Quei docenti di III fascia sacrificati dal M5s


La scuola italiana è ammalata da tempo e sull’attuale governo sono piovute una serie di rogne che nelle passate legislature non si é riusciti a risolvere.
Anzi, se possibile, alcune storture si sono amplificate e quello che dovrebbe essere un settore strategico vincente per il futuro del “sistema Italia”, rischia di diventare concausa della sua Caporetto.
I numerosi problemi che attanagliano la complessa macchina scolastica sono, in realtà, lo specchio del degrado verso cui va l’intera società italiana.
Si é assistito negli ultimi anni, difatti, a un progressivo impoverimento culturale del popolo.
Ma la colpa non é degli insegnanti. Anzi.
I docenti, o almeno alcuni di essi, sono tra i primi ad essere mortificati da un sistema scolastico perverso, che li disincentiva e, talvolta, li disarma completamente.
É il caso del diffuso sistema del precariato di Stato contro cui sembra non si faccia nulla, o si faccia poco, per diminuirne la portata.
Numerosi, infatti, sono i professori non Titolari di cattedra che, di anno in anno, talvolta sino ad arrivare alle soglie dell’età della pensione, restano nel grigio limbo di un precariato mortificante e lesivo della loro dignità professionale.
Dunque un problema non di poco conto ma che questo governo, e segnatamente alcuni esponenti del M5s, si erano impegnati a risolvere. O almeno queste erano le promesse in campagna elettorale.
Ma tra il dire e il fare, o meglio tra il promettere e il mantenere, c’è il mare. Anzi oggi pare vi sia un oceano e sono sempre più numerosi gli insegnanti di III fascia, a cui era stata promessa una rapida stabilizzazione, che oggi contestano i pentastellati per averli illusi sulla possibilità di un concorso a loro dedicato.
I docenti di III fascia sono gli insegnanti di scuola secondaria di I e II grado non abilitati, purchè siano in possesso di un titolo di studio valido per l’insegnamento. Essi, in buona sostanza, sono impiegati per supplenze che possono aver una durata variabile, ma in linea di massima si tratta di coprire situazioni di carenze di organico brevi che dovrebbero durare, al più, qualche settimana ma alla fine durano finanche l’intero anno scolastico per quelle “cattedre libere” ossia non assegnate ad alcun docente di ruolo.
Dunque ciò che sembrerebbe una esigenza temporanea si trasforma nella scuola italiana, dove gestire l’emergenza di una carenza non é l’eccezione ma la regola, in una condizione pressoché definitiva e non si capisce perché non si provveda a stabilizzare quei docenti che da anni, oramai, insegnano per l’intero anno scolastico.
È il caso di Giovanni, professore di III fascia, costretto da anni a onerosi trasferimenti settimanali pur di lavorare e nella speranza di una stabilizzazione ma a 63 anni con ancora nessuna certezza sul suo futuro professionale.
Di seguito il messaggio che ha inteso inviare nelle scorse ore, dalla sua bacheca Facebook, al Deputato M5s Silvia Chimienti con la quale aveva intessuto una fitta corrispondenza prima e dopo le elezioni:

“Salve Silvia, da quel 4 marzo ne è passato…sono sempre in terza fascia a lavorare lontano da casa. Adesso c’è l’Azzolina, la Granato etc. Purtroppo a noi docenti di terza fascia hanno eliminato il percorso transitorio. Diventa per me frustrante alla “veneranda età di 63 anni” essere trattato come un tappabuchi e tenere in caldo un posto al futuro neo-laureato. Lo sai, che per tenere aperte le scuole nei posti dove insegno, bisogna andare a casa dei genitori e convincerli a portare a scuola i loro figli ai corsi pomeridiani di strumento musicale? Iniziamo a sensibilizzare gli alunni già alla primaria, facendo conoscere loro l’opportunità che hanno nel frequentare questi corsi, che tanto arricchiscono la formazione dell’alunno. A volte, assumendomi personalmente la responsabilità, li riaccompagno a casa perchè i genitori per motivi di lavoro non possono riprenderli. Qualcuno mi dice che non mi compete farlo, ma io, nell’interesse dell’alunno, seguendo la mia coscienza,continuo a farlo. Credo ancora in valori fondamentali del buon vivere. Quello che non riesco a comprendere nel vs. movimento è l’atteggiamento verso i docenti di terza fascia che lavorano da anni e che al prox concorso, da voi voluto con la Lega, correranno il rischio di essere eliminati, generando “nuovi esodati”.
Mamme con figli e famiglia che lavorano fuori casa non avranno la freschezza mentale di potersi adeguatamente preparare per competere con neo-laureati. Ma poi sai benissimo che il concorso è come un esame: una botta di c… Detto ciò, mi preparerò. Se dovessi vincerlo lavorerò sempre lontano dalla mia Napoli. Certamente non vi rivoterò.
Con stima.
Giovanni, classe 1956.”

Il motivo di tanta amarezza è che per questi docenti, a seguito dell’emendamento Pittoni (Lega), si profila l’ennesima beffa costituita dall’annullamenro della prova selettiva loro riservata a favore di un concorso pastone con i neo-laureati, sia pure con un punteggio maggiorato rispetto a chi non ha mai prestato un giorno di servizio.
Il brusco cambio di rotta del governo, forse anche dovuto al mutamento degli equilibri politici in seno all’esecutivo per cui il fulcro dell’asse Lega-M5s si sta spostando a favore del Carroccio e si dedurrebbe che i 5 stelle hanno ritenuto di scegliere per quello che a loro é apparto il male minore, ossia sacrificare la parte più debole dei docenti della scuola sull’altare di un nuovo accordo di governo.
Il governo si difende sostenendo che la strada del paventato concorso riservato si è resa impraticabile a seguito di alcuni ricorsi ma la giustificazione appare una debole scusante per chi non vuole trovare una soluzione concreta condivisa dai lavoratori precari.
Questa scelta, presa sulla pelle dei lavoratori di III fascia, ha però il sapore di una vera presa in giro per questi insegnanti che oggi contestano di essere stati adescati alle elezioni e sottolineano che l’esperienza professionale maturata nonché la fedeltà lavorativa già resa allo Stato in anni e anni di lavoro, spesso in sedi disagiate e lontane da casa, sono valori ritenuti solo marginali.