La segreta fede di San Michele


In Europa vi sono sette luoghi sacri che hanno una particolarità in comune: sono tutti santuari dedicati all’arcangelo San Michele.
Questi luoghi sono le due isole tidali (cioè diventano isole solo con l’alta marea) di St Michael’s Mount in Cornovaglia e Mount Saint-Michel in Normandia, l’isolotto di Skellig Michael in Irlanda, la Sacra di San Michele in Val di Susa, la basilica di San Michele a Monte Sant’Angelo presso Foggia, il Monastero di San Michele dell’isola di Symi, in Grecia, e il Monastero di San Michele del Monte Carmelo in Israele.
La risposta è che
Il viaggio inizia da Skelling Island in Irlanda. Il culto dell’Arcangelo Michele, di origine orientale, risale all’imperatore Costantino, che fece per primo erigere un maestoso santuario a Costantinopoli: il Micheleion Verso la fine del V secolo, il culto si diffuse rapidamente in tutta Europa a seguito della presunta apparizione dell’arcangelo Michele a San Lorenzo Maiorano, vescovo di Siponto, l’8 maggio del 490, e alla conseguente edificazione del già citato santuario di San Michele in Puglia, tempio che divenne meta, nel Medioevo, di un ininterrotto flusso di pellegrinaggio in partenza verso la Terrasanta.
Ma è in Cornovaglia, in questo lembo estremo dell’Inghilterra sferzato dal vento che si protende tra il Canale della Manica ed il Mar Celtico, un braccio di oceano Atlantico incuneato tra Irlanda e Gran Bretagna, luogo di paesaggi romantici costellato di castelli e di villaggi di pescatori, di brughiera e di miniere in disuso che sorge il più settentrionale e il più occidentale di questi luoghi.
Giunti a Marazion, un pittoresco borgo marinaro a sud-ovest della Cornovaglia, adagiato su di una baia, la Mount’s Bay, la vista di St Michael’s Mount toglie il respiro: l’isolotto, ancora oggi meta del viaggio di tanti pellegrini, è vicinissimo e si staglia, verdeggiante, contro un cielo insolitamente limpido, in una giornata di sole accecante, come di tanto in tanto accade a queste latitudini.
La baia che circonda l’isola si rivela calma e rassicurante solo in apparenza, perché dall’Ottocento in poi si sono registrati più di 150 naufragi in queste acque, che possono diventare inaspettatamente infide per i naviganti.
St Michael’s Mount, che nel dialetto locale è chiamato « Karrek Loos Yn Koos» (che tradotto suona come «la grigia roccia nel bosco»), era forse l’antica Ictis, il luogo in cui i mercanti convergevano per acquistare lo stagno estratto in Cornovaglia.
Secondo la leggenda San Michele sarebbe apparso nel 495 a un gruppo di benedettini provenienti da Mont Saint-Michel in Normandia e così, quando Edoardo il Confessore fece dono dell’isola all’abate Bernard Le Bec nell’XI secolo, apparve naturale consacrare l’abbazia al miracoloso arcangelo. D’altronde, con l’omonima isola francese, St Michael’s Mount condivideva la natura tidale, la forma conica e l’essere meta di pellegrinaggio per oltrre tre secoli, finendo per diventare uno dei più importanti centri religiosi e culturali del Medioevo inglese.
Nel 1548, però, i monaci benedettini lasciarono definitivamente l’isola a seguito della soppressione dei monasteri in Inghilterra, ed essa fu trasformata in un avamposto militare, a difesa di eventuali attacchi spagnoli o francesi. Quando nel 1588 la flotta di Filippo II, l’Invincibile Armada spagnola (che gli inglesi, con un certo disprezzo chiamano semplicemente «Spanish Armada»), che mirava a punire l’avversaria inglese, fu avvistata sull’isola di St Michael’s Mount, fu acceso subito un faro per segnalare a Londra l’imminente arrivo delle navi nemiche, atto che fu replicato ovunque sulle coste meridionali del paese.
Nel 1650 St Michael’s Mount fu acquistata da Sir John St Aubyn per divenire una sontuosa dimora gentilizia, destinata a trasformarsi in un vero e proprio castello in epoca vittoriana, grazie all’opera dell’architetto Piers St Aubyn, appartenente alla medesima famiglia nobiliare che da secoli detiene il possesso dell’isola.
La bassa marea è il momento in cui questo piccolo gioiello, altrimenti raggiungibile in barca, si riunisce alla terraferma, il momento ideale per respirare i profumi delle piante esotiche che prosperano nell’isola dal XVIII secolo. Questo delizioso lembo di terra dal nome poetico, come detto ha anche una posizione non casuale: fa parte, infatti, dei sette luoghi sacri dedicati all’arcangelo San Michele situati su una linea perfettamente retta!
Questa misteriosa linea immaginaria secondo alcuni non rappresenterebbe altro che il colpo di spada con cui l’arcangelo San Michele respinse il demonio, relegandolo per sempre all’inferno. La linea sacra dei luoghi di culto di San Michele, principe della milizia celeste, invocato contro Lucifero e gli spiriti maligni, è una delle cosiddette «lay lines», ossia una delle linee rette che toccano dei punti particolari nel mondo, che i soliti fanatici della magia sin da epoche molto antiche considerano emanatori di forti energie, di alto valore simbolico e di spiritualità. L’alline\amento dei santuari, situati a una distanza simile tra loro tra loro, in perfetto allineamento con il tramonto del sole nel giorno del Solstizio d’estate, rimandano forse all’invito al viandante a seguire la strada della rettitudine morale e del rispetto delle regole divine. Un invito forte e potente, a dispetto dei secoli, declinato a latitudini diverse, in modi diversi. Curiosamente, tutti i luoghi, dall’isola di Skellig Michael, che è quella che è situata più a nord, al Monastero del Monte Carmelo, appaiono allineati su di una retta che, prolungata in linea d’aria, conduce idealmente a Gerusalemme.
Al dilà di ogni considerazione sacra o spirituale, la domanda che sorge nella mente del laico come del cristiano è: come hanno fatto a tracciare un tale allineamento oltre 15 secoli fa?