Fioramonti: pochi i soldi, mi dimetto


Le dimissioni del Ministro dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca scientifica Fioramonti hanno impietosamente portato alla ribalta uno degli errori strategici più grossolani dell’Italia: investire poco nel settore dell’istruzione.

Insomma, l’Italia continua a investire poco nella formazione dei suoi futuri cittadini adottando una politica del mettere una pezza nell’immediato ma preoccupandosi poco delle nefaste conseguenze a medio e lungo termine che tale politica fa scaturire.

Del resto Fioramonti lo aveva detto d’aver bisogno di almeno tre miliardi di euro per garantire “la linea di galleggiamento” in un ambito così cruciale come quello dell’istruzione e della ricerca.

Invece, all’indomani della finanziaria 2020, è stato palese che le sue aspettative minimali non fossero state soddisfatte.

Queste le sue parole:

“Prima di prendere questa decisione, ho atteso il voto definitivo sulla legge di Bilancio, in modo da non porre tale carico sulle spalle del Parlamento in un momento così delicato”, scrive Fioramonti, andando direttamente alle ragioni della scelta: “ho accettato il mio incarico con l’unico fine di invertire in modo radicale la tendenza che da decenni mette la scuola, la formazione superiore e la ricerca italiana in condizioni di forte sofferenza”.
“La verità – scrive – è che sarebbe servito più coraggio da parte del governo per garantire quella linea di galleggiamento finanziaria di cui ho sempre parlato, soprattutto in un ambito così cruciale come l’università e la ricerca”.

Del resto Fioramonti è stato coerente avendo spesso detto in passato che non ha senso “scaldare la poltrona” se non si hanno i mezzi per fare concretamente il proprio lavoro da Ministro.

Naturalmente il governo ha già individuato il sostituto di Fioramonti, anzi i sostituti, avendo provvidenzialmente (a nostro avviso) scisso nuovamente il Ministero dell’Università e della ricerca da quello dell’Istruzione.

Alla guida del primo, infatti, è stato chiamato il prof. Gaetano Manfredi, mentre per la scuola è stato nominato Ministro la parlamentare M5s Lucia Azzolini.

Tuttavia le dimissioni di Fioramonti e la risposta, inaspettata, di aver sdoppiato il Ministero a lui affidato sono un nuovo cattivo presagio sulla tenuta del governo Conte-bis.

Inutile sottolineare, infatti, che invece di concedere maggiori fondi al settore, raddoppieranno invece le spese di gestione necessarie per il mantenimento di un raddoppiato apparato burocratico e non si capisce, soprattutto da parte dei pentastellati, dove è finita la volontà di snellire la burocrazia e i costi della politica.

Sarà per questo che Il M5s ha già perso pezzi nel recente passato e che ora queste eclatanti dimissioni danno una nuova spallata al traballante governo giallo-rosso.