L’importanza della giusta alimentazione al lavoro


Il tema della corretta alimentazione, che più volte abbiamo affrontato in via generale su queste pagine con l’aiuto di un valente docente universitario, risulta un argomento che ha valenza anche antinfortunistica e di produttività.
Naturale, quindi, che non soltanto i luminari della medicina ma anche gli enti che si occupano di lavoro e di antinfortunistica come l’INAIL pongano molta attenzione sulla sensibilizzazione di datori di lavoro e degli stessi lavoratori, affinché si perseguano regimi alimentari salutari anche sui luoghi di lavoro.
Secondo un Rapporto del 2005 dell’Ufficio internazionale del lavoro, “un regime alimentare troppo povero o un’alimentazione troppo ricca sul luogo di lavoro può provocare una perdita di produttività del 20%’”. Lo stesso Rapporto testimonia che, a monte di modesti investimenti per migliorare l’alimentazione sul lavoro, le ricadute in termini di riduzione dei giorni di malattia e degli infortuni sul lavoro sarebbero notevoli.
Un’alimentazione bilanciata, adeguata e completa è sufficiente per garantire un buon livello di performance mentale e fisica.
Una corretta dieta per i lavoratori deve prendere in considerazione sia le proprietà energetiche e nutritive dei vari alimenti, sia il tipo di lavoro svolto (sedentario, vario, leggero, pesante), l’ambiente in cui viene svolto (temperatura, umidità, ecc.), l’orario di lavoro (continuato,
turni), il tipo di alimentazione abituale (nazionalità, religione, ecc.) e le attività extra lavorative (sport, secondo lavoro, hobby).
E, naturalmente, deve tenere conto delle differenze di genere, per il fabbisogno energetico maschile è di circa 1/3 superiore a quello delle donne, per cui si stima che il dispendio energetico orario vada dalle 90 Kcal/h per le donne impegnate in lavori leggeri (ad es. personale amministrativo) sino alle 744 Kcal/h nel caso degli uomini dediti a pesanti lavori manuali come i braccianti agricoli e i manovali.
In ogni caso, onde evitare la diminuzione della resistenza alla fatica e della prontezza dei riflessi, i pasti consumati durante il lavoro devono essere non troppo abbondanti, facilmente digeribili, prevalentemente costituiti da carboidrati (pane, pasta, riso), legumi, frutta e verdura (alimenti ad alto contenuto di sali minerali) e da un adeguato apporto idrico, secondo le seguenti indicazioni di massima:
1. Più frutta e verdura (almeno cinque porzioni al giorno).
2. Meno grassi (grasso della carne, formaggi grassi, burro, olio).
3. Più varietà combinando gli alimenti:
– pasta, pane, patate, riso e cereali (carboidrati) devono essere assunti ogni giorno;
– carne, pesce, uova (proteine animali da cui ricaviamo gli aminoacidi che sono i costituenti essenziali per la formazione dei muscoli). La carne e le uova dovrebbero essere mangiate non più di due-tre volte a settimana, privilegiando il pesce (ricco di omega 3);
– legumi (ottime fonti di proteine, contengono pochi grassi e molta fibra alimentare che regola i livelli di colesterolo e zucchero nel sangue);
– latte, yogurt e formaggi (proteine di elevata qualità biologica, alcune vitamine e calcio). I formaggi dovrebbero essere mangiati come pasto, non
dopo un pasto, e al massimo due volte a settimana;
– frutta, verdura e ortaggi (contengono rilevanti quantità di minerali, vitamine e antiossidanti) sono alimenti a basso contenuto calorico;
– condimenti (salse, maionese, burro, olio), alcolici (aperitivi, vino, birra, amari, superalcolici), sale e dolci sono alimenti e bevande di cui è necessario limitare al massimo il consumo.
4. Più attenzione alle porzioni: l’alimentazione frazionata in tre pasti principali e uno o due spuntini al giorno consente un più armonico rifornimento di energia e un minore impegno digestivo.
5. Acqua in abbondanza (almeno 1 litro e mezzo al giorno).
Il mantenere sotto controllo il proprio peso, tra le altre cose, garantisce anche a ridurre l’incidenza di numerose patologie. È dimostrata, infatti, una correlazione diretta fra indice di massa corporea, circonferenza vita e rischio di mortalità per complicazioni cardiovascolari,
diabete e dislipidemia.
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Riferimenti:
http://www.salute.gov.it/portale/salute/p1_5.jsp?lingua=italiano&id=108&area=Vivi_sano
Casula D. L’alimentazione del lavoratore. In: Medicina del lavoro. Bologna: Monduzzi Editore; 2003