Riaumentano gli infortuni sul lavoro


Il dato é preoccupante. Secondo gli osservatori oramai si assiste, dalla fine dello scorso anno, a una recrudescenza del fenomeno degli infortuni sul lavoro.
In Italia, paese precursore nella sensibilità a questi temi al punto che introdusse norme previdenziali sin dalla fine del IX secolo, si sta assistendo a una preoccupante inversione di tendenza e, oramai, non passa piú giorno che non giungano notizie di morti bianche.
Secondo i dati INAIL ben più di mille, infatti, le morti sul lavoro in Italia.
Se alla metá dello scorso secolo, quando finita la Seconda Guerra Mondiale nella nostra nazione ci fu il miracolo industriale, il paese convertì rapidamente la sua economia da agricola a industriale e, conseguentemente, ci fu un incremento delle morti sul lavoro e degli incidenti gravi.
Fu così che, a metà degli anni ‘50, il Parlamento decise di introdurre un pacchetto di norme, tra cui il D.P.R. 547/55, che é stato la Bibbia per gli addetti del settore per decenni, allo scopo di fronteggiare il fenomeno.
A metá degli anni ‘90 un’altra svolta epocale venne dall’inteoduzione del D.Lgs.626/94 che, sostanzialmente, introdusse una nuova idea della gestione della sicurezza nei luoghi di lavoro, individuò e responsabilizzò alcune specifiche figure aziendali, introdusse il concetto di valutazione del rischio.
Nel 2008, poi, fu la volta dell’inteoduzione del così detto “Testo Unico” della sicurezza sul lavoro.
Dunque sembrerebbe che l’Italia sia una nazione molto sensibile su questi temi e capace, cioé, di una produzione normativa che si evolve rapidamente mantenendosi al passo coi tempi.
Purtroppo non é così in quanto alle belle intenzioni, alle montagne di carte da fare, non segue poi un vero programma di investimento nella cultura della sicurezza che parta dalle scuole, non si é inteso di individuare un Albo capace di assicurare là minimale qualità professionale di chi opera nel settore, e neppure i controlli nelle fabbriche e nei cantieri sembrano molto attivi.
Colpa anche del blocco del turnover, che ha impedito lo svecchiamento e il potenziamento del personale ispettivo delle ASL e degli Ispettorati del lavoro al punto che oggi 4,4 milioni di imprese devono essere controllate da appena 3500 ispettori. Colpa dei diplomifi privati, che rilasciano attestati di frequenza a Datori di Lavoro RSPP e RSL senza che mai abbiano seguito una lezione. Colpa del Parlamento, che non ha mai voluto istituire un Albo degli Esperti della Sicurezza nonostante se ne parlasse con insistenza solo pochi anni fa.
E così, mentre sul lavoro muoiono la media di 3/4 persone al giorno (e gli infortunati con invalidità permanenti sono ovviamente di più), si é preferito istituire l’Ordine professionale dei logopedisti o quello dei fisioterapisti, con tutto il rispetto per queste importanti figure sanitarie, ma non quello degli Esperti della Sicurezza, tecnici a metá tra il mondo ingegneristico e sanitario con la capacità di impedire assurde morti, dolorose menomazioni e tutti i costi sanitari, previdenziali e sociali che da tali infausti eventi scaturiscono.