Speciale elezioni – Qui c’è un clima di grande attesa


Esiste un repertorio quasi infinito di frasi di circostanza che cronisti (con la mano calcata sull’auricolare d’ordinanza) e intervistati (che non lo sanno mai usare) usano nei concitati momenti che vanno nella ‘lunga notte’ dalla chiusura delle urne ai primi risultati attendibili delle elezioni, ossia in quel lasso di tempo dall’apertura dell’edizione speciale del TG all’ingresso in scena del candidato che si autoproclama vincente a seguito di un risultato ormai certo, passando per i primi intention-poll (neologismo degli statistici creativi), poi per gli exit-poll e infine per le proiezioni basate su dati reali seppure frammentari.
Qui di seguito vi presentiamo un gustoso florilegio di queste perle che, puntualmente, potrete riscontrare anche la prossima volta.

I primi intervistati:
– Aspettiamo i dati reali.
– È troppo presto per fare previsioni, sappiamo come è andata altre volte.
– Ci risentiamo tra un’ora.
– Il dato dell’affluenza è un primo segnale, per tutti.
– Ha comunque vinto l’astensionismo.

Gli inviati nelle sedi di partito:
– Qui c’è un clima di grande attesa.
– Per ora ci sono poche persone, ma la sala si sta riempiendo.
– Ci siamo persi XX, era qui fino a poco fa, adesso lo cerchiamo.
– Scusi, XX, siamo in diretta, ora, venga.
– XX non ha l’auricolare, ripeto la domanda da studio.
– XX è ancora chiuso nel suo ufficio dove sta seguendo lo scrutinio.
– Gira voce che potrebbe arrivare anche YY per un breve discorso.
– Non vi sento.
– Ma siamo in onda?
– Ecco, ecco, è arrivato XX, ma la nostra telecamera non lo può inquadrare perché non si può muovere.

Gli inviati al ministero dell’Interno (che potrebbero avere gli stessi dati consultando il sito dell’Interno dalla redazione):
– Qui i dati arrivano molto lentamente.
– Siamo ancora a solo XX seggi su YY, se volete ho il dato parziale di Maccastorna.
– Il dato delle proiezioni è diverso da quello reale parziale, del resto è inevitabile.
– Sta per parlare il ministro dell’Interno per dare il dato dell’affluenza, che comunque abbiamo già visto sul sito del ministero.
– Non vi sento.
– Ma siamo in onda?
– È ancora tutto molto lento.

Gli intervistati del bicchiere mezzo pieno:
– È comunque una vittoria.
– Abbiamo preso meno voti rispetto alle politiche, ma siamo comunque cresciuti nelle nostre regioni di riferimento.
– È sicuramente un segnale, ma bisogna guardare al voto nel suo complesso.
– È sicuramente un segnale, ma bisogna guardare il voto nel dettaglio, il dato di XX e di YY ci dice che ci sono interi pezzi d’Italia con noi.

Quelli appesi all’ultima speranza:
– I dati che mi hanno comunicato dal partito sono diversi, vedrete che ci sarà un cambiamento nell’andamento dei voti.
– Fino all’ultimo voto scrutinato può succedere di tutto, soprattutto nelle circoscrizioni dove siamo più forti.
– L’ultima volta abbiamo recuperato nelle ultime ore di scrutinio.
– Siamo più forti nelle regioni dove storicamente i dati sono comunicati con più lentezza.

Gli autocritici (pochi):
– Non abbiamo saputo comunicare le nostre idee.
– Si dovrà fare un’analisi più approfondita del voto, ma è chiaro che gli elettori ci chiedono alcuni cambiamenti, e rapidamente.
– Speravamo in un risultato migliore, dobbiamo ripartire da prima del voto e capire che cosa non ha funzionato.
– Dovevamo comunicare meglio in che cosa siamo alternativi al resto dell’offerta politica.
– Abbiamo pagato per i nostri errori in campagna elettorale.

Quelli che danno spiegazioni creative o elusive (troppi):
– In termini assoluti siamo andati meno bene, ma in termini relativi c’è una nostra chiara e netta affermazione.
– Abbiamo preso meno voti della volta scorsa, ma più voti di quanto dicevano i sondaggi ed è quindi ugualmente un’importante vittoria.
– Certo, gli elettori ci hanno dato un segnale, ma non dimentichiamo che da domani in Parlamento si parla del disegno di legge XXX.
– È andata meno bene di quanto speravamo, ma non possiamo trarre una valutazione di politica nazionale su elezioni europee.
– Avevamo detto che avremmo vinto e abbiamo vinto, anche se non siamo arrivati primi.
– Il voto in un giorno solo ci ha penalizzati, soprattutto al nord (o al centro, o al sud, a seconda dei casi).
– Nonostante la par condicio, ci hanno dato meno spazi degli altri in campagna elettorale.
– Con una campagna elettorale più lunga avremmo sicuramente fatto meglio.
– La vera sfida sono le prossime elezioni.