ritorno. I percorsi che fanno questi bambini però sono carichi di sofferenze e spesso portano alla morte.

Ma vi sono anche tanti bambini italiani che spariscono, no?
— Sì, spariscono anche minori italiani. L’esperienza ci insegna che molti rapimenti avvengono nell’ambito di coppie separate e possono finire anche con l’uccisione del bambino, come se fosse lui la colpa di queste situazioni. D’altra parte ci sono coppie con coniugi di diverse origini, molte volte utilizzano il fatto che manchino accordi bilaterali fra l’Italia e gli altri Paesi per portare via il bambino. Mancano gli accordi per tutelare gli interessi dei bambini, prevalgono gli stratagemmi degli adulti.

Dove vanno a finire i bambini scomparsi?
— La gran parte viene inghiottita in un sommerso che ritroviamo nelle comunità illegali delle grandi aree urbane, in quei contesti nessuno riesce ad entrare. Questo vale per Napoli, Roma, Milano e Torino. Spesso questi bambini finiscono per essere vittime di altri traffici, fenomeno che spesso scivola dai nostri occhi, perché non vediamo queste situazioni nelle realtà centrali delle nostre città. Tutto avviene nelle grandi periferie e spesso nessuno interviene, è difficile alle forze dell’ordine intervenire, i ragazzi stessi dovrebbero chiedere aiuto, ma non ne hanno il coraggio. È il motivo per cui noi abbiamo il numero telefonico 116000, aperto 24 ore su 24, si risponde in più di 20 lingue straniere, abbiamo anche l’app Miniila che permette ai bambini di accedere a dei servizi e di potersi rivolgere a qualcuno e chiedere aiuto.

Come vi occupate dei bambini in difficoltà e quelli scomparsi?
— Oltre ai canali di aiuto funzionanti 24 ore al giorno, siamo in stretta collaborazione con il Ministero dell’Interno, lavoriamo in una rete europea e cooperiamo con le Prefetture. Quando si registra una persona scomparsa si attivano le forze di polizia, ma anche il volontariato sia civile sia sanitario.

Secondo lei lo Stato e i governi precedenti hanno fatto abbastanza nell’ambito dei bambini soli, in difficoltà e per i minori dispersi?
— No, l’abbiamo anche ribadito di recente. Ci siamo resi conto che di fronte a questi dati c’è un grande silenzio. È un numero impensabile di bambini senza futuro né prospettive, un numero che potrebbe riempire una città. È un danno sociale, economico e umano enorme. Abbiamo parlato con tutte le varie istituzioni, lo faremo anche con l’attuale governo. C’è anche un commissario straordinario per le persone scomparse che si occupa di queste tematiche, però ci rendiamo conto che sono piccoli segnali di interesse di fronte ad un problema enorme.
Questo fenomeno richiede la responsabilità di tutti. Abbiamo già chiesto al nuovo Ministro dell’Interno una riflessione comune, così come lo abbiamo chiesto al Capo della Polizia. Su questo tema ci deve essere una maggiore attenzione e speriamo possa avvenire con un Parlamento attivato ai vari livelli, perché si possa legiferare per dare un aiuto reale ai bambini. Qualsiasi convenzione, quella di Dublino e tutte le altre, devono essere secondarie di fronte ai diritti del bambino. I bambini sono bambini e vanno tutelati come tali.

Che cosa dovrebbe fare quindi concretamente lo Stato?
— Bisogna dare la possibilità ai bambini di chiedere aiuto, non devono avere paura a chiedere aiuto. Dobbiamo dare loro un futuro stabile in un Paese e in un’Europa che li accoglie evitando di lasciarli in mano alla criminalità organizzata. Bisogna contrastare in tutti i modi il traffico di minori, i trafficanti e gli scafisti devono essere perseguiti. Tutto ciò, compresi i centri di accoglienza, a mio avviso richiede una particolare attenzione. Tutto questo mondo grigio si è di fatto sviluppato in questi ultimi anni, talvolta anche il nostro settore delle ONG ha avuto momenti di fragilità e di non qualità. Deve esserci responsabilità da parte di tutti, dello Stato e delle associazioni. Occorre fare un grande salto in avanti, perché ogni bambino che entra nel mondo della criminalità organizzata è un bambino che perdiamo.