
Festa 2 giugno: non chiamatela parata
La parata del 2 giugno, tradizionalmente connotata con l’esibizione dell’apparato militare dello Stato, affonda le sue radici nel lontano 1950 quando l’allora Ministro della Difesa Randolfo Pacciardi la istituì ma già due anni prima ci fu una sorta di prima edizione.
Cancellata nel 1977, anche a causa del periodo di “austerity” dovuta alla crisi del greggio, fu ripresa e ancora sospesa durante gli anni Ottanta e Novanta, in parallela incertezza col pacifismo montante e coi destini della Festa.
Tornò ad essere istituita nel 2001, per legge, per volontà del Presidente Carlo Azeglio Ciampi, che disse: “E’ il nostro punto di riferimento più solido”.
Poi, dopo Ciampi, il Presidente Napolitano la volle “light”, senza carrarmati e senza passaggio di aerei (eccezion fatta per un breve passaggio delle Frecce Tricolori) e, da qualche anno, quella che era tradizionalmente una parata militare, forse l’unico vero momento in cui lo Stato celebrava davvero i propri uomini e donne in uniforme, è diventata un corteo di ragazzini (tra l’altro inspiegabilmente, vedere la foto a corredo di questo articolo, costretti a percorrere la via dei Fori Imperiali passeggiando in forma militare…), un défilé di Autorità, una transumanza di Sindaci.
Quest’anno, poi, l’occasione del 2 giugno s’è infiammata a causa della così detta rivolta dei generali, categoria particolarmente colpita dai forconi pentastellati che hanno voluto il taglio delle “pensioni d’oro”, che sono di elevata consistenza anche perché spesso maturate a fronte di ben oltre i canonici quaranta anni di servizio spesi in ruoli di vertice istituzionale (spesso con incarichi delicatissimi in ambito internazionale), nonché dalle lamentele dell’On. Giorgia Meloni (NDR: Fratelli d’Italia) che lamenta di non aver ricevuto un invito per il palco presidenziale al quale, tuttavia, per cerimoniale accedono le sole cariche istituzionali.
Su Facebook, Giorgia Meloni ha rincarato la dose contro il Ministro della Difesa Elisabetta Trenta (M5s): “Non posso accettare che le forze armate, orgoglio della nostra nazione, siano derise e sbeffeggiate da un Ministro che vorrebbe vedere i nostri soldati fare le torte e non fare i militari. Da italiana e da patriota non mancherò mai di sostenere le nostre Forze Armate ed esprimere l’orgoglio per il lavoro che fanno i nostri uomini e le nostre donne con le stellette”.
Su questo, ovviamente, non possiamo che essere d’accordo perché la teoria delle Forze Armate “dual use” (e ora anche delle portaerei, ci si riferisce ovviamente a Nave Trieste che per volere di certa parte politica è stata modificata in corso di costruzione, ossia a progetto già approvato, per fungere anche da porta migranti) non può che svilire la professionalità dei nostri militari che invece tutto il mondo ci invidia.
Come dire che nessuno è profeta in Patria, ma che i militari debbano sfilare solo appiedati e a ranghi ridotti (NDR: quest’anno le formazioni dei reparti saranno di soli 54 uomini contro gli 81 della scorsa edizione), assieme al multicolore mondo del “volemose bene” e sulla base di una malcelata idea di inclusione (nonostante gli sforzi del Presidente Mattarella di dissimularne il vero significato politico, a nostro parere “inclusione” significa ben altro), diventa offensivo per le nostre Forze Armate e forse un po’ ridicolo anche per chi le propone queste belle pensate alla famigliola felice del Mulino Bianco.
Non che lo strumento militare debba essere pensato come un mezzo d’offesa e prevaricazione, per carità, ma è altrettanto vero che in ultima analisi è proprio l’apparato militare che garantisce la difesa della Nazione, della pace e della democrazia. Dunque sarebbe opportuno da parte di una Repubblica che non sia matrigna riconoscere tale ruolo con una rivista militare dedicata alle Forze Armate, che non avrebbe comunque il sapore del militarismo anacronistico di quegli staterelli che usano le parate per intimidire amici e nemici (NDR: ad es. la Corea del Nord), come tale parte politica sinistroide e radical chic vorrebbe dare a intendere.
Ma sul punto interviene l’anima di sinistra dello stesso Ministro della Difesa Elisabetta Trenta che spegne tombalmente ogni speranza affermando: “…il 2 Giugno è la Festa della Repubblica e di tutti gli italiani e non del Ministro della Difesa, del Governo o dei soli militari che, come ben sappiamo, celebrano la loro Festa il 4 novembre”.
Ma se i militari il 2 giugno sono solo semplici attori di un cast molto più ampio, una rivista vera loro dedicata, il 4 novembre, si può fare?
Probabilmente non con questo Ministro.