ONG: tanti i soldi e pochi gli scrupoli


La nuova protagonista della grande farsa delle Organizzazioni Non Governative nel Mediterraneo si chiama Ocean Viking, la nave di 69 metri di Sos Mediterranee. Un gigante del mare, un colosso da 14mila euro al giorno. Per portarlo fino in Libia l’associazione ha dovuto affittarlo, modificarlo, attrezzarlo e via dicendo. I costi sono ingenti. Ma i bilanci pubblicati dall’associazione e ricostruiti dal Giornale.it dicono che i fondi non sono un problema. Non in questo momento, almeno. Visto che negli ultimi due anni la Onlus nel complesso ha prodotto un utile da diversi milioni di euro, cifre da far invidia a qualsiasi media azienda italiana.
Sos Mediterranee è un’associazione particolare. Non ha un’unica bandiera, ma è come una rete formata da una federazione di “filiali” europee. Le sue sedi sono a Marsiglia (la prima e più grande), Milano, Berlino e Ginevra. Ognuna ha un bilancio proprio e raccoglie le donazioni in maniera autonoma.
Per quel che riguarda la Germania, in rete si trova solo la relazione dell’attività con i bilanci aggiornati al 2017, in cui si legge: “Le donazioni totali (esclusi i contributi delle associazioni partner e Medici senza frontiere) sono state pari a 190mila euro nel 2015, 1,1 milioni nel 2016 e 887mila nel 2017”. I costi sono ingenti, certo, ma nel 2015 Sos Mediterranee Germania è riuscita ad assicurarsi un “risultato dopo le tasse” di 158mila euro. Nel 2016 la distanza tra entrate e uscite si è ridotta, garantendo un attivo di “solo” 46mila euro che si è andato a sommare a quello dell’anno precedente. Nel 2017, invece, il risultato al netto delle tasse è stato di -58mila euro. Ci sarebbe poi da valutare il bilancio di Sos Mediterranee Operations GmbH, una società senza scopo di lucro nata internamente e al fine di gestire “l’attività operativa” in mare negli anni scorsi. A finanziarla ci hanno pensato Msf e le filiali italiana, tedesca e francese con trasferimenti interni che non fanno testo.
Più semplice è invece valutare lo stato finanziario della sezione nostrana. Sos Mediterranee Italia rende noti online i bilanci e i conti economici degli ultimi tre anni. E non sono ricchi come quelli tedeschi: nel 2016 tra contributi dei soci fondatori, enti non profit e donazioni varie, il contatore delle entrate è arrivato a toccare quota 297.916 euro. Le uscite hanno prevalentemente contribuito alle spese della Aquarius (200mila euro), ma risultano anche 82mila euro alla voce (non meglio specificata) “fondi disponibili per l’impiego”. Nel 2017 la musica non è cambiata molto. Ai 223mila euro di ricavi registrati dall’ONG fanno fronte 222mila euro di uscite (133mila solo per la nave). Una precisazione: due anni fa Sos Mediterranee Italia apparve anche tra i destinatari del 5×1000 per un totale di 4.002,18 euro. Il 2018, infine, ha visto una contrazione delle donazioni incassate (112mila euro) per 118mila euro di spese (solo 30mila per Aquarius e ben 88mila di costi di amministrazione).
L’associazione che sfida il Viminale è una vera e propria macchina da donazioni. Nel 2017 la casa madre francese ha elargito un prestito per far partire l’esperienza elvetica. Sos Mediterranee Suisse ” … ha concluso l’esercizio finanziario 2018 con un utile netto di 129.613 franchi svizzeri”, cui vanno però tolti circa 10mila franchi di passivo dell’anno precedente: il totale (119 mila franchi) è la “riserva” generata. Se andiamo a leggere i dettagli, notiamo l’enorme circolazione di denaro. L’associazione ha incassato 175mila franchi da donatori privati, 154mila da fondazioni o associazioni, 11mila da aziende private, 38mila da alcuni Comuni svizzeri e 6mila euro di altri contributi. In totale fanno 386mila franchi (e rotti). Le uscite sono state nettamente inferiori (256.919 euro): oltre ai 147mila franchi di spese operative (di cui 60mila per la nave e 86mila per la sensibilizzazione dei cittadini), ci sono altri 53mila franchi per la ricerca dei fondi. Ecco spiegato quell’utile finale, che al cambio vale oltre 118mila euro.
