Calcio – Champions, é questione di dettagli


Martedì sera in pieno recupero, mentre la Kop già intonava “You’ll never walk alone”, Allison compie il miracolo parando un tiro di Milik, o meglio, è il polacco che spara su Alisson il pallone della qualificazione. Serviva almeno un gol sul campo del Liverpool al Napoli per strappare la qualificazione agli ottavi, e invece, al termine di una partita difficile e molto combattuta, è arrivata una sconfitta per 1-0. Stessi punti dei Reds, stessa differenza reti, ma due gol segnati in meno: sono questi i dettagli a condannare Ancelotti e i suoi ragazzi. L’incredibile pareggio di Belgrado all’esordio nel girone, quel maledetto gol subito in casa dalla Stella Rossa sul punteggio di 3-0 in una partita controllata dall’inizio alla fine; la rete di Di Maria al 92′ quando la vittoria contro il PSG sembrava cosa fatta, a cui si aggiunge la mancata occasione di Milik ad Anfield, che non lucido e ipnotizzato da Alisson, ha mancato il gol-qualificazione che resterà a lungo nella memoria dei tifosi del Napoli, sono i dettegli del rammarico.
Gli azzurri chiudono al 3° posto del gruppo C e scivolano in Europa League. Il girone quasi perfetto del Napoli non è bastato. A far fuori dalla Champions League la formazione di Carlo Ancelotti, non è stata la sconfitta di Anfield, durante la quale il Liverpool ha creato una quantità tale di occasioni da far tornare Hamsik e compagni in Italia con un passivo ben più ampio, ma nelle sbavature delle gare precedenti. Memore della lezione subita all’andata, Klopp ha tarato in maniera differente la partita. L’avvio di gara è frizzante, occasioni per entrambe le squadre, ma solo quello, dopo sarà sempre e solo Liverpool. Un episodio ha però segnato la gara: dopo un duro intervento di Van Dijk su Mertens, sanzionato da Skomina solo col giallo, il belga rischia grosso ma rimane in campo, giocando sul dolore la sua partita non sarà più la stessa. Se l’arbitro avesse avuto il supporto della Var, l’entrata di Van Dijk sarebbe stata da rosso ed avremmo assistito ad un’altra gara. Il Liverpool, veloce ed organizzato, passa dopo la mezz’ora. Salah salta senza fatica Mario Rui, dribbling su Koulibaly e Ospina, convinto del cross dell’ex romanista, si distende verso il centro dell’area piccola, lasciando all’egiziano l’angolo col palo per il vantaggio dei Reds. Il Napoli risponde provando ad assaltare immediatamente la porta di Alisson ma senza precisione. La confusione prende il sopravvento con il passare dei minuti e con il montare dell’urgenza di un gol vitale per il passaggio del turno. Ancelotti sa di dover cambiare qualcosa e getta nella mischia Zielinski, Milik e Ghoulam per Fabian Ruiz, Mertens e Mario Rui, ma nulla cambia, nemmeno la sofferenza degli azzurri completamente dominati dal pressing alto inglese, fortunatamente poco preciso in fase finale: il tridente Salah, Firmino e Mané raccoglie meno di quanto semina. Il Napoli esce dalla Champions ma non potrà fare a meno di ripensare a quei dettagli lasciati per strada. Ancelotti, allenatore da sempre legato alle competizioni internazionali, ha sicuramente fatto fare passi in avanti ai suoi, puniti da un girone di ferro che richiedeva oltre al merito anche personalità ed esperienza. L’Europa League in tale prospettiva sarà certamente utile a questa squadra che sarà in grado di viverla da protagonista.
Un girone, definito alla vigilia impossibile, condotto al vertice conquistando conferme contro avversarie di livello, un cammino eccezionale infranto sul finale; evidentemente la ciliegina, a cui faceva riferimento il mister, non era più disponibile, bisognava approfittarne prima, lungo il cammino a Belgrado e/o a Parigi. Troppi pari non hanno portato lontano, una sconfitta ed una vittoria rendono più punti di due risultati nulli.
Tuttavia questo Napoli merita applausi per quanto finora dimostrato ed avrebbe meritato di entrare nella top 16 del calcio europeo.
Tutti bravi, tutti hanno dato il massimo ma il rammarico però è tangibile e non si può nascondere, sicuramente la torta è pronta e ben preparata ma forse la vera ciliegina, evocata da Ancelotti, è un calciatore che manca, uno di esperienza, che sappia caricarsi sulle spalle la squadra e che sia in grado di trascinarla quando la paura di essere decisivi offusca la mente e pure il gioco.