Liberté, egalité, tientelité


La vicenda della nave Aquarius che nei giorni scorsi ha soccorso 626 migranti sulle coste libiche ha scatenato un putiferio. Dovrei dire un putiferio sano, poiché dalla decisione del governo italiano di chiudere i porti all’imbarcazione di SOS Mediteranée è scaturita la prima scintilla di quello che, nelle intenzioni di Salvini e soci, dovrebbe essere il riscatto dello Stato italiano nei confronti del giogo europeo.
La vicenda è nota: la nave ha raccolto i migranti da barconi e gommoni prossimi al collasso, messi in mare dai soliti criminali spalleggiati dal governo fantoccio che si spartisce i proventi del petrolio libico con francesi e inglesi alle spalle di tutti gli altri partner europei. I naufraghi avrebbero dovuto essere sbarcati nel primo porto sicuro, come recita il codice internazionale della navigazione. Ad onta dei trattati e delle dichiarazioni di facciata, non essendo ‘sicuro’ alcun porto libico la rotta verso Malta sembrava obbligata.
La nave era già stata soccorsa in mare, sia dai maltesi che dalla Guardia Costiera italiana che con la nave Dattilo pattuglia quel braccio di mare con solerzia e attenzione non comuni.
A questo punto si è innestato nella vicenda un piccolo giallo: l’ambasciatrice di Malta in Italia ha sostenuto in un’intervista televisiva che alla Aquarius è stato inviato dalle autorità portuali maltesi l’invito ad entrare nel porto della Valletta. Invito che il comandante della nave, a quanto pare, ha rifiutato!
Perché mai, si chiederà qualche ingenuo? Ovviamente perché altrimenti il bluff sarebbe stato scoperto e il Governo italiano avrebbe avuto buon gioco, di lì in poi, ad obbligare le navi delle ONG ad attraccare a Malta.
Va detto che l’arcipelago maltese non è un posto molto grande. Diciamo che ricopre un’area pressoché pari a un terzo di Roma. E i maltesi sono gente ospitale, tanto che gli immigrati regolari sul loro territorio rappresentano all’incirca il 2,8% della popolazione. In Italia ci dicono che ne ospitiamo o 0,9%, a è una bufala che tiene conto solo dei migranti dotati di regolare permesso di soggiorno, mentre gli irregolari sono ben di più. Comunque a Malta i migranti sono gestiti in modo adeguato: per strada non se ne vedono, non hanno banchetti improvvisati di merce di contrabbando e non vendono occhiali da sole sulle spiagge. Sapete cosa fanno? Semplice: lavorano.
Da noi invece fanno di tutto tranne questo. Soprattutto telefonano. Ma a chi devono sempre telefonare? Cos’avranno da raccontarsi tutto il giorno? E poi, se hanno abbandonato paesi dove c’è la fame e la miseria, possibile che tutti quei miseri affamati non abbiano di che vivere ma abbiano il cellulare?
E’ evidente che qualcosa stride.
Se ci fate caso, da alcuni anni esiste, fuori da qualsiasi super- o ipermercato, una nuova figura: il negro da supermarket. Non fa nulla, di solito sta in piedi appoggiato a un muro, ti saluta (ciao capo!) quando entri e ti chiede se può portarti il carrello della spesa quando esci. Nel frattempo telefona. Ma a chi? Non è dato a sapersi.
Ciò che invece si sa è che dei 35 euro al giorno che tra Europa e Italia vengono stanziati per ciascun migrante, a loro ne vanno in tasca un paio, mentre il resto va a gonfiare le tasche di organizzazioni criminali legalizzate che lucrano alle loro spalle. Consorzi appositamente costituiti, i cui titolari (per loro stessa ammissione, come apprendiamo da interessanti interviste) guadagnano più con questi disperati che col traffico di droga. Per loro stessa ammissione mille profughi rendono 12 milioni di euro netti ogni anno!
E poi ci si stupisce se Salvini ha voluto porre un freno. A mio giudizio il bello deve ancora venire. La famosa frase “E’ finita la pacchia” era probabilmente indirizzata più ai nuovi negrieri che ai poveri disgraziati oggetto di questo sporco commercio. Giovedì il Ministro degli Interni si è lasciato sfuggire (ma sembrava più un lapsus voluto) il nome di Soros quando ha proposto di sequestrare le navi alle ONG conniventi con gli scafisti: “… e vediamo quante navi gli comprerà ancora Soros…”. Il brusio della platea ha quasi coperto la sua voce, ma penso che il messaggio – se messaggio era – sia arrivato a destinazione. Il Governo italiano SA, e si regolerà di conseguenza.
