Caso Diciotti: Salvini, non sono un delinquente


Matteo Salvini, come da facile previsione, ha ricevuto l’avviso di garanzia da parte della Magistratura inquirente sui pretesi reati commessi per il blocco del pattugliatore “Diciotti” della Guardia Costiera.
Lo ha reso noto lo stesso Ministro degli Interni venerdì 7 settembre scorso con un video girato amatorialmente nel suo studio al Viminale, e postato sulla sua pagina Facebook.
In tale video Salvini ha aperto in diretta, per i circa 25.000 followers in quel momento risultavano collegati (NDR: la pagina FAcebook di Salvini ha oltre 3.100.000 iscritti), la busta proveniente dalla Procura e ha dato lettura integrale del documento firmato dal Procuratore Francesco Lo Voi.
Il reato contestato, continuato sino ad almeno il giorno 25 agosto scorso secondo i giudici siciliani, riguarda essenzialmente il sequestro di persona dei migranti presenti su quella nave.
Si tratta del reato previsto dagli artt.81 e 605 commi 1, 2 n.2 e 3 del Codice Penale.
In particolare l’art.605 del Codice penale recita:
“Chiunque priva taluno della libertà personale è punito con la reclusione da sei mesi a otto anni.
La pena è della reclusione da uno a dieci anni, se il fatto è commesso:
1) in danno di un ascendente, di un discendente, o del coniuge;
2) da un pubblico ufficiale, con abuso dei poteri inerenti alle sue funzioni.
Se il fatto di cui al primo comma è commesso in danno di un minore, si applica la pena della reclusione da tre a dodici anni. Se il fatto è commesso in presenza di taluna delle circostanze di cui al secondo comma, ovvero in danno di minore di anni quattordici o se il minore sequestrato è condotto o trattenuto all’estero, si applica la pena della reclusione da tre a quindici anni.” – omissis –
Mentre l’art.81 dello stesso Codice riporta:
“È punito con la pena che dovrebbe infliggersi per la violazione più grave aumentata sino al triplo chi con una sola azione od omissione viola diverse disposizioni di legge ovvero commette più violazioni della medesima disposizione di legge. – omissis –
Quanto sopra, a meno delle aggravanti costituite dalla circostanza che su Nave Diciotti erano presenti minori, che Salvini avrebbe commesso il reato nella sua qualità di pubblico ufficiale e che il reato sarebbe stato perpetrato in modo continuato (per più giorni).
Nonostante la gravità delle accuse il Ministro degli Interni è apparso tranquillo ed a tratti sfrontato. Ha infatti ribadito che ha agito in forza del mandato elettorale ricevuto (tra le altre cose ha sottolineato che dopo il caso della “Diciotti” non ci sono stati ulteriori sbarchi di profughi provenienti dalla Libia), chiosando:
“Apprezzo il lavoro dei tantissimi giudici che fanno obiettivamente, onestamente ed efficacemente il proprio lavoro di lotta alla corruzione, alla mafia, agli sprechi: giù il cappello. Capisco un po’ meno quei pochissimi giudici che si proclamano di sinistra, così come li capirei poco se si proclamassero di destra, e in base a questa loro cultura politica e partitica emettono sentenze. Chi decide della vita altrui, della colpevolezza e dell’innocenza e si proclama di destra o di sinistra, secondo me perde di libertà e autorevolezza”.
Dura la reazione del CSM. Il Consiglio Superiore della Magistratura ha infatti parlato apertamente di tentativo di delegittimazione attuato da parte del Vicepremier e di attacco alla indipendenza dei magistrati.
Sia come sia, lo scontro tra i due poteri dello Stato ai annuncia destabilizzante e il fatto che la Procura di Palermo, a cui quella di Agrigento ha trasmesso gli atti, abbia stralciato la posizione del Capo di Gabinetto del Viminale Matteo Piantedosi (inizialmente si ventilavano responsabilità anche a carico di tale figura), fa di Salvini praticamente l’unico indagato con la logica conseguenza di consolidare la convinzione del Vicepremier che si tratta di un processo politico.

Fonte:
Pagina Facebook di Matteo Salvini
www.facebook.com/salviniofficial/videos/243314566375207/