Calcio: arbitri e VAR sotto accusa


Settimana calda, sotto accusa arbitri ed ausiliari al VAR. Quanto è stato messo in atto dalle terne arbitrali nelle gare clou della 35esima giornata di campionato, Inter -Juventus e Fiorentina- Napoli, ha dato adito ad ampie discussioni e critiche feroci. Le prime polemiche sono state scatenate dall’arbitraggio del sig. Orsato di Schio nel derby d’Italia, vinto in rimonta nel finale dai bianconeri di Allegri a San Siro contro l’Inter di Spalletti. La direzione di gara ha visto molte incongruenze e metri di giudizio diversi, due le pietre dello scandalo piuttosto evidenti. La prima è relativa all’espulsione dell’interista Vecino al 13′. Orsato lo aveva inizialmente solo ammonito, poi su intervento di Valeri al VAR, l’arbitro, dopo una breve disamina, modifica la propria decisione espellendo dal campo Vicino contrassegnando l’azione fallosa da cartellino rosso diretto. La seconda è relativa ad un’omissione e cioè al mancato secondo giallo allo juventino Pjanic, già ammonito, per un’entrata da karateka su Rafinha, episodio che ha portato invece all’ammonizione l’interista D’Ambrosio per proteste…..come dire, oltre al danno anche la beffa!
In questo secondo caso lo stesso arbitro nonostante fosse a 5 metri dall’azione e quindi agevolato da una prospettiva chiara e diretta tale da assicurare l’immediatezza della visione del fallo, graziava lo juventino rendendolo di fatto immune dalla seconda ammonizione che avrebbe fatto scattare di conseguenza l’espulsione per doppio giallo. Ci si domanda come mai, il solerte Valeri, sempre al VAR, in tale seconda ipotesi, non abbia ritenuto di intervenire per segnalare il fallaccio. Inoltre, il fallo che aveva determinato il rosso diretto a Vecino veniva replicato nel primo tempo da Barzagli, ai danni del bomber dell’Inter Icardi. Ebbene in tale situazione, del tutto uguale a quella di Vecino, l’arbitro Orsato procedeva soltanto con l’ammonizione di Barzagli senza alcun intervento di Valeri dal VAR.
La Var aiuta, ma sono sempre gli arbitri a decidere quando servirsene e non sempre lo fanno bene: la difformità di giudizio quindi è un fatto accertato. La Var aiuta, ma molto dipende anche dall’indirizzo dell’aiuto.
A lamentarsi invece della mancanza del VAR e a chiederne a gran voce la sua introduzione, i dirigenti della Roma all’indomani della gara di ritorno della semifinale di Champions, Roma – Liverpool che, nonostante sia finita 4 a 2 all’Olimpico, non ha consentito ai giallorossi, dopo una prestazione eroica, di staccare il biglietto per la finale contro il Real Madrid. Gli uomini di Di Francesco lamentano la mancata concessione di due rigori che avrebbero certamente portato la Roma in finale. Ovviamente sarebbe auspicabile, nel massimo torneo europeo, un’introduzione della tecnologia senza “errori” nella sua applicazione e/o interpretazione.
I fatti di Milano, concatenati tra di loro appaiono molto inquietanti, ben 5 arbitri, con l’ausilio della VAR hanno gestito situazioni simili con decisioni contrastanti che andrebbero in un’unica direzione in un momento fondamentale per la decisione dello scudetto. Da circa due mesi i bianconeri, come del resto anche le altre squadre, fanno una fatica incredibile per portare a casa le partite e quanto combinato da Orsato & Co in Inter-Juve, a favore evidente di quest’ultima, è l’ennesima pagina fosca del sistema calcio, che inficia la regolarità del campionato compromettendo ben due fronti: la lotta scudetto e quello per i posti Champions.
Del resto è pur vero che l’arbitro è un uomo e per questo fallibile, ed i suoi giudizi, quand’anche sbagliati, devono essere sempre accettati, purché supportati dalla buona fede e dal rispetto di un regolamento valevole per tutte le squadre, perché poi gli errori, a favore e contro, finiscono col bilanciarsi ed annullarsi nel corso della stagione. Quello che invece è inaccettabile è la logica di due pesi e due misure, della svista e dell’errore che si tramutano in vantaggio sempre, solo e comunque per una stessa squadra che porta a pensare ad un’ipotesi dolosa anche nei cuori più ingenui.
Altro disastro è invece quello messo in scena dal Napoli al Franchi contro la Fiorentina. La corsa scudetto pare essersi definitivamente compromessa. L’impressione è che il Napoli non sia praticamente mai sceso in campo. Distratto, con poca grinta ed energia. La partita la decide Simeone, il Cholito, con una tripletta, dopo aver propiziato al minuto numero otto l’espulsione di Koulibaly, episodio che ha condizionato tutta la gara. Il Kalidou Koulibaly che aveva riaperto il campionato nello scorso weekend, protagonista della partita dello Stadium paga così la sua migliore esibizione. All’inizio per Mazzoleni è rigore più giallo, ma il Var corregge in punizione più rosso, e il Napoli va in bambola, completamente perso di fronte alle avversità della partita e perse le sicurezze tattiche, in dieci, è andato in totale default sia a livello individuale che collettivo. Una brutta prestazione insomma, la più brutta dell’era Sarri, in una stagione in cui il Napoli ha sempre reagito di fronte ai momenti più difficili. Pesano ovviamente le fatiche di quasi due campionati condotti a ritmo altissimo. Maurizio Sarri non può fare miracoli con 14 giocatori e nonostante le critiche mosse dal Presidente per un turn over, a suo giudizio, poco praticato, non sempre l’alternanza e l’impiego della panchina ha dato i risultati sperati. Complimenti invece al Comandante che con i titolarissimi ha forgiato un modello di calcio spettacolo ormai conosciuto ed elogiato in tutta Europa e nel mondo, capace di donare meritate e sentite soddisfazioni ai calorosi tifosi napoletani.
E’ doveroso accennare all’omaggio che poco prima dell’inizio della partita a Firenze i giocatori del Napoli hanno tributato a Davide Astori, con un grande mazzo di fiori depositato a centrocampo ai piedi della gigantografia della maglia numero 13. Gesto di grande sensibilità e sportività oltre che di civiltà. Tuttavia, dispiace constatare che tale gesto non ha impedito ai tifosi viola di intonare i soliti cori razzisti e beceri contro i napoletani.