Non credete a queste evidenze? Ritenete sia l’ennesimo fantomatico complotto? Bene, cercate su Google: “Ong, la milionaria finanziata da Soros che porta 33mila migranti in Italia”. Scoprirete la storia di Regina Catrambone e sul suo ricchissimo marito Christopherche, prima con una barca a vela e poi via via con una flotta sempre più grande, ha messo in piedi una ONG con sede a Malta (ma guarda che caso!) dal nome Migrant Offshore Aid Station (MOAS). Non vi anticipo nulla, ma ne leggerete delle belle.
Ed ora cosa succederà? Si stanno chiedendo in molti. E’ evidente che nei prossimi giorni di questi poveracci ne arriveranno ancora parecchi, mentre l’Acquarius sbarcherà il suo carico di vite disperate a Valencia, dove il nuovo governo socialista di Sanchez ha cercato il colpo di scena per guadagnare di fronte alle sinistre boccheggianti di mezza Europa quella credibilità e quel consenso che a stento riesce ad avere in casa propria.
Molto ci sarà ancora da fare per bloccare e respingere questo traffico inumano, mentre i nuovi negrieri (i ‘vicescafisti’, come li chiama Salvini) foraggiati da Soros e da altri pendagli da forca internazionali cercheranno di serrare le fila e ribattere colpo su colpo in quella che è ormai dichiaratamente una guerra giocata sulla pelle dei più deboli.
Anche i nostri sinistri commedianti hanno cercato in tutti i modi di contrastare la mossa del governo giallo-verde. Alcuni possessori di faccia di palta hanno addirittura accusato di genocidio il Governo, perché sulla Aquarius c’erano 121 minori e 7 donne incinte, senza nemmeno rendersi conto che in realtà non è morto nessuno, l’assistenza (in mare) è stata pronta ed efficace e la questione si è risolta senza alcun problema per la sicurezza delle persone. Altri, come il presidente francese Macron si sono spinti oltre. Il suo portavoce ha dichiarato che il Governo italiano ha tenuto un atteggiamento irresponsabile e cinico, e potrebbe andare incontro ad accuse penali da parte dell’Europa; inoltre il comportamento italiano è stato definito vomitevole.
Forse Macron dimentica che è stata la Francia a iniziare questa bagarre bombardando la Libia (con inglesi e tedeschi) nel 2011, a causa di una certa politica energetica portata avanti dall’Italia con la Libia e per tema che il colonnello Gheddafi potesse sostituire in franco panafricano con una sua valuta estesa a mezzo continente, ponendo fine al signoraggio della Francia che, dopo averne fatte più di Bertoldo ai tempi delle colonie, ancora controlla con questo strumento il debito di una ventina di stati africani!
Forse Macron si è scordato che solo un anno fa ha chiuso la frontiera di Ventimiglia (tuttora chiusa!) dove con metodi non proprio umanitari ha rispedito indietro immigrati che tentavano di passare da quel valico, picchiando e gettando a terra bambini e donne incinte. Monsieur le Président ha poi permesso invasioni di territorio da parte del Gendarmérie a Bardonecchia, dove hanno fatto i bello e il brutto tempo come se fossero ancora al di là del traforo del Frejus! E che dire delle ruspe che hanno spianato in un amen svariati campi nomadi nella banlieue di Parigi?
Però Macron non si fa problemi a chiudere i porti francesi, che ormai da anni non accolgono più un barcone di disperati; d’altro canto lo scorso anno, in barba agli accordi internazionali, anziché 10.000 profughi la Francia ne ha accolti 640! E noi saremmo cinici? Saremmo irresponsabili?
