Dopo il lockdown, lacrime e sangue


Circa 8,5 milioni di atti pronti a essere notificati dall’Agenzia delle entrate dalla conclusione del lockdown fino a dicembre 2020. Il dato è stato fornito dal direttore dell’Agenzia, Ernesto Maria Ruffini, intervenuto ieri in commissione finanze della camera sul decreto legge liquidità (dl. 23/20) . Il direttore delle Entrate ha poi aperto alla possibilità di una nuova edizione di rottamazione e pace fiscale , peccato che mentre lui apre, sarà troppo tardi, perché migliaia di persone saranno già rovinate.
Si vede che il governo a guida PD e 5ms era fuori dall’aula a comprare un pallottoliere per fare i conti, alle stime del PIL che parlano di un – 9% si aggiungono 10 milioni di poveri a fine 2020 e circa un milione di disoccupati in più.
Povertà da coronavirus, lo Stato finora non ha messo un euro (o quasi)
Non sembra che la priorità dello Stato italiano sia di mettere liquidità pesante nelle tasche degli italiani, stante l’assoluta inconsistenza delle cifre di investimento promesse dal premier Giuseppe Conte (prima i 25 miliardi che con la “leva magica” dovevano diventare 350, poi 50 miliardi totali, il sostegno dei 400 milioni + i 4 miliardi ai comuni, i 400 miliardi di prestiti della “potenza di fuoco” di aprile, e infine di nuovo i 50 miliardi annunciati da Conte durante l’informativa sulle decisioni dei vertici europei di marzo e aprile). Cifre a vuoto, la povertà non spaventa, il coronavirus non spaventa. Anzi incoraggiano. Indovinate a fare cosa? Creare nuova povertà. A questo discorso vorrei collegare l ‘articolo comparso sul Fatto quotidiano , (ha ragione il Bobba quando mi dice perché leggi certi giornali?,) del mitico DIBA che da un po’ nn si sentiva, ma che nella sua quarantena fatta di pensiero e filosofeggiamento , ha partorito la cura o quasi per il ns paese . Pensare che il Diba era partito bene ,contro i poteri forti , la finanza e l’UE , CORONABOND ,EUROBOND E MES , fin qui i ns punti di vista si incrociavano . Ma, perché in questo momento tragico i ma sono diventati come le supposte ce n’ è sempre uno , arrivati alla metà dell’articolo si è lanciato in un discorso geopolitico che a mio avviso rappresenta la linea del governo o quanto meno quella 5ms . Il novello Kissinger parlando di Ue e delle sue politiche di strozzinaggio incitava a nn avere paura di lasciare la UE perché essa senza Italia si scioglierebbe come neve al sole(noi socialisti nazionali sono 20 anni che lo gridiamo ) .A questo punto pensavo parlerà di sovranismo , di indipendenza dalle banche , creare un nuovo modo di pensare l’economia fuori da ogni teoria ordoliberista, confesso mi sono anche eccitato , per poi capire il giovanotto dove voleva andare a parare. Secondo il nuovo Stigliz siccome la Cina vincerà la terza guerra mondiale senza sparare un colpo , Emma Palomba è una pippa rispetto ai suoi poteri di veggente , l’unica soluzione secondo lui è fare acquistare alla Cina la maggior parte del debito pubblico italiano dimenticandosi che stiamo parlando di una pericolosissima tirannia , un regime disumano, potenza imperiale alla pari degli Usa e getta, che è un pericolo per il mondo intero lo si è visto da 20 anni con i loro prodotti scadenti figli dello sfruttamento del lavoratore, che hanno sconquassato il mercato europeo. Tutto questo suo filosofeggiare (ricordo che il diba auspicava una costituzione come quella Venezuelana) poi lo si collega al lavoro fatto da Dimaio e la via della seta , ad un pezzo sul blog delle stelle Cina ed Italia un destino comune, alla propaganda vomitevole dei Tg procina , agli incontri avvenuti tra il capocomico e l ambasciatore cinese a novembre la conclusione è facile da raggiungere : ci sarà un passaggio del collare , dagli USA a PECHINO perciò il Tacchia si sta allenando al piccolo dittatore per essere alla pari di coloro che ci comanderanno. Il tutto senza che la mummia mummificata 2 volte e la grande stampa levassero il loro grido di ATTENTATO ALLA NAZIONE così come avviene con la Lega decisa a farci rimanere schiava degli USA .Ma andiamo oltre , si sarebbe tentati di dire che anche questa volta la montagna europea ha partorito un topolino. Ma stavolta non c’è traccia neanche del topolino, se non nella mente del presidente Conte e di qualche soldatino pentastellato. Sostanzialmente, il Consiglio europeo di ieri si è limitato a confermare le proposte di 2 settimane fa . In breve, sono stati definitivamente archiviati gli eurobond (o coronabond che dir si voglia) e ogni forma di mutualizzazione del debito come già avevamo detto più volte, con buona pace di Conte, mentre rimane sul tavolo il cosiddetto Recovery Fund, cioè un fondo che dovrebbe teoricamente sostenere la ripresa economica degli Stati europei. Nello specifico, però, si sa poco o nulla di come funzionerà questo fantomatico fondo. E la ragione è che i governi continuano a rimanere molto divisi in merito, al punto che i capi di Stato non hanno ritenuto opportuno neanche fare una conferenza stampa congiunta al termine della riunione, come è consuetudine fare in questi casi.
