La distopia dei leoni da tastiera, dei sedicenti opinionisti e dei giornalisti sui generis


Lo riportiamo nella vignetta di stamani: Chef Rubio, al secolo Gabriele Rubini, sembra sia stato messo alla porta da Discovery Channel.

Non è piaciuto, probabilmente, il ruolo di improbabile opinionista che da qualche tempo “er còco de noantri” si voleva ritagliare.

Numerose le esternazioni di Rubio fuori tema, in verità fuori misura, al di là della naturale libertà d’opinione di cui tutti devono godere.

Già in passato Chef Rubio era stato liquidato per aver usato la bocca non solo per assaggiare trippa e pajata ma per esternazioni imprudenti e gratuitamente offensive.

Per circa due anni infatti, sino alla fine di maggio del 2018, Rubio ha supportato Amnesty International Italia per i diritti umani contro ogni discriminazione ma la collaborazione fu sospesa a causa di alcune sue dichiarazioni nei confronti di Selvaggia Lucarelli che l’ONG ha ritenute misogine.

Insomma un leone da tastiera e un improbabile opinionista, come in verità ce ne sono tanti in quest’epoca di internet e di confronti telematici via social, che deve far riflettere sul ruolo di internet e del controllo dei contenuti che la rete veicola.

E già perché basta che una persona abbia un minimo di notorietà in un qualunque campo che, ecco, tutte le corbellerie che sostiene in qualunque altra materia finiscono per essere accreditate come verità sante da un popolo di cretini che la moderna società vuole sempre più ignoranti e creduloni.

E, scusate se è poco, emeriti ignoranti si pronunciano senza vergogna dalle diete alle vaccinazioni, dall’economia ai temi di politica e geopolitica.

In questo senso, fa discutere la bomba fatta esplodere da Dagospia nei confronti del team delle “Iene”, trasmissione televisiva apparentemente di stampo giornalistico.
Secondo Dagospia la iena Giulia Innocenzi, nonostante il ruolo di direttore del sito web delle iene, non è neppure iscritta all’Ordine dei Giornalisti.
Dagospia rivela che le sarebbe stato permesso di dirigere il sito perché la trasmissione ideata da Davide Parenti non è registrata come testata giornalistica.

Insomma le iene, per loro stessa scelta di non essere testata giornalistica, sono solo un programma di intrattenimento e tutto ciò che rappresentano può ben essere fantasia di una realtà distorta e quindi inesistente. Infatti il programma, non essendo una testata giornalistica, non deve fare attenzione a quisquilie come il fact checking (ossia il controllo dell’attendibilità delle fonti e della veridicità dai fatti) e non risponde dell’operato dei suoi inviati e collaboratori innanzi a Commissioni deontologiche di sorta.
Ma il problema è: quanti lo sanno o, almeno, percepiscono che ciò vedono in tale programma è, potenzialmente, un caleidoscopio di suggestioni pseudo-giornalistiche?

Insomma, nell’era moderna in cui sembra che chiunque possa inventarsi opinionista (e finanche giornalista, nonostante la delicatezza del ruolo, per questo esiste un Ordine Professionale il cui ruolo è il controllo deontologico sulla correttezza professionale degli iscritti), non si sa davvero dove finisce la libertà d’opinione e dove inizia l’incontrollata palude dell’anarchia di sedicenti opinionisti e di giornalisti sui generis, e quando si può parlare apertamente di malafede di chi vuole manipolare la realtà per scopi reconditi.

Recenti fatti e misfatti inerenti manipolazioni mediatiche in occasione di campagne elettorali, addirittura con accuse più o meno provate tra le grandi superpotenze internazionali, farebbero pensare che ci sia una regia occulta ben organizzata a sostenere l’apparente anarchia digitale.

Aldous Huxley, scrittore britannico della prima metà del secolo scorso, asserì in “Libertà e schiavitù”:
“Ci sarà in una delle prossime generazioni un metodo farmacologico per far amare alle persone la loro condizione di servi e quindi produrre dittature, come dire, senza lacrime; una sorta di campo di concentramento indolore per intere società in cui le persone saranno private di fatto delle loro libertà, ma ne saranno piuttosto felici.”

La visione distopica di Huxley si completa con quella futurista ed altrettanto pessimista del suo contemporaneo George Orwell che nel suo celeberrimo romanzo “1984” predisse una società basata su poche grandi potenze e in cui il pensiero delle masse veniva controllato e indirizzato dal “Grande fratello”, un’entità più o meno occulta che tiene costantemente sotto controllo la vita di tutti i cittadini.

In questo senso internet e i social, al di là del loro potenziale positivo, sembrano richiamare gli strumenti di controllo del Grande Fratello ipotizzato da Orwell mentre i leoni da tastiera, i sedicenti opinionisti e i giornalisti sui generis appaiono, più o meno consapevolmente, come i principi attivi farmacologici suggeriti da Huxley.