Come ha detto giustamente Giorgia Meloni: “Macron, zitto!” E con lui dovrebbero a questo punto zittirsi i vari Sanchez, Merkel, Shultz e compagnia cantante, che ci hanno riempito le tasche con il loro buonismo di facciata, utile solo a fare dell’Italia il campo profughi dell’Europa
Personalmente mi ritrovo abbastanza nauseato dagli slogan pseudo-umanitari di chi ci marcia come la consunta griffe Bonino-Boldrini-Ginostrada, dal rituale stracciarsi le vesti del povero Martina che non sa neanche lui cosa dire, dal meccanismo pavloviano di riflessi condizionati che induce la politica a non uscire mai dai propri schemi. Non se ne può più e vestendo gli stretti panni di un elettore di sinistra mi sento veramente scoraggiato dalla tenacia con cui questa sinistra – e non solo il PD – rifiutano di guardare ai propri errori, alle ragioni della sconfitta aggrappandosi a un linguaggio stravecchio, inefficace, allo stanco confine manicheo tra fascismo e antifascismo, di cui alla gente – agli elettori – visibilmente non frega più nulla. Compagni! – sto sfottendo è chiaro – vogliamo darci una regolata e guardare per una volta le cose in faccia? Salvini (il vero capo del governo, è evidente) almeno in questo caso ha ragione e fareste meglio a riconoscerlo. Bisogna assolutamente bloccare quello che NON È MIGRAZIONE MA TRAFFICO DI ESSERI UMANI, un business criminoso e gigantesco – superiore a quello del traffico di droga, assicurano gli esperti. Uno spietato traffico mafioso internazionale, che ha molte sfaccettature e complicità, dai reclutamenti violenti dei disperati da caricare sui gommoni, alle stecche pagate alle autorità libiche, all’ambiguo – a dir poco – ruolo delle ONG (ma chi e come le finanzia?) che vanno a raccogliere i poveracci direttamente sotto le cose libiche (ma chi li avvisa? Ah già, i filmati provano che si telefonano come fidanzatini!), alle strutture di accoglienza sul territorio italiano (cooperative ecc.) lautamente pagate dallo stato, agli interessi inconfessabili dei produttori pugliesi e calabresi o addirittura della malavita organizzata, che hanno forte bisogno di manodopera a basso o nullo prezzo da schiavizzare nella raccolta dei pomodori o – nell’altro caso – nello spaccio di droga. Un meccanismo perverso che si fonda su una ricattatoria asimmetria giuridico-morale fra le aree di partenza, la sponda Sud del Mediterraneo, e quella d’arrivo l’Europa o meglio l’Italia. I primi se ne fottono delle ragioni di giustizia e di civiltà, noi siamo vincolati dalla Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo, dalla Costituzione, dalle leggi e da un habitus civile che ci siamo per fortuna costruiti dopo secoli di reciproca ferocia. Non possiamo rifiutarci e loro lo sanno. Ma è intollerabile questo continuo inzupparci il pane con le donne incinte, i bambini senza genitori, i volti di questa povera umanità senza speranza, di fronte ai quali non possiamo che chinare il capo tra mille sensi di colpa e larvate accuse di razzismo. Non è così.
Per favore non chiamiamoli più migranti, non evochiamo fuorvianti paralleli con le vere migrazioni attraverso cui anche l’Italia è così pesantemente passata. Quelli prendevano spontaneamente un legale biglietto su navi di linea, con una destinazione precisa, non pagavano scafisti fuori legge, avevano il passaporto, non erano prigionieri di meccanismi criminali (anche se su 24 milioni di emigranti alcuni esportarono la mafia). Questi sono merce umana di scambio illegale, una tristissima compravendita di vittime della violenza e dello sfruttamento. Certo sullo sfondo c’è una questione epocale di fuga dalla miseria o dalle guerre, ma questo è un altro problema, che non è possibile affrontare in poche righe. Il tutto, mentre gli altri paesi europei, medaglie d’oro alle olimpiadi dell’ipocrisia e dell’egoismo, stanno a guardare, salvo ora insultarci e rivolgerci accuse vergognose – quelle sì – come fa la Francia, cui è stato lodevolmente risposto per le rime. Il Presidente Macron, da cui emana un inconfondibile sentore massonico, guardi a casa sua, a Calais, a Ventimiglia, a Bardonecchia e non salga in cattedra a impartire improbabili lezioni umanitarie a un Paese che può dare lezioni di umanità e di civiltà a tutto il mondo!
Risposte facili non ce ne sono, sia ben chiaro e ritengo che anche Salvini lo sappia. Ma il nodo fondamentale resta l’Europa, le pesanti responsabilità dei partner che in questi anni hanno lasciato sola l’Italia, hanno girato la testa dall’altra parte. Salvini è anche figlio loro, e comunque in questo momento ha tutte le ragioni: ha fatto bene a tirare questo grosso sasso nell’apatico stagno di Bruxelles, a mettere il sale sulla coda dell’ipocrisia carolingia e merovingia. Se appunto non scattassero sciocchi riflessi condizionati di opposizione a prescindere, se avessimo quel famoso senso dello stato di cui tanto sentiamo il bisogno, in questo momento dovremmo tutti schierarci di fronte all’Europa sulla posizione coerente e coraggiosa del governo, o meglio del ministro dell’interno. Altri 50mila disperati sono pronti a salire sui barconi in Libia, altre navi sono già attraccate in Italia, che copione lacerato vogliamo ancora recitare?