Le colpe dei padri


Ci risiamo. Stando alle informazioni pubblicate dall’ISTAT l’Italia è di nuovo entrata in recessione: la terza volta dal 2008. Si direbbe che stia diventando un vizio. Il fatto è che puntualmente ciò accade non appena un governo inizia a creare stabilità e sconvolge i piani di chi ha preso l’Italia a bersaglio delle sue politiche speculative.
Provate a farci caso: nel 2008-2009 il governo Berlusconi appena insediato si è trovato a fare i conti con la crisi dei mutui subprime americani che ha causato la più grande depressione dopo il 1929 e poco dopo con la recessione creatasi in Italia.
Di questo hanno approfittato ovviamente le opposizioni e i loro alleati in Europa per gettare addosso al governo le più pesanti croci a loro disposizione.
Essendosi trovati bene e non sapendo più come fare a far cadere un governo fortemente appoggiato dal popolo che cominciava a diventare insofferente alle paturnie della sinistra, ci hanno riprovato nel 2011. Solo che in questo caso hanno avuto bisogno di una spallata robusta: re Giorgio ha dovuto inventarsi un senatore a vita, membro influente del gruppo Bilderberg e di altri sodalizi criminal-economici (vedasi articolo “Monti, i Bilderberg e la Trilaterale” e “Il cartello finanziario di Matrix Europa” entrambi del 13 gennaio scorso), il quale ha giocato bene una mano che conosceva a memoria e ha spedito a casa il governo legittimo con un colpo di stato mascherato da salvataggio in extremis.
Adesso ci risiamo: la recessione tecnica è stata dichiarata e le cassandre hanno subito iniziato a gufare e ad affibbiare colpe agli attuali amministratori dello Stato.
Si sa: le colpe dei padri ricadono sui figli, tanto che un governo neonato si vede incolpare di cali di produzione e riduzione del PIL che – ovviamente – non possono che derivare da politiche scellerate del recente passato.
L’ISTAT, poi, la fa facile: basta un calo tecnico di due trimestri ed ecco che al terzo la recessione è bell’e servita. Ma sapete come vengono raccolti i dati che permettono di ricavare queste conclusioni? Io sì, perché nella mia azienda arriva puntuale come le tasse il questionario trimestrale che chiede come sta andando l’impresa, se abbiamo ordinativi e per quante settimane, se il personale è aumentato o calato, se rispetto al trimestre e all’anno precedente siamo messi meglio o peggio e se il fatturato cala o aumenta.
Il più delle volte chi compila il questionario si inventa i dati. Sì, perché non è che uno ha tempo di andare a scartabellare per soddisfare questa camurrìa che lo Stato ti rifila ogni tre mesi. E allora si scrive quello che “a naso” sembra essere il dato reale. Il più delel volte si azzecca, anche perché i dati macro li si conosce, ma non è detto che ciò accada sempre, anzi.
Poi c’è quello che lo fa apposta a indicare dati errati, ad esempio che il fatturato è in forte calo e l’azienda è in crisi, sperando in tal modo di ottenere chissà quali benefici, magari una riduzione delle imposte!
Ecco quindi che la recessione deve essere dimostrata con altri mezzi, e di solito solo un’analisi a posteriori (di almeno un anno) permette di stabilire cause ed effetti in modo completo e reale.
Ciò nonostante c’è già chi addossa al governo gialloverde la colpa di ciò che ha commesso chi lo ha preceduto, mal governando e infilando le mani in tasca agli italiani senza alcuna vergogna.
Purtroppo costoro continuano ad avere un seguito, sebbene assai più scarso di prima, di trinariciuti che ciecamente credono ad ogni baggianata che saltabecca sulle labbra di quelli che essi giudicano politici con la P maiuscola.
E’ questo il dramma: la mentalità incrostata nei cervelli ottenebrati di una certa sinistra, che per troppo tempo ha allignato nei palazzi del potere a spese di quello Stato che avrebbe dovuto servire, continua a fare danno anche da moribonda.
Per il bene di tutti sarebbe tempo di darle il colpo di grazia.