Che sta succedendo?


Dunque, tanto per capire: la Commissione UE ha bocciato definitivamente la manovra; nello stesso giorno la borsa ha chiuso in salita, lo spread è sceso a 310 punti e le previsioni ISTAT di crescita per il 2019 sono salite all’1%.
Quindi? Verrebbe da chiedersi se c’è un senso logico in tutto ciò, ma la risposta purtroppo è no: non c’è. Perché ancora una volta è stato dimostrato il comportamento troppo uterino di mercati che non rappresentano più l’economia reale, ma solo l’immagine riflessa da uno specchio deformante dello sguaiato comportamento di speculatori mondiali che (questo è ormai certo) influenzano in modo criminale le decisioni di una Commissione morente, i cui membri cercano in ogni maniera di rimanere aggrappati ad un briciolo di potere, consci del fatto che tra sei mesi andranno tutti (nella migliore delle ipotesi) a coltivare le rose del proprio giardino.
E il Governo italiano che fa? Al momento tiene duro (e che potrebbe fare se no?) ma la perdita di credibilità, seppure fasulla, c’è stata. Si continua a biascicare accuse, soprattutto da parte degli alleati di centrodestra, primo fra tutti quel Taiani che da presidente del Parlamento Europeo dovrebbe essere il primo a dare esempio di equilibrio e di distacco dalle polemiche ma che invece non perde un TG per criticare l’alleato più forte, che tra qualche mese avrà probabilmente anche le forze sufficienti per mollare Forza Italia in mezzo al mare senza nemmeno un salvagente bucato.
Molto più equilibrato il comportamento di Fratelli d’Italia, che in alcuni casi ha anche coraggiosamente appoggiato il voto della maggioranza su provvedimenti ritenuti giusti.
Tornando alla situazione di questi giorni, ci sembra che ormai siano saltati tutti gli schemi. Gli stessi partiti che in Europa si dicevano vicini alla Lega e al Governo si stanno sfilando ad uno ad uno condividendo la linea dura di Bruxelles sulla manovra italiana. Lo zoppicante e alcolico coordinatore della cricca eurista lancia ormai anatemi da ogni soglio, anche se con occhio etilico e con scarpe scompagnate, invocando l’ordalia su un’Italia che non vuole più essere il cagnolino ubbidiente dell’asse gerontofil-culonico.
Sono le ultime cartucce, è evidente, e lo stesso agitar lo spettro della procedura di infrazione per debito eccessivo troverebbe al di qua delle Alpi uno stuolo di avvocati specialisti di diritto comunitario pronti a respingere al mittente (anche di fronte al Tribunale Internazionale) accuse scicche e ignoranti. Basterebbe portare ad esempio il debito approvato da Bruxelles negli anni da Monti a Gentiloni o confrontarlo con quello francese o – peggio – tedesco, che più volte ha superato le soglie proibite. Senza contare che tale procedura deve ricevere l’approvazione all’unanimità degli altri Stati Membri, e non crediamo proprio che la Grecia si accodi agli altri dopo il trattamento ricevuto pochi anni or sono, che ancora adesso brucia ad un popolo che ha dovuto abbattere tutti gli alberi dei viali nelle proprie città per scaldarsi d’inverno!
Invece in Europa si continua a sventolare lo spread (di cui abbiamo già abbondantemente trattato) come spauracchio mentre sarebbe così semplice imporre alle banche che acquistano i BTP di comprare anche i relativi CDS. Vedreste che lo spread in un attimo andrebbe in negativo! E allora, perché non si fa? Ma è ovvio: perché così gli speculatori (quelli grossi, quelli che ad esempio hanno un cognome palindromo), non potrebbero più giocare a comprare il mondo!
Quindi giù a cercare di imporre un’austerity che – come ha detto giustamente il premier Conte – negli ultimi anni ha sempre fallito i suoi obiettivi. D’altro canto lo affermava già Winston Churchill in tempi non sospetti: “Uno stato che cerca di uscire da una crisi economica imponendo un percorso di austerity è come un uomo con i piedi in un secchio che cerca di sollevarsi tirando il manico”.
Coraggio signori, la va a pochi: fra sei mesi si chiuderà la baracca e la musica finirà. Non sappiamo chi sarà il prossimo direttore d’orchestra né che livrea vestiranno i nuovi orchestrali. Ma qualcosa ci dice che in platea l’aria sarà meno puzzolente.