Carlo Calcagni: un esempio di coraggio


“La vita di un uomo puro e generoso è sempre una cosa sacra e miracolosa, da cui si sprigionano forze inaudite che operano anche in lontananza.”

Carlo Calcagni è un uomo garbato, ha uno sguardo limpido, intenso, la voce composta, la postura aperta, disposta a dare e a ricevere.

Carlo Calcagni non alza mai i toni, non punta l’indice, non tuona parole di fuoco, non batte pugni sul tavolo, ma quelle che dice arriva sempre al centro del cuore, parola dopo parola.

Non è facile affrontare la vita, le sue mille pieghe che nascondono insidie ispide come spilli, i suoi improvvisi stravolgimenti al tema confortevole e panificatore della norma.
Non è per niente facile alzare lo sguardo e guardare ogni bestia diritta negli occhi, schierare le braccia contro ogni fiera che brama di azzannare la nostra felicità.
Una volta caduti, rialzarsi è una sfida che si deve vincere se si vuole continuare a camminare; ma niente è scontato, niente è come dovrebbe essere e spesso la risposta è ciò di più complesso che la vita ci possa chiedere, un inciampo a cui non tutti riescono a reagire. In questi momenti ciò che giova più di ogni altra cosa, è una guida, un esempio, una chiara direzione da seguire, un “pacchetto” di forze nuove da schierare contro le armate del buio.

UN ESEMPIO!

“Io sono il Colonnello” è un docufilm sulla vita dell’uomo Carlo Calcagni, sulle sue vicissitudini dopo l’esperienza nei Balcani (vedi biografia di Carlo Calcagni), sui devastanti effetti che le polveri sottili derivate dalle esplosioni hanno avuto sul suo organismo, sulla sua grande passione per il ciclismo e sugli entusiasmanti successi ottenuti in tutto il mondo nelle vesti di atleta.

“Io sono il Colonnello” è un condensato di vita purissima che gocciola forza, carattere, determinazione, coraggio, da ogni poro.

Il colonnello Calcagni, massacrato dalle particelle di metalli pesanti, è una roccia che resiste da 17 anni, alla malattia, all’insulto di una “aporia” che riguarda le sfere più alte del sistema politico e militare.
La sua tenacia gli ha permesso di continuare a vivere “oltre” le più rosee aspettative e di volare, con il suo triciclo magico, superando gli avversari, come ha sempre fatto con la sofferenza fisica, i dolori e l’acutizzarsi delle patologie. Un corollario di patemi e di affermazioni al limite dell’impossibile compongono il personaggio, definendo le forme, chiare e solide, di un esempio universale; capace, non solo di resistere, ma di assistere, affiancando i compagni nella lotta, amplificando le loro voci, sostenendo le loro ragioni e dispensando speranza, forza e valore in ogni azione mossa verso gli altri.

​MAI ARRENDERSI!

Mai arrendersi è il suo moto. “Mai fermarsi, dinanzi a qualsiasi difficoltà…”, sempre lottare, sempre avanti, in prima linea, senza mai concedere un solo spiraglio alla resa. Non sono solo parole, ma è ciò che Calcagni mostra ogni giorno, attraverso le sue azioni, le foto, i suoi video.
Non sono parole, ma è pelle, carne e ossa, sono occhi che scavano dentro; è una voce che non ha pause, titubanze e che procede con la brillantezza dell’acqua cristallina, la cronaca di ogni miracolo quotidiano, di ogni lotta dentro il tempo, nel tempo, appresso al tempo che corre verso il domani, con l’unica certezza della sua preziosità. “Mai arrendersi dinanzi a qualsiasi difficoltà…”, mai arrendersi ad ogni deviazione del tracciato, ad ogni fosso o muro, ad ogni sfida che sembra più grande di noi; mai retrocedere dinanzi alle bestie feroci, mai scappare a rifugiarsi al buio, in silenzio, abbandonando ogni speranza.
La morte è lì, che aspetta come una carogna la nostra resa, che attende di vederci affondare, di lasciarci morire come chi ha perso ogni luce.

​DIVENTARE ESEMPIO!

