La possibile ripresa della serie A continua a far discutere


Il mondo del calcio italiano cerca di reagire alla pandemia del Covid-19 cercando possibili soluzioni.

In settimana il Consiglio di Lega della Serie A ha definito in tre fasi la ripresa dell’attività agonistica. La prima a scendere in campo, qualora il piano diventasse effettivo, sarebbe la serie A, successivamente il campionato cadetto ed infine toccherebbe alla terza serie.

Relativamente alla calendarizzazione degli eventi, un’ipotesi concreta è quella di disputare prima le semifinali di Coppa Italia e poi le restanti giornate di campionato, cominciando dalle gare da recuperare. La bozza di programma prevede le sfide di ritorno Juventus-Milan e Napoli-Inter il 27 e 28 maggio e la ripresa del campionato il 31.

Ma prima di tutto è stato stilato un protocollo di garanzia che permetta alle società di riaprire i centri sportivi per gli allenamenti.

Le linee guida della normativa sanitaria di garanzia prevedono che le squadre potranno tornare al lavoro solo rispettando rigidi criteri di sicurezza. I giocatori saranno costantemente monitorati e completamente azzerati i contatti con l’esterno. Ciò significa che tale isolamento potrà essere realizzato dai club nei propri centri sportivi o presso altre strutture esterne sanificate. L’idea centrale del protocollo è, infatti, organizzare ritiri permanenti delle squadre in luoghi di allenamento chiusi (modello preparazione estiva), per evitare rischi di contagio.

Tale protocollo, elaborato dalla commissione medico scientifica della Federazione con l’aiuto di esperti del settore e presieduta da Paolo Zeppilli, contiene tutte le disposizioni per la ripresa degli allenamenti delle squadre di calcio. La documentazione è stata inviata ai ministeri della Salute e dello Sport. Sarà compito di Speranza e Spadafora valutare, con l’ausilio del comitato tecnico-scientifico del governo, e dichiarare la fine delle ostilità al 4 maggio, confermando il 31 maggio la data del ritorno in campo per le partite a porte chiuse.

Eventualmente si potrà procedere con la ripresa rispettando misure che prevedono screening ed una continua osservazione della salute dei calciatori. Tali indagini riguardano: la convocazione dei giocatori ad orari scaglionati per evitare gli assembramenti; controlli preventivi quali test (3-4 giorni prima della ripresa); esami sierologici IgM, IgG; anamnesi (spostamenti, contatti con Covid+, sintomi aspecifici); visita clinica e temperatura corporea; tampone RT-PCR “rapido”; valutazione cardio-vascolare e polmonare sui giocatori positivi guariti.

Tra le misure è prevista la separazione della squadra e dello staff tecnico in 3 gruppi: a) chi ha avuto la malattia con interesse respiratorio; b) chi l’ha avuta con sintomi lievi; c) chi ha anamnesi negativa. Chi risulterà positivo, durante i test, sarà allontanato dal gruppo con isolamento e sorveglianza clinica. Chi risulterà positivo, dopo la ripresa, allo stesso modo verrà allontanato dal gruppo e scatteranno esami per tutti i compagni.

Inoltre durante la prima settimana non saranno consentite docce negli spogliatoi ma in camera, sarà obbligatorio il distanziamento sociale a tavola, niente partitelle ma solo allenamenti in piccoli gruppi, e per finire ognuno dormirà in camera singola.

Ovviamente rispettare le regole sarà possibile facendo ricorso ad un numero importante di tamponi. L’allenamento di una squadra di calcio richiede il coinvolgimento di molte persone ed il protocollo necessita di almeno 60/70 tamponi al giorno per squadra. Tutto questo, considerato lo stato di crisi e la penuria di reagenti potrebbe innescare un conflitto sociale.

Ma questi sono problemi che dovranno essere affrontati nella fase 2, per il momento siamo ancora nella fase 1 e come sempre sarà la politica a decidere.