Ma la vera gallina dalle uova d’oro risiede in Francia. I bilanci raccontano di un’attività florida e un budget annuale nel 2018 da 6,8 milioni di euro (+ 90% rispetto al 2017!). A sovvenzionarla sono oltre 38mila donatori che hanno regalato circa 4,1 milioni di euro. Altri 808mila sono stati invece elargiti da società private, fondazioni e associazioni. Poi ci sono i 380mila euro versati dalla rete europea di Sos Mediterranee e 1,4 milioni da Medici senza frontiere. Solo il 2% (135mila euro) arriva da sovvenzioni pubbliche. Per quanto ingenti, le spese operative sono state di “appena” 3,9 milioni di euro (di cui 3,4 per la Aquarius). A questi vanno aggiunti 478mila euro di costi per la raccolta fondi e 371mila per il funzionamento dell’intera macchina. In totale fanno circa 4,8 milioni di euro, molti meno di quanti ne sono stati incassati.
Tolti i 254mila euro di ammortamenti, infatti, nel 2018 Sos Mediterranee Francia ha prodotto un utile di esercizio di 1,8 milioni di euro! Il tesoretto si è andato così via via ingrossando: ai 669mila euro messi nelle “riserve” nel 2016, l’ONG ha potuto aggiungere l’utile di 972mila euro del 2017 e quello da 1,8 milioni del 2018. Generando così un gruzzoletto di circa 3,5 milioni di euro. Veramente un ottimo affare!
La sede principale di Sos Mediterranée è a Marsiglia, dove – tra l’altro – collabora con un’altra ben nota ONG: “Medici Senza Frontiere”. La sua attività è incentrata soprattutto sul recupero di migranti nel Mediterraneo. L’organizzazione viene fondata nel 2015, in uno degli anni di maggiore emergenza sul fronte degli sbarchi lungo le rotte del Mediterraneo. A preoccupare maggiormente i governi in quei mesi è soprattutto il Mediterraneo orientale, visto che la gran parte dei migranti sopraggiunti in Europa nel 2015 lo fa tramite la cosiddetta “rotta balcanica”, ossia la rotta che parte dalla Grecia e tramite la quale i migranti risalgono per intero la penisola balcanica fino ad arrivare in nord Europa.
Per questo motivo, sono diversi i barconi che partono dalla Turchia con l’obiettivo di approdare nella penisola ellenica. È questo anche il periodo in cui, in generale, partono le varie attività delle ONG impegnate nel soccorso in mare. Sos Mediterranée nasce con l’intento di operare assieme a Medici senza frontiere e stabilisce la sua sede a Marsiglia. A fondare l’organizzazione, sono l’ex capitano tedesco Klaus Vogel e la francese Sophie Beau.
Ma la vera svolta si ha nel febbraio 2016, quando l’organizzazione noleggia (con i fondi raccolti grazie a diverse iniziative private sia in Francia che in Germania, oltre che in Svizzera ed in altri Paesi europei) la nave Aquarius.
Si tratta di un’ex nave oceanografica, varata nel 1976 con il nome di Meerkatze (gatta di mare per i più maliziosi). Con la Aquarius i membri dell’associazione iniziano ad operare soprattutto nel Mediterraneo centrale, intercettando numerosi barconi a largo della Libia.
È lungo la rotta libica che Sos Mediterranée, sempre grazie al supporto di Medici Senza Frontiere, opera maggiormente portando buona parte dei migranti soccorsi verso l’Italia. Una circostanza questa che attira ire e prime polemiche di natura politica in seno al panorama italiano.
Nell’estate del 2017, quando al ministero dell’interno siede Marco Minniti, l’allora governo di Paolo Gentiloni decide di varare un codice di comportamento per tutte le organizzazioni non governative che operano nel Mediterraneo centrale e che trasportano migranti soccorsi in alto mare verso l’Italia. Si tratta di una serie di norme volte a limitare non tanto i salvataggi, quanto quei comportamenti in cui le stesse ONG sembrano più volte voler forzare la mano e portare a tutti i costi i migranti nel nostro Paese, scaricando sull’Italia buona parte del peso del flusso migratorio di quei mesi lungo la sempre più trafficata rotta libica. Anche Sos Mediterranée deve sottostare a questo codice, aspramente criticato dalla stessa organizzazione al pari delle altre ONG che operano lungo le rotte del Mediterraneo. Ma i veri scontri con l’esecutivo di Roma si hanno a partire dal mese di giugno 2018, da quando cioè a Palazzo Chigi si insedia Giuseppe Conte e viene varato l’esecutivo gialloverde. Al ministero dell’interno siede adesso il leader leghista Matteo Salvini, il quale introduce il principio del non ingresso nei porti italiani delle navi delle organizzazioni non governative. Secondo Salvini, i soccorsi a largo della Libia ed il successivo trasporto in Italia costituiscono nella migliore delle ipotesi un indiretto aiuto agli scafisti ed a coloro che organizzano i viaggi della speranza. Il primo braccio di ferro tra una ONG ed il nuovo governo italiano, riguarda proprio il caso della nave Aquarius, quella cioè noleggiata da Sos Mediterranée. Il mezzo, nel giugno del 2018, soccorre almeno sei gommoni in difficoltà caricando a bordo complessivamente 628 migranti. Un numero molto elevato, dovuto al fatto che in quel momento la Aquarius è l’unica nave di una ONG operante nel Mediterraneo. Il ministero dell’interno italiano nega l’accesso nei porti del nostro Paese e inizia dunque un lungo tira e molla tra autorità di Roma ed Sos Mediterranée. La nave Aquarius rimane fuori dai porti per diversi giorni ed è al centro delle polemiche politiche. La situazione si risolve solo con il via libera allo sbarco da parte del governo spagnolo, con la nave che quindi vira verso il porti di Valencia.
