Indonesia ko per terremoto e tsunami !


Scossa di 7.5 gradi della scala Richter. Almeno 384 i morti e centinaia i dispersi. Uno tsunami con onde di 6 metri ha spazzato le coste ove vivono 600mila persone.

 

Una fortissima scossa tellurica ha devastato venerdì scorso l’Indonesia colpendo, in particolare, la parte centrale del paese. Al momento il portavoce della protezione civile indonesiana ha parlato di almeno 385 morti e 500 feriti nonché numerosi dispersi. Ma si teme che il bilancio sia molto sottostimato e che i morti siano significativamente più numerosi. In un primo momento sono state registrate due scosse fortissime di terremoto, di cui la seconda di magnitudo 7.5 della scala Richter, e poi un violento tsunami ha devastato la costa dove vivono oltre 600mila persone. Le notizie sono ancora incerte per via delle comunicazioni difficili e frammentarie. Basti pensare che l’elettricità manca quasi dappertutto per il danneggiamento delle infrastrutture o perché pericolosa per i soccorritori. Solo due delle sette centrali della zona sono state rimesse in funzione: corrente elettrica, acqua e telecomunicazioni sono in gran parte ancora fuori uso. I danni più ingenti, a quanto pare, a carico dell’aeroporto della città di Palu, la più colpita dal violento sisma, dove crollato il ponte che collega le due parti della città e la stessa torre di controllo del locale aeroporto risulterebbe gravemente danneggiata. La storia sismica dell’indonesia è, purtroppo, funestata di eventi tellurici simili a causa della sua posizione situata lungo l’Anello di fuoco, una cintura di faglie sismiche che abbraccia l’Oceano Pacifico, che ospita oltre metà dei vulcani attivi nel mondo. Nel dicembre del 2004, infatti, vi fu un evento simile che uccise circa 220mila persone di cui almeno 170mila nella sola provincia indonesiana di Aceh. Il governo indonesiano ha inviato l’esercito ma servono volontari, cibo, acqua, tende e strutture sanitarie campali per fronteggiare la maxi emergenza ma gli ingenti danni subiti dalle strutture aeroportuali costituisce un’ulteriore ostacolo logistico.