Quello che sembra certo per ora è che si tratterà di un fondo gestito dalla Commissione che avrà la capacità di emettere titoli basati su garanzie comuni fornite dal nuovo bilancio UE 2021-2027, cioè dagli Stati membri. Non è ancora chiaro a quanto ammonteranno queste garanzie e dunque quanto dovranno versare in più gli Stati , né l’ammontare delle risorse che si prefiggerà di raccogliere sui mercati
Ma il presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha fatto sapere che «data la situazione riteniamo che un contributo alle risorse proprie attorno al 2 per cento del PIL dell’UE, rispetto all’attuale 1,2 per cento, sia richiesto per due-tre anni». Va notato che l’Italia è un contributore netto, quindi potrebbe vedersi costretta a versare una cifra cospicua. Ciò detto, gli auspici della Commissione vanno presi cum grano salis: il fatto che a distanza di vent’anni da Maastricht il bilancio europeo continui a rimanere nell’ordine di un misero 1 per cento del PIL dà l’idea di quanto siano forti le resistenze da parte degli Stati ad aumentare significativamente il proprio contributo. Un modo per aggirare questo ostacolo potrebbe essere quello di chiedere agli Stati di offrire delle semplici garanzie (portando a un incremento “virtuale” del bilancio) invece di un versamento diretto.
Un’altra cosa che possiamo dare praticamente per scontato è che il denaro raccolto dal fondo non verrà concesso agli Stati membri sotto forma di trasferimenti a fondo perduto, se non in minima parte, come sarebbe normale e come sognava qualche anima bella di casa nostra, ma sotto forma di prestiti, che dunque verrebbero conteggiati nel debito nazionale dei singoli Stati. Su quest’ultimo punto diversi paesi (Svezia, Austria, Germania, Olanda) hanno già detto che accetteranno di dare il via libera al fondo solo se la logica sarà quella dei prestiti e non dei trasferimenti; se il fondo sarà limitato nel tempo e con un ambito di applicazione limitato e se vi saranno rigorose condizioni di rimborso. D’altronde non potrebbe essere altrimenti, giacché tutti i paesi inclusa l’Italia hanno accettato di muoversi nella cornice dei trattati europei, che vieta trasferimenti fiscali rilevanti tra paesi, ed in particolare dell’articolo 122(2) del trattato sul funzionamento della UE «il Consiglio, su proposta della Commissione, può concedere a determinate condizioni un’assistenza finanziaria dell’Unione» a uno Stato che si trovi in difficoltà finanziaria. Insomma, la proposta si colloca saldamente all’interno della logica del debito su cui è fondata l’architettura dell’euro.
Come ha detto Varufakis: «Gli Stati membri dell’Unione pesantemente indebitati dovranno garantire di tasca propria dei prestiti che la Commissione europea poi estenderà agli Stati membri sotto forma di… prestiti. In breve, dei fondi presi in prestito dagli Stati membri che andranno ad aggiungersi al debito degli Stati in questione verranno veicolati attraverso la Commissione europea per far finta che l’Unione europea stia giocando un ruolo». Come detto, comunque, i tempi di attivazione di questo strumento, a prescindere dalla sua dubbia utilità, saranno piuttosto lunghi. E su tutta la risposta europea alla pandemia pesa l’imminente sentenza della Corte costituzionale tedesca che il 5 maggio è chiamata a esprimersi sulla legalità del programma di acquisto di titoli della BCE; probabilmente non è un caso che la Commissione si sia impegnata a presentare un piano per il Recovery Fund entro il… 6 maggio.
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