Il messaggio è chiaro, brilla di luce propria: diventare esempio!
Ciò che conta davvero è prendere il testimone, aprirsi a ricevere con l’idea fissa di imparare a dare, con la consapevolezza che il primo esempio siamo noi.
Gli eroi sono vessilli, sono bandiere, sono figure mitiche, quanti di energia ricolmi di coraggio e di forza; ma gli eroi durano il tempo di un epopea e, se nessuno è in grado di incarnare l’esempio, tutto muore dentro il tempo e l’eroe viene dimenticato.
Per questo ciò che conta davvero è il senso della continuità, appropriarsi degli elementi magici del mito, offrire se stessi alla meccanica del “gioco” che ci chiede la testimonianza.
Io questo ho colto in Carlo, questo è ciò che, come uno schiaffo, mi ha svegliato dal torpore dei miei abbandoni, di quella maniera codarda di gettarsi alle spalle ogni sfida probante, ogni vittoria improbabile, ogni avversario troppo forte per essere piegato. Questo ho visto, la responsabilità di essere uomini, di non voltare mai lo sguardo, di tenere alto il cuore, sopra ogni cosa; non spegnere mai i sogni, non gettare via la speranza, mai, anche quando tutto sembra perduto, guardare agli altri, porgere una mano, mostrare la via, illuminarla con la propria luce, dimenticando se stessi e guardando avanti, al futuro, per cambiare il mondo e renderlo migliore… così anche tu…

“Facesti come quei che va di notte,
che porta il lume dietro e sé non giova,
ma dopo sé fa le persone dotte,
quando dicesti: “Secol si rinova;
torna giustizia e primo tempo umano,
e progenie scende da ciel nova”
A.G.

Biografia di Carlo Calcagni:
Carlo Calcagni, Colonnello del Ruolo d’Onore dell’Esercito Italiano.
Un eroe dei nostri tempi che si racconta senza riserve, lo fa con grande dignità incontrando gli studenti e la gente che affolla i luoghi in cui è programmato il suo intervento.
Nel messaggio “MAI ARRENDERSI” che ormai lo identifica, è racchiuso il vissuto di una persona, unica e capace di affrontare la sua terribile malattia e le devastanti cure quotidiane in modo esemplare, senza cedere alla disperazione e soprattutto senza mai rinnegare i valori dell’uniforme che continua a indossare con grande orgoglio.
“Il Colonnello” riesce a trasformare la sua tragedia , iniziata nel 1996 , mentre come Pilota elicotterista prendeva parte alla missione di Pace in Bosnia Erzegovina, in una prova concreta di quanto la forza di volontà riesca persino a ingannare la morte, facendosela amica per costringerla a restare sempre un passo indietro rispetto alla vita. Persino i medici del Breakspear Medical di Londra ritengono che la vita di Carlo sia un miracolo.
I valori riportati nelle cartelle cliniche sono spaventosi e lui non dovrebbe più essere vivo eppure continua a pedalare per chilometri e lasciare tutti dietro di sé.
L’unicità di questa vita ricca di colpi di scena, sempre altamente significativi, soprattutto per la gente che soffre e trova in Carlo un esempio da seguire e la forza di andare avanti, viene notata da Bruno Vespa che fa di tutto per intervistarlo.
Moltissimi gli articoli su quotidiani, tantissime le interviste in emittenti locali di vari comuni italiani e così il suo messaggio motivazionale diviene virale.
Ma la forza di un vero guerriero si misura sul campo e Carlo e così il 26 maggio, Carlo partecipa a un’impresa “epica”. Partenza da Bassano per arrivare in cima al Monte Grappa dove è testimonial esclusivo dell’evento Monte Grappa bike day. Il Colonnello, da insuperabile campione Paralimpico, sfida l’incredibile.
In sella al suo triciclo volante, sul quale posiziona una corona di alloro, tra10.000 partecipanti, affronta una salita di ben 1.850 metri di dislivello per un percorso di 30 km. La sua sfida è arrivare in cima al Monte Grappa e deporre la corona che ha portato lungo tutta l’ascesa spingendo il suo triciclo fino al Sacrario Monumentale Militare .
“L’ho fatto con la ferma e partecipata convinzione di commemorare, in occasione del centenario, non soltanto i caduti in guerra ma anche tutte le vittime, senza alcuna distinzione”. Queste le sue parole mentre è stremato e si riposa, prima di risalire sul suo triciclo e tornare giù a Bassano.
Il suo motto identificativo “MAI ARRENDERSI” ormai echeggia ovunque ma Carlo è inarrestabile e decide di buttarsi in un’altra impresa che supera le precedenti.
“Non posso fermarmi”, dice Carlo “coloro che soffrono devono tornare a credere in sé stessi, non devono arrendersi perché occorre darsi sempre una possibilità. Dobbiamo confinare le sofferenze e vivere ogni attimo con il cuore, senza mai smettere di amare la vita”.
Carlo Calcagni, con la sua storia di militare e Atleta, può solo insegnarci che la vita, malgrado ogni avversità, merita di essere vissuta sino in fondo e lo sport in questo è fondamentale poiché aiuta coloro che identificano la propria disabilità o malattia con la fine della propria esistenza, inducendoli a riacquistare fiducia in sé stessi, ad amare di nuovo una vita che sembrava priva di interessi e di spazi per i meno fortunati.