La Aquarius, come detto, è la prima nave che si imbatte nella nuova politica del governo italiano inaugurata dall’on. Salvini. Per questo la nave diventa subito molto nota nel panorama dei mezzi usati dalle ONG, ma attualmente essa risulta inattiva. Anche perché nei mesi successivi al braccio di ferro con il governo italiano, sulla ONG di appartenenza arrivano diverse inchieste che pongono per mesi la Aquarius sotto sequestro.
L’inchiesta più importante riguarda un presunto illecito smaltimento dei rifiuti dalla Aquarius operato da Sos Mediterranée, che porta ad un sequestro molto lungo del mezzo. Oggi però l’ONG, sempre assieme a Medici Senza Frontiere, punta su un’altra nave: la Ocean Viking. Salpata nel luglio 2019 per una nuova missione nel Mediterraneo, è con questo mezzo che l’organizzazione punta a diventare nuovamente riferimento per il soccorso in mare. La nave è un ex-mercantile che già in passato ha operato come nave di salvataggio, in particolare in supporto alle stazioni petrolifere e di estrazione del gas. Sul sito di SOS Mediterranée è spiegato che: “… è stata originariamente concepita per i soccorsi di massa, per la risposta a emergenze e salvataggi”. Lunga ben 69,3 metri e larga 15,5 metri, è stata costruita nel 1986 con 2075 tonnellate di materiale. È poco più piccola della Aquarius (77 metri), ma “più moderna e più veloce”. Non è una barchetta, visto che ha operato nelle “dure condizioni del Mare del Nord”.
Il natante è stato noleggiato a Sos Mediterranee dalla Hoyland Offshore AS ed è registrata come “nave cargo” presso il Norwegian International Ship Registry (NIS). Batte dunque bandiera norvegese. Con una velocità di punta è di 14 nodi”, il battello è equipaggiato di tutto punto per missioni alla ricerca di migranti.
Ma veniamo ai costi. Per un giorno di navigazione le associazioni spendono oltre 14mila euro, prezzo che comprende “il noleggio, il carburante, la logistica, le attrezzature e gli equipaggi a bordo”.
Dopo averla affittata, Sos Mediterranee e Msf hanno lavorato sodo (e investito molto) per renderla adatta alle operazioni SAR (Search And Rescue). “È una nave con enormi possibilità – spiegano – ma che abbiamo dovuto inventare da zero”. Sull’immenso ponte posteriore è stato attrezzato un vero e proprio ospedale galleggiante e strutture per ospitare oltre 300 immigrati. Riciclando alcuni container, gli architetti navali hanno disegnato le soluzioni poi autorizzate dagli organismi di certificazione navali. E così la Viking è stata spostata dalla Norvegia alla Polonia dove un cantiere navale ha realizzato le costose modifiche. Come si vede, non sono i soldi a mancare. Verrebbe da chiedersi la provenienza dei finanziamenti privati milionari (soprattutto in Francia), ma non avendo nessun elemento ci limitiamo a fare quelle supposizioni che probabilmente stanno arrovellando anche il lettore.
Oggi la nave può vantare un riparo per uomini e uno per donne e bambini, l’ospedale di bordo, l’attrezzatura per il soccorso e soprattutto “molto spazio di stoccaggio” che permetterà “lunghi periodi in mare se mai si presentassero situazioni del genere”. Le due ONG lo dicono velatamente, ma uno dei motivi per cui si sono attrezzate “per lunghi periodi in mare” potrebbe essere quello di far fronte ai divieti di ingresso in acque italiane imposti da Matteo Salvini. Con un bestione di questa stazza la nave potrebbe stazionare di fronte a Lampedusa per molti giorni, forzando la mano ai governi europei, primo tra tutti quello italiano.