Covid-19 – Come ti combatto il virus


E’ curioso notare le differenze di strategia che gli Stati adottano per combattere un’epidemia deflagrante come quella attuale. Di seguito proviamo a focalizzarci sui diversi approcci cinese ed italiano.

CINA:
– Scoppia il virus.
– Quarantena da subito.
– Sospensione attività lavorative.
– Esercito per sanificare le strade.
– Costruzione ospedali in 10 giorni.
– 5 anni di galera a chi esce di casa.

ITALIA:
– Arriva il virus.
– No, ma non è virus… è che non ti sei messo la maglia della salute.
– Muoiono i 70enni, 89enni, 90enni.
– Eh.. ma tanto erano vecchi.
– Sì, ma poi non campi più con la loro pensione.
– Altri morti.
– Allora è il virus, zona rossa.
– Scappiamo dalla zona rossa.
– Svaligiamo il supermercato.
– No, le penne lisce no!
– Mettiamo in piedi la scopa.
– Facciamo l’amuchina in casa.
– Chiudiamo le scuole.
– E allora andiamo in vacanza.
– No, ma non devi andare in vacanza, a casa devi stare.
– Riapriamo le scuole.
– Chiudiamo gli stadi.
– Riapriamo gli stadi.
– Rimandiamo le partite.
– Richiudiamo gli stadi.
– Richiudiamo le scuole.
– Tutti in discoteca.
– Guardate che riapriamo le scuole!
– Tutti in discoteca lo stesso.
– Chiudiamo le discoteche.
– Apriamo le zone rosse piccole e facciamo le zone rosse grandi, le zone arancioni e le zone così e così.
– E io me ne scappo al sud che ci sta ‘o sole, ‘o mare, ‘a parmiggiana ‘e mammà e soprattutto non ci sta ‘o virus-
– Ma non ci sono i posti letto!
– Pazienza, piglio la sdraio.
– Si ma Gesù!!!
– Gesù lo puoi vedere in streaming sul canale youtube del papa
– Non ci dovete andare al sud, cazzo!
– Allora tutti a Riccione

Nel frattempo, mentre gli ospedali italiani non sanno più dove mettere il denaro donato dal Vaticano, nel mondo accadono le cose più strane: in Francia 3500 persone sono scese in piazza vestite da Puffi gridando “Noi pufferemo i virus” Non è una bufala, purtroppo, infatti a Landerneau, 3500 persone si sono riunite per battere il record mondiale per il più numeroso raduno mondiale di Puffi. In barba a tutte le norme sanitarie che così faticosamente si stanno attuando in tutto il mondo per fermare il virus, questa folla di persone ha deciso di vestirsi e mascherarsi come le piccolissime creature blu, abitanti dei boschi e di festeggiare.
In Corea del Nord, invece, pare (ma il condizionale è d’obbligo data la scarsità di fonti verificabili) che il virus sia stato dichiarato fuorilegge e che un paziente trovato positivo sia stato fucilato.
Il dottor Christian Jessen, medico 43enne ma anche scrittore e presentatore tv di programmi “spazzatura” sul canale inglese Channel4, ha dichiarato nei giorni scorsi: “Il Coronavirus? Una scusa degli italiani per prolungare la loro siesta”. Senza mostrare alcun rispetto per i 15mila malati e gli oltre mille morti del nostro Paese, durante un’intervista radiofonica, come riportato dal quotidiano Independent, questo “gentleman” non ha avuto il minimo ritegno nell’offendere un paese di 60 milioni di persone che sta lottando contro il Covid-19. Lucidamente, ha avuto il coraggio di ammettere che le sue parole, effettivamente, possono essere imbarazzanti e fuor di luogo. “Quello che dico potrebbe essere un po’ razzista e mi toccherà scusarmi, ma non pensate che il Coronavirus sia un po’ una scusa? – ha affermato Jessen durante l’intervista alla radio – sappiamo come sono gli italiani… per loro ogni scusa è buona per chiudere tutto, interrompere il lavoro e fare una lunga siesta”. L’uso del termine spagnolo “siesta”, molto diffuso anche tra gli inglesi, è stata la chiara allusione al riposino pomeridiano durante le ore lavorative. Come dire, tutti gli italiani si riposano e non fanno nulla.
Se è vero che anche l’influenza uccide (8 mila vittime l’anno soltanto in Gran Bretagna) anche i più sprovveduti ormai hanno imparato che il Coronavirus non è affatto una normale influenza. Ma questo medico (un MEDICO!!!) ha la faccia tosta di asserire una serie di inesattezze (per non dire altro) una dopo l’altra: 1) “Non si tratta di grandi numeri”; 2) “non colpisce le madri”; 3) “è soltanto un brutto raffreddore”. Tutti e tre questi punti sono stati smentiti dai fatti.

Per chiudere, è opportuno ricordare una strana coincidenza relativa all’anno in cui le epidemie si manifestano. Dunque, vediamo:
1620: Peste
1720: Peste
1820: Colera
1920: Influenza spagnola
2020: Coronavirus
Di certo nel 2120 non mi fregano: io non mi farò trovare!