Invito ai giovani


Disse Milton Friedman, padre del neoliberismo: «Lo shock serve a far diventare politicamente inevitabile quello che socialmente è inaccettabile». Il trauma della Grecia risale all’estate del 2015: con la giacca gettata sul tavolo al grido di «prendetevi anche questa», il primo ministro Alexis Tsipras firmò la resa senza condizioni della sua nazione sconfitta: umiliato di fronte al proprio paese e al mondo da Angela Merkel, volutamente. Sul tavolo, quella notte, non finì solo la Grecia, ma la stessa democrazia che l’Occidente ha vissuto. Il voto greco che rifiutava orgogliosamente il commissariamento della Troika veniva tradito in cambio di un piano stile miscuglio Monti-Prodi-Visco-Amato-PadoaSchioppa- e sangue, ancor più punitivo perché doveva sanzionare l’ardire di un popolo intero che osava ribellarsi alla volontà finanziaria dell’Europa, che solo in quel caso e per pochi giorni gettò la maschera della finta solidarietà e dei traditi valori di Ventotene (si è sentito dire da alcuni noti anche questo ebbene allora a Ventotene sapevano cosa facevano), e si manifestò nel terrorismo finanziario. Nel nuovo mondo ultraliberista globalista. La Grecia è il primo esperimento compiuto di Stato sovrano piegato con il potere dei soldi (il patrimonio pubblico greco è stato messo all’asta). Ad Atene, il governo della sinistra, solo pochi anni fa definito estremista, ha assunto il ruolo di attore principale finale: l’assassino. La Grecia è il paese su cui si fonda l’intera cultura occidentale e verrebbe da pensare che laddove si fonda il nostro passato si vede il nostro futuro. Proprio in questi giorni la UE ha stanziato 9 mln per le cure degli immigrati in Italia. E pensare che per noi autoctoni l’assistenza sanitaria è diventata una corsa ad ostacoli, come possiamo sperare di poter migliorare la nostra condizione se ci hanno ricamato sopra la pelle un debito che pesa più di un macigno? Cari lettori di weeklymagazine non scervellatevi troppo: la nostra fine è segnata, scritta, decisa nelle stanze che contano con i nostri politici a ratificare trattati che ci affossano e spacciati per grandi conquiste sociali. Raggiungere il fondo e poi andare anche oltre avrà il lato positivo di farci capire chi sono i veri nemici dell’Italia a cominciare da taluni giornali che sono la voce del globalismo finanziario, dai politici che supinamente ci vendono tutti i giorni, da quegli imprenditori stile Benetton, De Benedetti e Agnelli che hanno fatto le loro fortune sulla pelle e le palle degli onesti lavoratori, da tutti quei dirigenti che per far carriera hanno sperperato danaro pubblico, dai sindacalisti corrotti che spacciano per grandi soluzioni contratti che dimezzano stipendi e diritti conquistati con il sangue e a finire da quei lavoratori che vedono il lavoro come diritto e non come dovere sociale. Beh cari lettori non vedo l’ora di raggiungere il baratro in modo tale da poter incrociare lo sguardo di tutti coloro che quotidianamente tradiscono il loro “amato” paese. Sottolineo, specie ai più giovani, che il loro destino è segnato da qualcun altro e che, se vorranno cambiare quest’andazzo, dovranno scendere nelle piazze e dare vita ad un nuovo corso. Una sola idea dovrà rimbombare nei vostri cuori: amore per l’Italia. E tale idea riempirà di fierezza le generazioni che ascenderanno nella nuova Italia voluta da voi. Siete Giovani, quindi ardenti, impetuosi, alieni dai calcoli prudenti e dalle prudenze calcolatrici, giovani e quindi liberi nello spirito non ancora attanagliato dalle necessità della vita e soprattutto ansiosi dell’avvenire nel cui grembo è l’evento che crea la storia. Dovrete essere portatori e trasmettitori di una fede consacrata che troverà proprio nei giovani la garanzia del suo sviluppo e della sua durata. Dovrete però essere italiani disciplinati, dissimili dagli altri che non combattono, pronti ad assumersi le vostre responsabilità, e consapevoli di un preciso dovere da compiere. Questi nuovi italiani consentiranno al paese di non cadere nella semplice amministrazione, ma gli daranno potere decisionale ed autodeterminazione. Solo così si scrive la storia. Spesso mi chiedo come fanno gli attuali politici a non comprendere che la gioventù porta nella vita il dono della poesia e l’offerta dell’entusiasmo, senza del quale gli spiriti si accartocciano e le rivoluzioni stagnano. Cari politicanti la gioventù da voi bistrattata, manipolata, dimenticata posera la vostra lapide nell’acquitrinio politico dal quale provenite. Soltanto la gioventù guarda con occhi impassibili e freddi ogni difficoltà che si pone innanzi alla marcia di un popolo che vuole ritornare ad essere grande e padrone di sè stesso.
Allora forza giovani: se voi sarete io sarò, se voi marcerete io marcerò. Viva l’Italia.